Si entra in un cortile interno di un palazzo, come spesso succede a Milano, si apre un universo. Che è quello di Gian Paolo Barbieri, che anni a scoprì questa fabbrica antica e la rese centro dei suoi interessi.
Gli ospiti della serata inaugurale erano tutti in quello che chiamavano “loft” con un bellissimo giardino d’inverno. Il famoso fotografo lì ha custodito gli oggetti che hanno reso celebre la ua arte: le ispirazioni dall’immensa collezione di riviste d’epoca, arredi ai confini dell’etno, ricordi di viaggi disseminati ovunque. E alcuni schermi dove vanno a loop le immagini iconiche della sua carriera. Lì lavora ancora Barbieri, e chissà che la sua straordinaria carriera, iniziata proprio quando il made in Italy si stava facendo strada nel mondo, aveva bisogno di un occhio come il suo.
La fondazione è senza dubbio un atto filantropico che guarda al futuro, un gesto di apertura verso appassionati e studiosi. Sì, perché, come ha detto Mara Venier arrivando alla serata celebrativa per Gian Paolo Barbieri “come lui, nessuno mai”. Perché ha il tocco cinematografico che gli deriva da tanta esperienza con la celluloide, e al contempo ha a moda nel sangue, essendo figlio di una famiglia che di tessile a Milano ha commerciato da sempre.
In definitiva Barbieri è la sintesi di due mondi italiani che ci hanno fatti grandi all’estero: la romanità della Dolve Vita, che pure frequentò, e l’innato senso dello stile dei sarti milanesi che con rigore ed estro hanno creato un immaginario.
L’archivio conserva un milione di scatti, 60 anni di documenti che leggono i movimenti dell’arte e della cultura, chiamando la fotografia a condividere lo spirito di un’epoca. Barbieri ha voluto, dice Carlo Ducci, autore, “un gesto lungimirante, perché trascende la propria funzione originaria, avvalendosi della memoria senza nostalgici abbandoni e utilizzando la propria storia quale fonte di ispirazione”.
DIDATTICA – L’apertura agli studenti è cruciale. Visitare lo spazio della Fondazione Gian Paolo Barbieri, permette di entrare nel “laboratorio artistico” e archivio di un fotografo di fama internazionale. Le scolaresche guardano esempi di campagne pubblicitarie ed editoriali di moda partendo dalla prima fase di ideazione dell’immagine fotografica (bozzetti, ispirazioni, ricerche iniziali). Tutto ciò offre ai giovani referenze iconografiche del passato estremamente pregiate, con l’obiettivo di supportare ogni tipo di ricerca creativa per ogni studente che ha deciso di intraprende un percorso di studi non per forza legato esclusivamente alla fotografia.
Foto d’apertura: Mara Venier, attrice, Oliviero Leti, event planner, Gian Paolo Barbieri, fotografo (fotoservizio: The Way Magazine)