Gabriele Viertel a 14 anni già spontaneamente si avvicinava alla photo art: con una macchina fotografica analogica si divertiva a ritrarre i bimbi della sua famiglia. Aveva trovato un tema, una strada che la divertiva. Ancora non sapeva che di lì a poco sarebbe diventata la musa di marchi storici come Christian Dior e Karl Lagerfeld. Ma dall’altra parte. Gabriele Viertel infatti, nata in Germania, a Colonia, la più giovane di una folta famiglia di estrazione rurale, aveva già da piccola ereditato dal padre la passione per l’estetica raccontata dalla pellicola. E si è ritrovata a essere lei stessa protagonista di immagini come modella. La moda le è servita per pagarsi gli studi in design tecnico ma dal 2008 la dedizione è stata tutta per l’arte della fotografia. Oggi che vive in Olanda (Eindhoven), è riconosciuta nel mondo come la fotografa che fa dialogare la pellicola e la pittura, con il suo linguaggio chiaroscuro distintivo e peculiare che affiora da affascinanti scatti organizzati sott’acqua.
I suoi premi (Platinum Award of Graphis New York, Gold Medal of the International Color Award, Silver Medal of Prix de la Photographie Paris, Merit Award del Fort Wayne Museum of Art) e le pubblicazioni su Vogue Italia e Cosmopolitan ci hanno spinti a incontrarla per conoscere la sua ispirazione che le ha aperto le porte del successo globale.
Gabriele, cosa ricordi dei tuoi inizi con la macchina fotografica?
Attorno ai 14 anni ho preso la macchina di mio padre e con un’idea spontanea ho iniziato a ritrarre i miei soggetti preferiti: le figlie piccole di mia sorella che giocavano nel giardino. Lì ho iniziato a capire il linguaggio del corpo. Sono cresciuta nella natura e con i bambini. Ho imparato a fare caso a tutte le espressioni facciali che i sentimenti producono.
Questa esperienza ti è servita quando sei diventata tu stessa oggetto di attenzione di fotografi, durante la tua carriera di modella?
Facevo principalmente sfilate, devo dire, ma ovviamente facevo anche foto di moda e pubblicità. All’inizio sembrava tutto molto entusiasmante ma poi presto diventa tutto routine. Sia da un lato dell’obiettivo che dall’altro si tratta di un lavoro di squadra, secondo me. Fare la modella è un ruolo che richiede molta disciplina, e anche una buona dose di esibizionismo. Solo così puoi sopravvivere a quel lavoro.
Come hai sviluppato l’interesse nella fotografia corporea?
Il mio interesse parte sempre dalle persone. Le facce, i caratteri, il carisma e la straordinarietà della gente. In viaggio in Africa e Asia ho girato paesi ricchi di donne e bambini che mi hanno riempito la memoria e il cuore. Li ho immortalati, anche se adesso il mio setting principale è l’acqua.
Cosa ti attrae maggiormente di questo contesto?
Avevo iniziato a fotografare dei paesaggi interessanti nei viaggi. Ma lavorare sott’acqua è una situazzione molto speciale, come puoi immaginare. Il risultato che voglio raggiungere è l’emersione dell’espressione corporea. Cerco di arrivarci attraverso delle immagini surreali.
Quanto ci metti per preparare un set “acquatico”?
Per la pre-produzione generalmente ci vogliono diverse settimane. Si deve scegliere il soggetto, la posizione, generalmente uso molto il chiaroscuro quindi non ho sfondi particolari. Ma lo shooting dura tre o quattro ore e dopo questa esperienza posso confessarti che mi sento esausta. Il dopo, poi, richiede ancora lavoro, con la selezione e l’editing che può portare via diverse ore per un solo scatto.
I premi che ti sono stati conferiti hanno cambiato il tuo modo di vivere la professione?
Avere un premio per il proprio lavoro è sempre un onore e una gioia, specialmente per un artista che crede molto nel prestigio di quei premi. Per alcuni collezionisti è anche un modo per scegliere cosa comprare, anche se ci sono alcuni che se ne fregano. Direi che va bene per l’ego dell’artista e anche per le finanze, perché spesso ci sono dei soldi che arrivano. L’attenzione che si crea è molto importante perché ti permette di toccare molte persone nel loro profondo. Ed è questa probabilmente la ragione del mio lavoro.
Hai bei ricordi del tuo passato di modella in Italia?
Ho lavorato a Milano e Roma ed è stato splendido. La moda italiana è unica, lo dico con sicurezza, e le persone hanno charme e creatività da vendere. Non ho ancora lavorato in Italia da fotografa, ci pensi? Ci sono stata però come turista, mi piace l’atmosfera del Lago di Como e della Toscana.
Gabriele Viertel è in mostra fino al 9 settembre in Francia presso Le Centre Charles Péguy, Orléans (a cura di André Parisot). Dal 4 al 29 ottobre i suoi lavori saranno a Berlino (Palazzo Italia, Biennale Internazionale di Fine Art Photography) per i Gala Award (a cura di Laura Noble).
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