Francesca Lonigro è l’imprenditrice dell’orto-frutta che all’improvviso è sulla bocca di tutti in Italia. Lei che da 25enne laureata è “orgogliosamente figlia di agricoltori che da 3 generazioni si dedicano alla produzione e ricerca dei migliori prodotti della Puglia“, è stata oggetto di scherno sui social media. Stupide insinuazioni verbali a cui non ha dato peso, proprio perché è sicura e conscia del suo valore nel settore, sempre più bisognoso di nuova linfa, menti prodi che si adoperano per la promozione del territorio della bella Italia che offre prelibatezze naturali.
Francesca fa orgogliosamente parte dell’Associazione Nazionale Le Donne dell’Ortofrutta e si batte per far emergere il lato femminile di un’imprenditoria che spesso è bollata come maschilista, vetusta, ancorata al passato. In questa intervista scoprirete che Lonigro sta sovvertendo ognuna di queste tre assunzioni, semplicemente facendo il suo lavoro, in Puglia.
Francesca, sei socia della Lonigro Fruit, azienda agricola di famiglia. Cosa promuovi?
Al centro di tutto per me ci sono le persone e il territorio. La nostra terra ci regala emozioni e prodotti che non hanno un calibro, un colore, un peso specifico prestabilito. Negli anni il consumatore è stato abituato solo a scegliere frutta e verdura per il loro aspetto, trascurando il valore del sapore. Ma la natura non è una macchina, fornisce il buono anche quando non c’è perfezione estetica.
Di dove siete e cosa producete?
A Noicattaro, in provincia di Bari, raccogliamo e commercializziamo soprattutto uva da tavola e ciliegie, che sono i prodotti che identificano maggiormente questo territorio. Una terra dura, spesso da lavorare con pazienza, anche aspetti non propriamente fisici. Ci sono delle resistenze, ma le ho vinte.
Che ricordi hai della tua infanzia in questo posto?
Avevo 4 mesi quando mio padre ha iniziato a portarmi nei campi e a fotografarmi sullo sfondo di vigneti e confezioni di uva, lo stesso che davanti alla mia scelta di collaborare al suo fianco nell’azienda di famiglia che produce e commercializza prodotti ortofrutticoli, aveva espresso disaccordo. L’apporto femminile nell’attività agricola fino a poco tempo fa era visto come sostanziale ma invisibile perché le donne, le mogli, hanno sempre accompagnato gli uomini nella gestione dell’attività però poi, in figura, è comparso sempre l’uomo.
Che tipo di valorizzazione esprimete alla Lonigro?
La Puglia ha un patrimonio enogastronomico e paesaggistico unico e il rispetto della stagionalità è importante, fa parte della valorizzazione delle eccellenze del territorio; sono molto attenta a questo. Voglio offrire esperienza di degustazione proprio abbinate a territorio e stagionalità dei prodotti esattamente nel periodo dell’anno in cui la natura ha pensato che essi siano presenti sulla nostra Terra. Infatti quando si può, organizziamo visite in azienda.
Che percorso di studi hai fatto?
Dopo le superiori sapevo già di voler lavorare con la mia terra. Ma nel 2017 mi sono laureata in Marketing e Comunicazione d’azienda ed oggi mi sveglio all’alba balzando tra i campi e lo stabilimento di confezionamento per occuparmi dell’azienda sotto vari aspetti. Ho studiato e sapevo già che sarei voluta rimanere in azienda, la formazione è importantissima.
Ci sono molti giovani che fanno questo tuo percorso?
Pensa che in azienda non sono nemmeno la più giovane. Perché al momento stiamo già vivendo un’ondata di interesse da parte dei figli dei nostri dipendenti che si avvicinano al mondo dell’agricoltura. Credo ci sia della verità nel ritorno ai lavori della terra, i miei coetanei si sentono appagati da un lavoro bello più che dai soldi. Un territorio come il nostro, dove c’è il sole, non c’è il grigio Londra, ha paesaggi incantevoli, offre la possibilità di essere tranquilli e l’energia che la natura stessa trasmette.
Cambiano le priorità?
Viamo in un ambiente sano, è anche un modo indispensabile per riconoscere le proprie origini. I giovani hanno rivalutato l’agricoltura che non è più vista come un ripiego. La campagna è davvero un’ambizione, si è capito che non c’è solo la manualità ma anche un pensiero, organizzazione.
Hai anche altri impegni oltre l’azienda di famiglia. Ce ne parli?
Tra i miei hobby c’è l’impegno con l’associazione nazionale di donne dell’agricoltura, che nasce per andare a valorizzare la visione al femminile dell’orto-frutta. Ne fanno parte giornaliste, commercianti, imprenditrici, coinvolge tutta la filiere, siamo 100 socie e io sono la più giovane. Ci sono volti noti, come Maura Latini che è l’ad della Coop, e persone che lavorano dietro le quinte. Questa è la dimostrazione che il nostro far rete è vincente. A me è successa una piccolezza che non mi pesa, ma alcune delle mie colleghe hanno subito pressioni diverse nei tempi andati. La donna è poco considerata in un settore dominato dal pensiero maschile, eppure ci sono tante donne che gestiscono aziende grandi e non solo in ruoli contabili o ufficio.
Cosa fai per il prodotto di punta della tua area?
Promuovo la neonata Commissione Uva da Tavola, un organo nazionale costituito l’anno scorso, che vuole offrire orientamento diverso sul prodotto. Vogliamo che si accendano i riflettori su tutta la filiera, anche la logistica. Le regioni più influenti sono Puglia e Sicilia e l’obiettivo è la valorizzazione e conoscenza dell’uva da tavola anche all’estero.