Francesca Beyouty Regone è una lookmaker salernitana con delle idee esplosive. Da sola, partendo dalla passione per il look e la moda, ha promosso un nuovo ideale di bellezza, quella che nasce dalla sintonia tra anima e immagine esteriore. Lo slogan del suo studio di consulenza di immagine è appropriatamente “Piacerti. Come sei“. Da qui, il gioco di parole del suo brand, “be you”, sii te stessa.
Da piccola giocava a sfoggiare look. Poi si è laureata e ha lavorato nel marketing. Fino a creare un’attività che ha trasformato una passione in una professione qualificata. Ha frequentato i corsi di Consulenza d’Immagine, Trucco correttivo, Fashion Make up con Valeria Orlando, Trucco Fotografico, Trucco Sposa, Trucco e Acconciatura Vintage, Make up Hollywood in MKC Beauty & Fashion Academy. Ha lavorato a Londra (specializzandosi in trucco e acconciatura sposa) e alla New York Fashion Week. Iscritta all’ANTEP (Associazione Nazionale Truccatori Estetica Professionale e Spettacolo) ha vinto nel 2014 il Primo Premio Nazionale Wedding Total Look Contest Roma International Estetica. Beyouty è diventata una realtà internazionale e Francesca, tra un appuntamento nel suo colorato studio di Salerno e una consulenza agli eventi moda di Milano ci ha concesso questa intervista.

L’ideale attuale di bellezza per il cliente?
Si tende a cercare la bellezza personale unica, quella che non sappiamo di avere, un percorso che parte dall’interno. L’acconciatura, la moda, il trucco adatti vanno cercati con consapevolezza, un dettaglio che può parlare di noi stessi è importante. L’aspetto esteriore deve tener sempre presente un punto di riconoscibilità della propria identità. Faccio un lavoro interiore con i clienti, si va a studiare, si entra in empatia con chi si affida nelle mie mani. Si parla di tutt’altro, la storia della vita, la famiglia, i tempi che ci si dedica a noi stessi. E mi faccio un quadro completo della personalità e del vissuto.
Cosa suggerisci come priorità?
Come vuoi farti riconoscerti? Quando siamo consapevoli sappiamo come farci ricordare ed è un punto di partenza importante. Ci deve essere una corrispondenza tra l’interno e l’esterno, lavoro sull’equilibrio tra l’anima e l’immagine, altrimenti siamo copia di qualcun altro, e gli altri si accorgono che stiamo rappresentando una costruzione. Se non sei te stesso non sei nemmeno felice, sei impacciato.

Gli idoli e i riferimenti diventano schiaccianti, a volte appiattiscono. Come si fa però a non perdere di vista la tendenza?
Uno studio personalizzato è la soluzione. Arriva la cliente che vuole assomigliare a un’attrice, con un’idea di un capello ondulato, per esempio. Non sta bene, non le dona, sarebbe meglio un riccio sparato. Non se ne accorge, e quindi qui la metto in gioco pensando alla maturazione della sua immagine con delle prove. Le dico: questa è la moda, ti vedi? E poi si scopre spesso che l’immagine più appropriata è quella più naturale e mi sento dire: non avevo pensato che potessi essere così e piacermi. Non usiamo simulazioni digitali, faccio vivere allo specchio le trasformazioni, un percorso che si fa assieme, e io devo essere presente. Perché se si instaura l’empatia forte, ci siamo. La prima volontà di superare ostacoli interiori viene dalla persona. Ovviamente se parliamo di problematiche di accettazione più serie ci sono altri professionisti che possono risolverle.
Chi è il cliente tipo di una lookmaker?
È un ruolo complesso, bisogna avere competenze da studi, ho una laurea in Scienze della comunicazione il che mi aiuta molto. Le mie clienti non sono molto diverse da quelle che andavano da mia madre, che aveva un negozio moda negli anni 70 ed era all’avanguardia ma non lo sapeva. Lei proponeva lo stile Modamare Positano a Salerno, una pioniera, vestiva, truccava e acconciava, e le clienti andavano alle feste. Forse oggi da me arriva una fascia pià ampia di persone. La ragazza di 18 anni che vuole sentirsi matura fino alla donna cinquantenne. Le ragazze che hanno un evento in particolare si avvicinano per prima.

Cosa le attrae e le fa tornare?
La mia è una look therapy, un servizio che è ben visto da chi è in un momento di transizione. Può essere perché è dimagrito tanto e non si ritrova più nel suo corpo, parlo di uomini e donne ovviamente. O donne mature dopo un episodio importante o traumatico che vogliono ricominciare e vogliono affidarsi al mio studio di consulenza di immagine.
Viaggiando spesso ti confronti anche con le professionalità estere. Come vivi questa dimensione?
Il made in Italy attira, vivo sempre il mondo della bellezza italiana ovunque mi trovi, lo sento fortemente. Ho lavorato alla New York Fashion Week e ho fatto editoriali per riviste di wedding americane. L’italiano ce l’ha dentro il senso dello stile. Mi viene riconosciuta questa italianità, a New York vieni riconosciuta come portatrice del buon gusto, grande responsabilità, non posso sbagliare. Per questo offro tutta me stessa in questo lavoro e penso ogni giorno a dare un messaggio forte di bellezza unita alla consapevolezza.

Fashion crimes da non commettere?
Voglio dare consigli positivi, posso? Siamo sempre molto legati alla taglia anche per rassicurarci, spesso scegliamo quella più piccola. Consiglio una taglia in più per essere comode. La cosa brutta è la costrizione, la giacca più fluida ci farà stare sicuramente meglio. Alle donne suggerisco di preferire il tacco, perché è sempre femminile e regala immediata eleganza. Per l’uomo il dettaglio più affascinante è l’accessorio. Parlo di papillon, pochette, calzino se scelto nella maniera giusta. Il mercato si è rivitalizzato molto in questo senso. Il grooming per lo sposo è arrivato dall’America. La cura del make up per uomo è un taboo che deve essere superato, nel quotidiano è raffinato utilizzare la classica crema idratante con un po’ di fondotinta, dona pelle idratata e luminosa, con un leggero effetto trucco ma molto ordinato.
Per gli uomini e per le donne hai ideato l’inverno scorso anche una campagna di sensibilizzazione. Ce ne parli?
Si chiama #IoAmoLeDonne ed è stato un esperimento divertente per trattare un argomento serio di grossa attualità. Abbiamo realizzato una campagna fotografica in cui personaggi maschili in vista si sono prestati a colorare la barba in fucsia. Credo che la sensibilizzazione sul tema della violenza sulle donne debba partire dagli uomini. E ha avuto successo tanto che pensiamo di ripeterla l’anno prossimo.