Echil è sorprendentemente serio quando gli si parla di hip hop. “Faccio tutto per la musica, non è un passatempo“. Detto da un ventenne che al momento con la musica sicuramente non ci campa, fa più effetto. Echil è infatti un rapper emergente che da Buccinasco con la sua crew, la Smoke Circle, sta facendo molto per il panorama musicale milanese. Sta dimostrando che con un’attitude “diversa” dalla massa ci si può far notare.
La sua passione e la sua voglia di farsi ascoltare l’abbiamo colta in pieno quando lo abbiamo accompagnato a NoLo, il quartiere alternativo di Milano a nord di Loreto, e l’abbiamo fatto incontrare con una realtà che sa di riscatto.
Un quartiere emergente, dove l’arte di strada si insinua tra la mutlietnicità, per un artista emergente che dalla strada ambisce a essere ascoltato: “Qui a Ferrante Aporti potrebbe nascere qualcosa di bello, di aggregativo per noi giovani“, ci dice mentre è in posa spalle agli archi della Stazione Centrale. Là dove, forse, tra non molto la città si riapproprierà di un pezzo di Milano in completo abbandono.
Lui canta nel primo singolo dall’album American Tape, This City, le incongruenze che vive: “Non becchi un cazzo anche se vivi nello sfarzo perché coi soldi non si è felici, perché vivi in città con mamma e papà. Baci e sorrisi noi restiamo intrisi di sudore nei quartieri in crisi esistenziali come Foscolo“. Gli faccio notare, e non è un caso, che attraversando il tunnel si arriva a via Gluck. Dove Celentano cantava un altro contesto storico, certo, ma con la stessa veemenza.
“Adesso che mi ci fai pensare – mi dice riferendosi agli anni in cui il Molleggiato si lamentava dell’urbanizzazione – questo è un posto di protesta. Io non voglio necessariamente essere arrabbiato, è solo che faccio rap perché ho desiderio di raccontare. E se capita di raccontare rabbia, devo farlo altrimenti non sarei credibile“.
Echil, che si chiama Garbiele Antonante, è partito ascoltando i cd in macchina di papà: “Mio padre mi comprò un disco di Snoop Dog che ho ancora in macchina, ed è il primo cd ufficiale che ho avuto. Ricordo che all’epoca già a Mtv passavano Eminem quando era biondo platino..e io mi esaltavo davanti alla tv. Per me fu una scoperta. Prima ascoltavo esclusivamente rock“. E ora cosa c’è nella libreria musicale di un ventenne milanese? “Lo ascolto ancora il rock, ma l’hip hop è un’atra cosa, sono due modi di trasmettere le vibrazioni in musica differenti“.
Echil dice che la spinta più grande a iniziare a “metterci la faccia” gliel’ha data Depa, un ragazzo di qualche anno più grande di lui che col rap ha una frequentazione molto lunga. “Ero in fissa con questo genere ben prima che diventasse di moda dalle mie parti”, ci confessa con orgoglio. Echil sottolinea: “Lui è stato a propormi di aprire la crew dal 2013 ed è lì che ho detto: questo è il mio momento“. Perché Echil nella sua cameretta già lo scriveva il rap ma “non registravo perche non mi sentivo tanto sicuro, c’erano in giro troppi tipi più forti di me“.
La musica da strada crea inevitabilmente competizioni, sensi di inadeguatezza. C’è sempre quello più avanti. “Ma c’è anche molto scarto adesso. Soprattutto perché é di moda il rap tra i giovani e si inizia per scherzo, almeno per molti è così, poi arriva la convinzione e poi dopo un anno si manda tutto all’aria. Ma per me non è così, è una strada su cui investo molto. Da soli, con le nostre forze abbiamo creato il progetto con un altro amico, Dj Mega e abbiamo iniziato a selezionare rapper che volevano crescere della zona di Buccinasco“.
Periferia sud di Milano, non terribile, ma nemmeno facile, di questi tempi. Uno stimolo, un ideale ci vuole: e la Smoke Circle, con tanto di bar di riferimento e studio di registrazione, fa questo per questi ventenni. Proprio negli anni in cui a Milano, se ti va bene, di rap ci puoi davvero campare. E fare il botto. “Siamo 8 membri – dice Echil – ma pensiamo più alla sostanza che al successo. Ovviamente vogliamo essere ascoltati, se ci fosse un’etichetta che ci convincesse firmeremo. Facciamo le cose per bene, abbiamo video maker, Flavio, perché le canzoni le devi caricare con immagini sul web. E poi ci ritroviamo nello studio di Tuzzo, con una cantante e gli altri che rappano. La cosa più bella di questo periodo in cui stiamo finendo il disco è vivere nello studio. Non riesco a immaginare passatempo più bello”.
Echil ci racconta con naturalezza quello che fa quotidianamente. Gesti, pensieri e ambizioni che lo discostano dai disimpegnati svogliati della sua età. “Ognuno scrive quello che vuole, il bello della crew è quello di ascoltare qualche consiglio, sentire gli altri cosa protano, è interessante. Ora è nato anche un bel rapporto con il nostro fonico masterizziamo assieme i pezzi e facciamo tutto in modo accurato. Imparo molto”.
La musica, magari, rientra nella vita dei suoi coetanei in altri modi: “Le discoteche a me piacciono, se ti riferisci a quello. Andiamo a ballare ma ci sono generi diversi e dipende dove vai, ci sono posti dove c’è gente che non mi piace tanto. Non non facciamo gli esagerati, non spendiamo 300 euro a bottiglia, se usciamo andiamo alla spartana, non siamo spendaccioni figli di papà“. Un limite delle notti milanesi? “Basta evitare quel tipo di ambienti. Quello che limita è che i mezzi non passano tutta la notte, nelle nostre zone si è tagliati fuori, spesso mi son fatto a piedi da Romolo a casa, oltre un’ora di strada di notte pur di non rinunciare alla musica“.
Su nostro suggerimento, Echil ora posa davanti a dei murales che stanno attirando visitatori da ogni parte del mondo proprio a NoLo. C’è Tv Boy, Pao, Tomoko. “Vedi – mi confida – questo è quello che mi piace di Milano, qui qualsiasi cosa tu possa fare a livello di espressione, c’è sempre qualcuno che ti ascolta, devi saper solo cogliere il momento giusto e non devi farti sfuggire l’occasione di farti notare“.
Un rapper emergente davanti a delle vere opere d’arte che stanno riqualificando un quartiere multietnico. Gli chiedo se questa immagine può essere la sintesi dell’attitudine rap: “L’atteggiamento rap è l’attitudine con cui vivi, se non hai niente da condividere e vuoi fare il personaggio spaccone non vai molto lontano. Sai quanti mi hanno criticato già prima di farmi iniziare? Io ho mai pensato di smettere. devi crescere nell’ambiente. Se non hai carattere, smetti. Io per esempio, un personaggio italiano da emulare non ce l’ho come riferimento. In verità odio essere come gli altri, anche se stimo molti artisti. Salmo è ancora indipendente, ha fatto tutto da solo, è un artista è contro le tendenze, come piace a me, cerca sempre di fare cose diverse e ci riesce bene”.
This City funziona anche perché oltre ad avere un testo che non dice tutto, ma lascia molti “in sospeso”, vede anche Echil giocare con la sua voce, a tratti narrante, a tratti recitata. Come gli è venuta in mente? “La mia giornata tipo a volte parte già con la scrittura. Scrivo quando mi sveglio bene e lo sento. Oppure quando sono incazzato: se non provi emozioni il testo è senza emozione e non c’è niente di vero. E poi ho imparato che nella fase di registrazione devi metterci la stessa passione di quando scrivi“.
Tornato da poco da Londra (“lì sono tutti stranissimi perché la follia è accettata, sono completamente diversi, non gliene frega niente del pensiero, con 10 gradi in ciabatte, sono menefreghisti“), Gabriele è uno che lotta per l’indipendenza dall’omologazione. Che è poi il nocciolo della questione giovanile, di qualsiasi generazione. Seguire o far di testa propria?
“A Milano c’è qualcuno che nel tempo ha cercato di fare cose che nessuno faceva, in ogni campo. E per quesgto ce lo ricordiamo ancora. Oggi però molta gente ha paura di esporsi perché non è di moda, io e la mia crew abbiamo stili diversi dalla norma e facciamo cose nostre come ci piace e basta. I nostri pezzi hanno un concept che pensiamo prima. Non come uno qualsiasi della nuova scuola che dice cose su droga e vai, ecco il nuovo divo“.
This City è davvero un crossover tra vecchio e nuovo, con il piano che riecheggia il cool jazz di Chet Baker, di cui il produttore Push è un grande estimatore. “L’ho scritta sul bus dopo poco che mi era arrivata la base di Push con questo mood un po’ da storia. Era così particolare che non ci riuscivo a scrivere su, anche se la base era cucita e precisa“.
Come scrive un rapper ventenne nel 2016? “Ti deluderò: carta e penna se sono fuori qualche appunto sul telefono. Anzi, decido prima come articolare le parole, la melodia e le battute e capisco l’andazzo che devo prendere. This City non vuole essere cattiva, ma ironica e cantandola mi sono accorto che è una storia. E perché non narrarla? La narro, prende intonazione per valorizzare il racconto“. E così Echil e Push hanno sfornato un pezzo che ha un beat jazz sporcato dall’hip hop. “All’estero non ho sentito niente di simile – ci confessa Echil – e ho voluto proseguire su questa strada dell’autenticità anche quando sono stato a Londra quest’anno. Lì cambi vita, persone, ambiente e ti vengono in mente delle cose. Ho scritto in inglese e in italiano, come fai a non scrivere in inglese a Londra?”.
Ecco che arriva l’insolita parentesi normativa di un ragazzo di periferia: “La grandezza è che lì la gente è troppo avanti. E non ti voglio parlare di trend. Parlo delle regole che sono rispettate, tutti pagano il biglietto, le tasse, perciò funziona tutto. Se vuoi usare un servizio lo paghi, è la mentalità che è avanti. Qui in Italia si lascia passare troppo“.
Meglio la Milano modaiola e caotica o la comfort zone del quartiere dove sei cresciuto? “A Milano devi trovarti le tue sicurezze, io le perdo nell’eccessiva folla. Ovviamente frequento il centro il sabato ma noi siamo abituati a stare lì nella zona nostra, più piccola che è la mia dimensione. Sappiamo divertirci anche stando al parcheggio a giocare al calcio d’estate. A me non piace fare sempre le stesse cose. Andiamo a serate della Dolly Noir un negozio di abbigliamento a che fa eventi a Corso Ticinese“.
Proprio vero che chi ci crede vuole essere notato per la sostanza e non per l’estetica: “Io sono me stesso – conclude Echil – non voglio creare il personaggio strano. Ho una propensione per il nero, che reputo eleganza anche quando non vuoi assumere aria elegante. Nel video This City son vestito normale, la parola è più importante. Certo, ci sono delle parti di pazzia dove faccio le flessioni, ma non ho un look esagerato, mi piacciono i cappelli. Se riesco compro quelli che non ha nessuno, mi dà fastidio essere come gli altri. Se qualcuno mi dovesse dettare un trend per farmi migliorare, lo considererei. Deve essere però particolare“.
Per info sulla crew Smoke Circle qui
Per info su Echil qui
Per il free dowload di American Tape: qui
Foto di apertura: Echil davanti all’opera di Pao – TV Boy (2013) a Milano