14 Ottobre 2020

“Divorzio a Las Vegas, una commedia di sollievo”. Parola di Grazia Schiavo

Incontro con l'attrice diretta da Umberto Carteni nella bella prova sul grande schermo in queste settimane. Con lei nel cast Andrea Delogu.

14 Ottobre 2020

“Divorzio a Las Vegas, una commedia di sollievo”. Parola di Grazia Schiavo

Incontro con l'attrice diretta da Umberto Carteni nella bella prova sul grande schermo in queste settimane. Con lei nel cast Andrea Delogu.

14 Ottobre 2020

“Divorzio a Las Vegas, una commedia di sollievo”. Parola di Grazia Schiavo

Incontro con l'attrice diretta da Umberto Carteni nella bella prova sul grande schermo in queste settimane. Con lei nel cast Andrea Delogu.

Sugli schermi da pochi giorni, “Divorzio a Las Vegas” di Umberto Carteni con Grazia Schiavo, si sta rivelando una commedia di successo, ben girata, garbata e con quel gusto ritrovato di prenderci un po’ per mano per condurci, grazie anche ad un sapiente gioco di rimandi e citazioni, attraverso un inaspettato viaggio alla scoperta di una nuova sorprendente vita. Il viaggio e la fuga (Salvatores docet) sono da sempre temi ricorrenti nel panorama cinematografico italiano ma in questo caso non si parla di un viaggio vero e proprio ma piuttosto di una fuga dalle proprie vite, razionali e predestinate, verso qualcosa che prepotentemente riemerge dal passato e che deve necessariamente essere rimesso al proprio posto.

Certo, il viaggio c’è ma è piuttosto una cornice pretestuosa per fare il punto della situazione. E allora vediamola questa situazione: Giannandrea (Gianmarco Tognazzi) ed Elena (Andrea Delogu) devono sposarsi e sin qui tutto normale se non fosse per il fatto che, circa vent’anni prima, un po’ per gioco, un po’ perché ubriachi, Elena e l’amico perso nel tempo e poi per forza di cose ritrovato,  Lorenzo (Giampaolo Morelli) si sono sposati a Las Vegas. Ecco dunque che per sistemare le cose, anche su consiglio di Sara (Grazia Schiavo), l’amica avvocato di Elena, sono costretti a ritornare a Las Vegas per divorziare. Un film scritto ottimamente (Mauro Graiani, Alessandro Pondi, Riccardo Irrera, Paolo Logli) e splendidamente diretto da Umberto Carteni. Nel cast anche Ricky Memphis  nel ruolo di Lucio, l’amico di Lorenzo. Un film che arriva al cinema in un periodo non proprio felicissimo e che al contrario, nonostante tutto, sta riscuotendo il meritato successo. Ne parliamo con Grazia Schiavo, attrice dalla classe innata che ha fatto dell’eleganza il suo stile di vita, fuori e dentro al set.

Un’uscita cinematografica che arriva a ridosso di una pandemia e con le sale cinematografiche in forte sofferenza. Come si reagisce a tutto questo?

Noi abbiamo finito di girare il film a dicembre del 2019 e l’uscita programmata era proprio prevista per ottobre 2020. Non abbiamo risentito del periodo contrario anche se purtroppo al cinema, così come in teatro, c’è stata una perdita di un buon 30%. Certo il momento non è buono per nessuno, in particola modo per il mondo dello spettacolo. A tutto questo si reagisce continuando a lavorare, adeguandosi e cambiando modo di rapportarsi con amici e colleghi… purtroppo. Purtroppo perché viene a mancare quel contatto che è fondamentale, almeno per me, che è anche la ricerca dell’altro, il bisogno dell’altro. Ad esempio, a me manca molto il teatro per il rapporto col pubblico, perché a teatro ti metti a disposizione recitando col corpo e soprattutto con lo sguardo, ecco, un elemento a cui tengo tantissimo, lo sguardo. In questo periodo di lockdown prima e di indicazioni restrittive dopo mi sono sentita davvero mancare qualcosa d’importante che mi ha aiutata e mi aiuta a crescere sempre. Devo dire però che sono anche riuscita a mettere a frutto tutto ciò, riflettendo e scrivendo per il cinema e per il teatro.

Grazia Schiavo ha recitato con Luca Argentero in “Poli opposti” e “Al posto tuo” diretta da Max Croci. Tra i suoi impegni teatrali degli ultimi anni, La strategia del paguro accanto a Pino Quartullo e Boeing Boeing.

Si parla spesso di crisi del cinema italiano, cosa ne pensi e soprattutto, è davvero in crisi il cinema? Poi parliamo del film, prometto.

Crisi che in parte si riflette sulla salute del cinema, cioè, non è tanto cosa dire dato che tutto, più o meno, è stato detto, ma come dirlo. Abbiamo anche la fortuna di avere tanti talenti, tante idee ma bisogna trovare il modo giusto di comunicarle, realizzarle e farle piacere. Non è una mancanza di fiducia ma la questione sta nel trovare il tassello giusto.

Tu vieni dal teatro, l’anno scorso ad esempio hai portato in scena Boeing Boeing, hai fatto televisione e ti ricordo nel ruolo della femme fatale nella soap sperimentale Agrodolce, oggi al cinema con ‘Divorzio a Las Vegas’, una commedia brillante…

Sì, una commedia, è un film leggero che però ha una sottotraccia e che ti spinge a riflettere. Divorzio a Las Vegas porta in superficie un’amicizia e una storia d’amore. Come amo definirla è una commedia di sollievo che ha in sé tutti gli elementi giusti. Il mio personaggio per esempio è quello di un avvocato razionale che segue la sua vita senza distrazioni ed è bello vedere come si appassiona alla vita della sua amica Elena (Andrea Delogu), in sintesi, vedere una vita programmata come quella di Elena appunto, prendere tutt’altra strada.

Cosa ci lascia questo film, secondo te?

È un film che esalta il valore dell’amicizia tra due donne, un valore non scontato e che spesso non viene considerato con la giusta attenzione. Non solo, ma questa storia conduce i personaggi verso una nuova scoperta di sé. In questo momento particolare vorremmo sorridere un po’, cerchiamo di sostenere la commedia, il pubblico ha bisogno anche di questo.

Grazia Schiavo con Andrea Delogu.

A proposito di commedia, la nostra gloriosa commedia del passato ci ha sempre mostrato personaggi credibili e storie che col sorriso sulle labbra ci hanno poi colpito lasciandoci spesso con l’amaro in bocca. Quanto è importante la credibilità?

Tantissimo, sia per lo storia che stiamo raccontando, anche se comica o drammatica, sia per la professionalità dell’attore, più un attore è professionale e più la sua credibilità si riflette sul personaggio, poi credibilità del personaggio e dell’attore andranno di pari passo. Ti confesso che con questo ruolo ho idealmente accontentato mio papà che sognava per me una carriera forense.

Televisione o cinema?

La televisione per me è stata una palestra, ho imparato molto ma fatico ad abituarmi alla serialità delle storie. Il cinema mi piace perché si tratta di storie uniche.

Ora che la vita come eravamo abituati ad affrontarla sta cambiando come ti vedi nel futuro?

Il cinema mi sta coinvolgendo molto e vorre continuare ma sento anche l’esigenza di voler ritornare a teatro. Sto scrivendo ma soprattutto mi sto preparando al prossimo incontro col pubblico. Mi piace tantissimo lavorare a teatro e sottopressione, non fraintendermi ma quando sono sotto pressione do il massimo, è la mia condizione di lavoro ideale. Questo è un lavoro che amo tantissimo, mi diverto tantissimo ma è un divertimento subordinato a una gran fatica. Il valore di questo strumento è immenso e in questo momento mi sento di abbracciare tutta l’offerta artistica.

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Enzo Latronico

Sceneggiatore e giornalista, laureato in Scienze dell’educazione e della formazione, Enzo Latronico è il nostro esperto del grande schermo. Ha diretto per il Ministero per i Beni e le attività culturali, il docu-movie "A memoria d'uomo" e ha sceneggiato il film “Solo di passaggio”. Autore dei libri "Ugo Pirro. Indagine su uno sceneggiatore al di sopra di ogni sospetto", “La settima arte della seduzione”, “Gli attori mangiano per finta” e “Quando c’era Maciste”. Fondatore del blog/magazine cinemascritto.wordpress.com, è un appassionato studioso della cinematografia di James Bond. – “Nel guardaroba di un uomo non dovrebbe mai mancare uno smoking”
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