Nato a Milano nel 1964 per 18 anni residente a Barcellona, oggi di nuovo a Milano, Daniele Viganò ha formato oltre 150mila persone in differenti paesi ed è spesso invitato a conferenze in tutto il mondo al fianco di ospiti prestigiosi del mondo della finanza e dell’imprenditoria. Viganò, partito negli anni Ottanta nel settore della distribuzione para-farmaceutica, è poi passato ad assecondare la vocazione di formatore, che lo ha visto sui palchi per meeting e convention in Italia e nel mondo. Oggi è apprezzato e riconosciuto speaker motivazionale in conferenze aziendali e in atenei importanti come l’Università Bocconi o la spagnola IE Business School e presso grandi imprese sui temi della leadership, dell’innovazione e della negoziazione.
Daniele, le persone si rivolgono a te per avere leadership e successo. Da cosa si parte?
La chiave del successo per l’imprenditoria è capire che non c’è una formula magica, ma che ognuno è imprenditore di se stesso. Nella mia carriera un percorso che ha funzionato è applicare le modalità vincenti a varie situazioni. Io sono stato prima imprenditore farmaceutico, poi ho lavorato nel real estate e poi utility e ora block chain. L’impresa più importante è riconsocere la propria persona.
Se dovessi indicare un ingrediente fondamentale per il successo di un leader, quale sceglieresti?
Il leader che influenza e contagia, deve essere coinvolgente. Per esserlo si deve innamorare del lavoro ed emozionarsi. Io stesso non pensavo di riuscire a scrivere un libro, ma mi sono reso conto che essendo appassionato di quello che dico, lo riesco a comunicare bene.
Come si fa a superare un periodo come questo, in piena emergenza sanitaria?
Si deve capire cosa motiva cosa piace fare. Sai, molte persone vogliono fare altro, la passione che li incendia non è sempre nella loro attività principale. Questa situazione generata dal Coronavirus per un media online o per chi in questo momento vuole cercare nuovi strumenti per parlare a un nuovo pubblico ha imposto già un cambiamento. E tutto quello che era certo non lo è più. Ora si ha il tempo sudfficiente per farsi la domanda: cosa sto facendo, cosa mi motiva, cosa penso di me. Ci addormentiamo da soli e non dobbiamo rendere conto a nessuno. Un buon modo per pensare quali aspetti di noi stessi dobbiamo migliorare e che percorso fare.
Siamo ancora in una fase molto individualista, secondo te?
Questo è il punto. Qualsiasi processo di ripensamento, non parte se siamo accecati dal nostro ego. L’ambizione può far perdere la dimensione, l’ego va sempre guidato, può migliorare la carriera e la vita, il nostro stato economico. Ma contemporaneamente c’è anche la nostra famiglia, l’umiltà di sapere che quando abbiamo tempo c’è molto da imparare. In questo momento tutti hanno tempo. Ogni giorno passavamo 2 o 3 ore per fare spostamenti, ora questo tempo per dedicare a noi stessi dobbiamo avere l’umiltà di impiegarlo bene.
Ci stiamo affacciando a un mondo migliore?
Iniziamo a utilizzare bene il tempo e poi ne parleremo. C’è meno inquinamento, nella drammaticità della situazione che viviamo, c’è più famiglia, comunicazione e spero queste disponibilità siano utili per capire chi ci parla, prestare a scolto, leggere. Non ci sono scuse per non migliorare.
Tu fai anche corsi sul talento liquido. Cosa è?
Partiamo dalle tecniche di relazione per far crescere la rete e la gestione di più progetti contemporaneamente. Poi si capisce come sfruttare al meglio le relazioni per una vita di successo, gestire la squadra e motivarla, l’importanza del team working in un gruppo di lavoro, come rendere la comunicazione un’arma e non un limite. In sintesi, possiamo rendere il mondo un posto migliore ma senza fare sempre le stesse cose.
Che lezione stiamo imparando in questo 2020?
Confermo che l’importanza della work life balance sarà cruciale d’ora in poi. Non ci eravamo mai accorti di questo nella storia dell’uomo. Ora ci rendiamo conto che anche a casa è possibile fare business stando a casa. Purtroppo la malattia invisibile che avevamo sottovalutato, ha preso i nostri cari ma noi renderemo onore a loro, facendo decollare il nostro talento. Detto questo, vorrei ribadire che anche io imparo ogni giorno, ho sempre fame di conoscenza e voglia di sorprendermi per i risultati. Il mio libro ha avuto successo perché parla anche di errori commessi e vorrei che gli altri non li commettessero.
Come cambia il mentoring in un mondo in cui non ci si può più incontrare in posti affollati?
Io sono classe 64 e sono abituato a fare corsi fisici. Ma con la mia academy guidata da una donna molto in gamba, Lucrezia Lobuono, già protagonista di alcuni TED talk, abbiamo pensato a manager e imprenditori che vogliono formarsi a distanza. E con mio stupore posso dire che già alla prima settimana del lancio delle nostre consulenze online, avevano comprato lezioni sulle start-up, su come far volare le idee e internazionalizzare il business.
Quindi tu stesso stai assistendo a un cambiamento tra i tuoi clienti?
Sì, gli imprenditori sono disposti a comprare consulenza online, specie quelli che hanno atteggiamento straordinariamente positvo. Sono loro che mi scrivono: ‘Voglio essere il primo esempio per i miei clienti, sono sorpreso, ho capito che potevo non solo mantenere stabile il fatturato, ma che potevo anche farlo crescere’. Tutto sta nel volersi cimentare, fare uno sforzo iniziale, ma gli imprenditori sanno che le cose belle non sono gratis. È come fare per la prima volta una nuova strada per tornare a casa.
Sei richiesto in Italia, Spagna e in tutti i paesi latini. Siamo simili, non c’è dubbio, ma in una relazione come la tua la componente culturale è cruciale. Come la si attraversa?
A Bogotà ho fatto uno speech pubblico con 14mila persone, pensa che dopo di me c’era Luis Fonsi, quello di Despacito. Mi sono calato nella parte, giocando la mia partita, scoprendo in 26 minuti che ci entusiasmano e ci appassionano le stesse cose. Lì in quella occasione ho detto: spesso cerchiamo dei risultati troppo veloci ma le grandi opere richiedono tempo. Questo perché le metafore ci danno profondità e solo se un messaggio ti entra dentro ti cambia. La formazione è la migliore innovazione per la mente.
Dopo tanti anni, tanti corsi e tanti incontri…in cosa credi veramente?
Credo nella formazione in un mondo che cambia. Come Google nato nel 1998 che prima non era ipotizzabile. E credo anche nella potenza del dialogo che può generare innovazione. Credo, infine, nella scoperta. Anche in un libro motivazionale puoi trovare un processo di cambiamento. Un libro o un’intervista come questa, ti possono anche ispirare a voltare pagina.