Sapori orientali, ispirazioni nipponiche, ambiente fresco e smart. Il tutto irrorato da tentazioni enoiche del belpaese. Questi gli highlight di Wagamama, il locale a due passi dal Duomo di Milano e dalla madunina, che unisce una cucina empatica ed estremo-orientale a un servizio alla mano, amichevole, per una fascia di prezzo ampiamente accessibile.
Dall’apertura del primo ristorante a Londra nel quartiere di Bloomsbury nel 1992, Wagamama ha proposto una nuova esperienza gastronomica nel Regno Unito ed è attualmente presente in 25 paesi. Quello di Milano è il terzo ristorante con il marchio Wagamama: il primo è stato aperto nel 2017 all’interno della nuova area all’Oriocenter di Bergamo, mentre il secondo nell’area del Terminal 1 di Malpensa. Poi qui, nel cuore di Milano, da un anno. Il ristorante è sempre aperto, tutti i giorni, pranzo e cena.
La novità introdotta da Wagamama, recentemente premiato come “primo format britannico di ristorazione ad aprire in Italia” dal prestigioso “UK-Italy Business Boost Awards” (il riconoscimento ufficiale del Governo Britannico a favore delle aziende aziende britanniche che investono e fanno commercio in Italia) è quella di scommettere sull’abbinamento tra cibo orientale e vino italiano. Un mariage difficile, una scommessa dura da vincere. A giudicare dall’esito del lavoro svolto dai sommelier del gruppo britannico, il tentativo sembra pienamente riuscito, con un esito culinario veramente interessante e curioso.

Nel ristorante del salotto buono meneghino i lollipo prawn kushiyaki, ovvero i piccoli spiedini di gamberi grigliati marinati in citronella, lime e chilli, sono ad esempio abbinati ad un prosecco di Valdobbiadene extradry. Un affiancamento non troppo difficile. Soprattutto se confrontato con quelli che seguono. Come il barbecue coreano di manzo con cipolla rossa, maionese e coriandolo, che è accompagnato dalle bollicine, dalla struttura e dai lieviti di un Franciacorta SoloUva Brut di Arcari e Danesi. Sempre di Arcari e Danesi è il vino Grace, un rosè che è abbinato ai gyoza al vapore pulled pork (in pratica, ravioli orientali cotti al vapore, grigliati).
Per la coscia d’anatra (grilled duck ramen) con salsa ponzu agli agrumi, in brodo di noodles e verdure, condita con chilli, songino, valeriana e coriandolo il vino in abbinamento è invece uno spettacolare bianco delle Langhe: è lo Chardonnay di Cavallotto. Sempre un vino bianco, un Soave “Castelcerino” di Filippi è invece il vino scelto da bere insieme al teppanyaki (pad thai pollo e gamberi): in pratica sono noodles di riso in salsa amai con germogli, porri, uovo, cipollotto, chili e cipolla rossa, guarniti con scalogno fritto, erbe fresche e lime fresco.
Gli ultimi due vini di grande carattere e contemporaneamente capaci di sposarsi con i sapori agrodolci e piccanti della cucina orientale, sono un IGP Terre siciliane Frappato di COS e un Ortrugo Lubigo “Sur Lie” di Croci. Il primo ha tenuto bene il confronto con l’omakase, ovvero fettine di coscia d’anatra in salsa piccante teriyaki, servite con carote, taccole, patate dolci e cipolla rossa su un letto di riso giapponese, guarnite con uovo fritto croccante, cetriolo affettato, cipollotto e un contorno di kimchee.
Il secondo, sembra impossibile, è riuscito a imbrigliare e a contenere l’esplosiva piccantezza del firecracker di gamberi: un mix superpiccante di taccole, peperoncini vedi e rossi, cipolle e infuocati chilli rossi, servito con riso al vapore, semi di sesamo, spezie shichimi e lime fresco. Non sempre certi accostamenti riescono. Specialmente quelli arditi, che hanno un alto rischio di fallire. Tranne in occasioni rare, come questa, che non possiamo non raccontare.

Foto d’apertura: Wagamama Teppanyaki Chicken Prawn Pad Thai
Wagamama
Via S. Pietro All’Orto, 11
02 7601 1737