Noi italiani sappiamo bene cos’è il patrimonio culturale, avendone tanto e mettendolo a disposizione la mondo intero. Sappiamo ancora poco però dell’innovativa idea di eredità culturale che deriva da una convenzione internazionale stipulata a Faro, in Portogallo nel 2011.
La convenzione dice: “L’eredità culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne detenga la proprietà, come riflesso ed espressione dei propri valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell’ambiente che sono il risultato dell’interazione tra l’uomo e i luoghi nel corso del tempo”.
Il Consiglio d’Europa ha scelto l’Italia, e precisamente Fontecchio in Abruzzo per il primo workshop di ricerca-azione sulla Convenzione di Faro a cui hanno partecipato associazioni e molti universitari di Francia, Germania, Spagna, Belgio e Austria, tra gli altri.
La Convenzione sancisce dunque un ribaltamento nella concezione di patrimonio culturale e del suo valore per la società, mettendo in primo piano una visione “dal basso” che si innesta nello spirito dell’articolo 9 della Costituzione Italiana. Abbiamo letto gli abstract degli interventi all’evento e tutti, da tutto il mondo, hanno posto l’accento sulle best practice della inclusione sociale attraverso la cultura. Non basta tener aperti i musei anche nei piccoli villagi, bisogna creare senso di appartenenza dove non c’è, enfatizzarlo quando c’è e mettere in connessione le buone volontà e le esperienze di tutti i cittadini interessati.
L’esperimento funziona: facendo “rete” cittadini di piccoli paesi in Spagna e altrove hanno creato una nuova forma di turismo, si sono visti cambiare i destini delle loro case e dei loro antichi borghi. Insomma, è arrivato il turismo e la voglia di mettersi in mostra nel modo migliore.
La scelta del Consiglio d’Europa di tenere a Fontecchio il workshop assume un significato particolare. Nel 2013 questo comune ha aderito, primo in Italia, ai principi della Convenzione. Ma già quattro anni prima – all’indomani del terremoto dell’Aquila del 2009 – il paese aveva avviato, nell’ambito del processo di ricostruzione, Borghi Attivi, un progetto di democrazia deliberativa che ha portato alla definizione e all’adozione delle Linee guida per lo sviluppo locale e per l’estetica del paese.
Da queste ultime è derivato Casa&Bottega, un progetto di social housing e rigenerazione urbana teso a contrastare lo spopolamento, creare occupazione e manutenere il paesaggio. Sappiamo quanto i borghi storici siano belli in Italia e di quanta necessità di popolazione e vita ci sia. Una cooperativa di comunità gestirà i servizi legati alla mobilità, all’abitare, alla produzione artigianale e agricola e all’e-commerce.
Il borgo di Fontecchio da piccolo puntino sulla cartina d’Abruzzo è diventato il centro per una settimana delle pratiche culturali virtuose dal mondo. C’è chi ha portato l’esperienza degli “heritage museums” che rispettano le provenienze etniche della popolazione, e altri che hanno parlato di come ereditare la cultura locale dalle popolazioni stesse, dalla loro tradizione orale che si sta perdendo.
Nelle foto: il Comune di Fontecchio dalla borchure di Borghi Attivi