Tutto è partito da un cumulo di caramelle viste al MoMa, uno dei più importanti musei d’arte moderna al mondo. Carlo Vanoni, che pure di arte ne aveva masticata in abbondanza, dinanzi all’opera di Félix González-Torres, artista cubano morto negli anni 90, in visita a New York ne restò sconcertato. Si interrogò e da quel giorno iniziò un percorso che lo ha portato a essere un curatore di mostre ed esperto d’arte tra i più competenti e famosi in Italia.
Carlo scrive libri, cura rassegne, ha fatto tanta tv, ma soprattutto ha portato in scena uno spettaolo unico e davvero godibile, “L’arte è una caramella”, che incorpora proprio quelle sensazioni di smarrimento e curiosità che lo spettatore medio ha davanti all’arte concettuale. “Per capire il presente bisogna capire il passato” ci ha detto prima di andare in scena con il suo one-man show in una serata per il FAI di Milano, il Fondo ambiente italano che lo ha ospitato nel gioiello nascosto di Milano, il teatro Gerolamo alle spalle del Duomo.
E per passato Carlo intende gli ultimi decenni del 1800, quelli che hanno segnato il superamento dell’arte figurativa, curatissima e aderente il più possibile alla realtà. Poi è successo qualcosa. E quel qualcosa poi ha portato alle avanguardie del Novecento, alle tele squarciate di Lucio Fontana (anni 50) e alla “merda d’artista” di Piero Manzoni (1961).
Carlo, che background hai?
Ho iniziato come chitarrista, mi sono diplomato a Colonia in chitarra jazz contemporanea, era il periodo che volevo sperimentare la vita in Europa. Poi mi sono laureato in Sociologia dei mass media e comunicazione all’università Urbino e successivamente in Conservazioni dei beni culturali all’università Ca’ Foscari di Venezia.
Hai poi iniziato anche a parlare d’arte in tv e a raccontare l’arte contemporanea. Che cosa ti ha spinto a farlo?
Volevo superare la sindrome del “so farlo anche io”. Sia per me che per un ipotetico pubblico. Per questo ho indagato, ho scritto prima il libro “Andy Warhol era calvo”, una raccolta di testi scritti per la rivista Arte iN, poi ho lavorato con Luca Berta all saggio “A letto con Monna Lisa. Storia dell’arte per pendolari”, da cui è tratto il suo lo spettacolo teatrale “L’arte è una caramella”. Ho immaginato un viaggio appassionante lungo la storia dell’arte da Giotto ai giorni nostri.
In scena hai vari oggetti ed espedienti. Che tipo di spettacolo è?
“L’arte è una caramella” ha la regia di Gianmarco Montesano, che oltre a essere uno scrittore è un artista in prima persona. Da quando abbiamo debuttato qualche anno fa, qualche aggiustamento l’abbiamo fatto ma è essenzialmente una cavalcata di mie esperienze raccontate tracciando una linea di quello che ho imparato. Poi ho degli strumenti, perché la musica è un’altra passione per me. A volte serve per comprendere le altre arti. La cosa più difficile ma anche più naturale è far capire allo spettatore che io non sto recitando un copione ma metto in scena me stesso con la passione che ho per l’arte. Dietro ogni parola che dico c’è uno studio, una considerazione profonda. Le persone lo capiscono e lo avvertono.
Dove porti lo show?
L’ho rappresentato per 5 anni in tanti teatri italiani e parallelamente in eventi privati. La gente ha volgia, se non bisogno, di sentirsi portata nel mondo dell’arte, specie di quella contemporanea che passa sempre per pecora nera di tuttla storia dell’arte. Le persone vogliono colmare queste lacune, si tratta di oltre 100 anni di esperienze artistiche che vengono visti con sospetto.
Queste caramelle ti hanno davvero cambiato la vita?
Beh, lo scopo ultimo di un’opera è toccarti. E se ci riesce significa che in qualche modo ha raggiunto il suo obiettivo, nello spettacolo si arriva proprio a questa conclusione. Penso sia anche un interessante esperimento su noi stessi: quello che ci stupisce in un momento della nostra vita, poi lo portiamo dentro, può riemergere ed essere compreso a distanza. Proprio come è successo a me.
Per contattare Carlo Vanoni in merito al suo spettacolo: eventi@carlovanoni.com