Prima di affrontare da un punto di vista grafologico la scrittura di Carles Puigdemont, ho letto vari articoli che i giornali spagnoli hanno scritto su di lui e, ammetto, mi sono molto divertita.
“El debate de hoy” lo scorso 10 novembre ironizzava su Puigdemont sottolineando come la somiglianza con personaggi quali Forrest Gump o Mr. Bean non passasse certamente inosservata.
Le sue “avventure” potrebbero per certi aspetti risultare comiche se non fosse che hanno causato un vero e proprio dramma per la Spagna e, soprattutto, per la Catalogna. Il giornalista lo paragona ad un moderno Don Chisciotte a cui non può mancare la sua Dulcinea (in questo caso la Catalogna stessa). Puigdemont marcia contro i mulini a vento (il governo della Spagna, la polizia) che, in realtà, cercano di far rispettare la giustizia. L’articolo si conclude con un’amara constatazione e cioè che l’insensatezza e la mania di protagonismo lo avrebbero spinto a guidare una causa destinata al fallimento fin dalla sua origine.
Per verificare quanto l’insensatezza e la mania di protagonismo siano presenti in Puigdemont, utilizzerò lo strumento dell’analisi grafologica.
Prima qualche informazione di “contesto”: Carles Puigdemont I Casamajo’ nasce all’interno di una famiglia di pasticceri il 29 dicembre 1962 ad Amer, secondo di otto figli. Le sue passioni riguardano la musica, il calcio e la letteratura (è appassionato di Hemingway). Nutre anche un grande interesse per la tecnologia: è stato, infatti, uno dei primi politici catalani ad aprire un proprio profilo Twitter.
Ha studiato filologia catalana all’università di Girona, ma non si laureò per dedicarsi totalmente al lavoro di giornalista. Si è sposato nel 2000 con Marcela Topor, una giornalista da cui ha avuto due figlie. Il 12 gennaio 2016 è diventato Presidente della Catalogna.
Cosa ci rivela la sua scrittura?
Puigdemont ha un temperamento nervoso dal punto di vista ippocratico: il tratto è caratterizzato da scatti, inceppamenti. Il ritmo è spezzato da lanci che rendono il tracciato precipitoso e sregolato. E’ come se fosse in uno stato di tensione permanente che lo rende iperemotivo e teso. Capta i segnali che arrivano dall’esterno perché ha le antenne sempre “attive” e risulta essere in uno stato continuo di allerta. E’ una persona vulnerabile e tendenzialmente insoddisfatta che utilizza l’intelletto come arma difensiva.
Il suo pensiero lo guida alla ricerca di stimoli sempre nuovi. Si carica e si galvanizza di fronte all’imprevisto e al cambiamento. Ricerca la varietà, l’eccitazione mentale, ma non lo sforzo.
Curioso, indagatore, possiede un’apparente freddezza che ha un carattere difensivo nei confronti di una emotività molto accentuata. C’è poca armonia nel suo testo. È come se fosse poco interessato al fatto che i suoi messaggi (ciò che ha da dire) possano arrivare a tutti. L’indipendenza del suo giudizio potrebbe farlo diventare arrogante e oppositivo; tollera poco le frustrazioni e l’autorità altrui.
Puigdemont ostenta nei confronti del pubblico l’immagine di un leader ambizioso, sicuro di sé, combattivo e perseverante (sopraelevazioni, angolosità, più movimento che forma, ovoidi). Tuttavia, la sua natura intima è più complessa e faticosamente “regge” e supporta l’immagine pubblica. L’ex-presidente potrebbe cadere nell’ambivalenza e nell’indecisione perché non ha realmente costanza e stabilità per portare a termine le battaglie che intraprende.
Tra l’altro, se non dovessero arrivare i risultati che si aspetta, rischierebbe di abbandonare i progetti e di cercare nuovi stimoli (disuguale nella forma, nella continuità e nella firma che è anche disomogenea rispetto al testo).
Potrebbe avere difficoltà di adattamento e le relazioni con gli altri non sono sempre facili. La sua Leadership risulterebbe inadeguata per gli obiettivi che si propone a livello politico: troppo instabile, con poca capacità di “ingaggio”, ritmi di lavoro disuguali (temperamento nervoso). Certamente questi aspetti emergono meno; ciò che colpisce di lui è l’apparente audacia che non poggia, però, su solide basi.
Vediamo nel dettaglio la firma:
È disomogenea rispetto al testo, incomprensibile (astratta). Il gesto tensivo, l’asta iniziale alta e il paraffo orizzontale che taglia la sigla indicano una personalità che ama la sfida, utilizzando un eloquio che sa colpire l’interlocutore ma, al tempo stesso, il medesimo paraffo che taglia la firma la “cancella” e farebbe emergere ancora una volta il dubbio sulla vera identità da “leader” e combattente che vorrebbe farci credere.
Il fatto che la firma non sia comprensibile potrebbe far pensare a un desiderio di mantenere separate la sfera pubblica da quella privata ma anche a una contraddizione tra l’essere e l’apparire, a riprova di un conflitto interno.
A mio avviso, nell’intenzione di lasciare tutto nell’astratto la sua firma è molto eloquente, non parla ma “urla”.
Concludo questa analisi con il titolo della testata che ho citato all’inizio: “Que alguien rescate a Puigdemont de ese videohuego en el que cree ser un superhéroe”. Quindi, occorrerebbe che qualcuno “svegliasse” l’ex presidente da questo videogioco e lo distogliesse dalla sua fantasia da supereroe che cerca di salvare il suo popolo?
Forse, a questo punto del “videogioco”, sarebbe meglio dire: ”Game over”… anche se questo Cavaliere Errante continuerà a combattere contro i “suoi” mulini a vento perché questa è la sua indole.