10 Gennaio 2020

Amii Stewart a Lecce per il libro sulla Disco Music di Giovanni Savastano

"Un genere e un'epoca che hanno fatto storia non solo nella musica, ma nella società", ci racconta l'autore che oggi presenta il volume di Hoepli alla Libreria Liberrima.

10 Gennaio 2020

Amii Stewart a Lecce per il libro sulla Disco Music di Giovanni Savastano

"Un genere e un'epoca che hanno fatto storia non solo nella musica, ma nella società", ci racconta l'autore che oggi presenta il volume di Hoepli alla Libreria Liberrima.

10 Gennaio 2020

Amii Stewart a Lecce per il libro sulla Disco Music di Giovanni Savastano

"Un genere e un'epoca che hanno fatto storia non solo nella musica, ma nella società", ci racconta l'autore che oggi presenta il volume di Hoepli alla Libreria Liberrima.

Erano anni spensierati e innovativi, vero. Ma quei Settanta hanno segnato anche grandi manovre sociali, che avvenivano in Europa e in America, che coinvolgevano le masse. E le discoteche, sì, in alcuni casi erano anche laboratori di convivenza. Mica come ora che è tutto settorializzato. Giovanni Savastano, autore e appassionato critico musicale, racconta mirabili avventure nel variopinto mondo della disco-music in un libro avvincente che oggi, venerdì 10 gennaio, sarà presentato alle ore 19.30, alla libreria Liberrima di Lecce (Corte dei Cicala, 1).

Il volume uscito per Hoepli e già in odore di ristampa a pochi mesi dal lancio, si chiama “La storia della Disco Music” e Savastano l’ha scritto con Andrea Angeli Bufalini e vanta la straordinaria partecipazione della cantante dance Amii Stewart.

All’incontro moderato da Giancarlo Bruno i protagonisti dell’operazione editoriale snocciolano racconti, aneddoti e citazioni, in un viaggio intrigante tra parabole di superstar, icone e “meteore” della Disco Music, quell’evoluzione dell’afro-beat che negli anni Settanta del Novecento contribuì all’emancipazione del movimento giovanile. Come nel testo, anche nelle presentazioni gli autori citano con dovizia di particolari anche i personaggi più oscuri e il contributo fondamentale all’evoluzione della musica moderna che quel movimento ha fornito.

“Nel primo libro sull’argomento – ci dice Savastano a poche ore dall’incontro pubblico con la stella dell’epoca, Amii Stewart – che si chiamava La disco – storia illustrata della disco music, avevamo inserito una serie di monografie di 50 artisti. Invece qui abbiamo voluto concentrarci sull’evoluzione del genere dal ritmo tribale degli inizi, fino al Philly sound, e abbiamo analizzato le carriere di superstar come Barry White e Donna Summer senza dimenticare meteore illustri come Patrick Hernandez di Born to be alive. Lo abbiamo poi arricchito con molte chicche dedicate ai musicisti rock e pop che hanno fatto disco e pochi lo sanno”.

C’è anche l’Italia, ovviamente, in questa cavalcata sul genere. Anche perché proprio allora il nostro Paese lanciò delle stelle che verranno poi ricordate per altri percorsi. Senza contare che la fascinazione italica per la musica dance avrebbe portato le discoteche tricolori a fasti ineguagliati, e anche alla proliferazione di generi dance che hanno avuto successi stellari nel corso dei decenni a venire.

Intanto, si parte con la disco music dei Settanta quando facevano faville i Fratelli La Bionda, Figli delle Stelle di Alan Sorrenti. E due insospettabili apripista: Marcella Bella e Lucio Battisti. Avete letto bene, anche loro furono “disco”. “Per noi – dice Savastano – poterli annoverare tra gli artisti che hanno sfiorato il genere disco non è una diminutio. Al contrario, sono stati dei precursori. Lei nel 74 pubblicò Nessuno Mai e lui nel 76 Ancora Tu. Siamo ben prima del boom del genere che si ebbe nel 1977 con La Febbre del Sabato Sera. Fino ad allora la disco music aveva conservato il carattere underground che aveva dalla nascita, che era nei ghetti di Parigi e New York”.

Coraggiosi gli italiani, quindi. “Eppure negli anni 70 la disco pur essendo rivoluzionaria, da noi fu considerato un genere da borghesi quasi da fascisti. Per Battisti non fu un episodio. Consideriamo disco anche Il veliero e tutto l’album Una donna per amico (usito nel 1978, ndr) registrato con musicisti dell’entourage di Moroder“.

LA STORIA – Tra i tanti quarantennali che si festeggiano in questi mesi, c’è anche quello della disco. Sono passati quarant’anni da quando, il 2 aprile 1979, esce un numero della rivista americana “Newsweek” intitolato “Disco Takes Over” (La Disco prende il sopravvento) con Donna Summer in copertina: quella è l’epoca in cui la Disco Music è al suo apice.

Le hit dei dancefloor dell’epoca riempiono le playlist ancora oggi: Hot Stuff” di Donna Summer a I Will Survive” di Gloria Gaynor, da Good Times” di Chic a Knock On Wood” di Amii Stewart, fino allo storico duetto di Donna Summer e Barbra Streisand, No More Tears (Enough Is Enough)”.

Quello che viene presentato oggi a Lecce è il primo volume italiano che narra in prospettiva socioculturale, la storia della Disco Music dalle originarie discotheques di Parigi alle sue radici afro, R&B, soul e funk, fino alle contaminazioni con l’elettronica dell’Eurodisco, riservando sempre uno spazio alla prima Italo Disco. Un melting pot sociale, culturale e sonoro, un fenomeno molto amato, ma anche molto osteggiato che, da movimento underground, si è evoluto in carismatico trend-setter di massa.

Savastano racconta: “La disco è stato un fenomeno trasversale in tutte le zone geografiche del mondo e ha preso forme diverse. Infatti nel libro abbiamo creato lo spazio ‘from east to west’ proprio dedicato a un excursus sulla geografica del fenomeno. Alcuni protagonisti non si rendevano conto della rivoluzione, Donna Summer quando incise Love To Love You Baby con Giorgio Moroder non pensava nemmeno fosse per una pubblicazione, pensava stesse provinando un pezzo di un altro artista”.

Ma la genesi vera di questo filone è da ritrovare in un’evoluzione naturale “di un tipo di musica nera senza un preciso intento di una costruzione di prodotto – assicura l’autore – visto che finanche Elton John e Barbra Streisand nel 1975 fecero pezzi assimilabili alla disco prima del vero boom. Dopo il film di Tony Manero e la colonna sonora dei Bee Gees si è cominciato a parlare del fenomeno soprattutto nel campo della musica nera e quindi molti sono saliti sul carro. Fu un bene anche per l’industria visto che a quel fermento iniziale non si trovava nemmeno un nome, si parlava di afro-rock in principio”.

Amanda Lear è un unicum, è una delle stelle dell’epoca che non ha perso occasione per distanziarsi dal fenomeno che l’ha lanciata: “Lei ha scritto anche in anni più recenti I dont Like Disco anche se c’è ironia e sarcasmo in quello che pubblica. Con Amanda c’è sempre da vedere l’altra faccia di quello che fa e devo riconoscere che all’epoca lei ha fatto una bellissima disco con pezzi che sono nella nostra top 10. L’arrangiamento di Follow Me del 1978 è stato uno spartiacque“.

Per una che fa i capricci, tante altre sono riconoscenti a quegli anni. Gianni Savastano ci illumina: “Amii Stewart per esempio ha fatto altri generi e non rinnega i suoi inizi. L’introduzione che lei ha scritto fa un esame di tutte le origini della disco music e cita il funk, la black music e mette in rileivo la qualità artistica dei prodotti che uscivano all’apice della disco-mania. Donna Summer che abbiamo intervistato varie volte prima che ci lasciasse, ci ha sempre detto che doveva tutto alla disco music”.

Nel volume ogni passo dell’evoluzione del filone disco viene analizzato tenendo ben precisi l’inizio e la fine, che coincidono con il decennio 1970-80. Tutto è iniziato con un disco di Manu Dibango, sassofonista camerunense che nel 72 fu scoperto dal dj David Mancuso che lo suonò in uno dei suoi party al The Lost, primordiale discoteca in appartamento nel village a New York. Il pezzo era “Soul Makossa“, con la celebre filastrocca ripresa anche in un pezzo di Thriller da Michael Jackson (Wanna Be Startin’ Something) e più recentemente da Rihanna in Don’t Stop the Music.

“Quello è il momento in cui fa il debutto il ritmo tribale diverso e nasce qualcosa di nuovo“, sottolinea Savastano.

Giovanni Savastano (a sinistra) con il primo libro sull’argomento disco-music che ha pubblicato 5 anni fa. Con lui c’è il musicologo Dario Salvatori.

GLI AUTORI – Andrea Angeli Bufalini Giornalista, critico musicale e scrittore, ha all’attivo pluriennali collaborazioni con varie testate musicali, tra cui “Radio & TV”, “Rockstar”, “Classic Rock”, “Musica e Dischi” e “RadioCorriereTV”. Laureato in Giurisprudenza e funzionario Rai nel settore radiofonico musicale, è co-autore, con Giovanni Savastano, del libroLa Disco. Storia illustrata della discomusic” (Arcana, 2014).

Giovanni Savastano Psicoterapeuta, docente e scrittore, ha collaborato con varie riviste musicali tra cui “Musica e Dischi”, “Classix!” e “Classic Rock”. È co-autore, con Andrea Angeli Bufalini, del libro La Disco. Storia illustrata della discomusic” (Arcana, 2014).

LO SCENARIO – La disco music nasceva in un’epoca in cui il luogo dove quella musica era fruita era simbolico, ovvero la discoteca. Oggi la dsicoteca non ha nessuna rilevanza come luogo-simbolo tra le nuove generazioni.

Gianni Savastano analizza così: “Le varie declinazioni di disco music dipendevano anche da dove veninavo suonate. A San Francisco c’era Sylvester e a New York c’era un’altra scena che cambiava in base al circuito. In Europa, la Baia deli Angeli a Gabicce aprì addirittura prima dello Studio 54 in America, siamo nel 1975. Lì c’era un’impronta particolare, i dj iniziarono a fare serate danzanti mettendo Genesis e Cat Stevens a ritmo accelerato. La figura chiave grazie alla discoteca era il dj che diventava psicologo delle masse. Oggi non c’è più l’impatto di quel tipo di esperienza perché è davvero come dice Zygmunt Baumann è tutto più liquido. Online si trova qualsiasi cosa senza identità locale, è un flusso musicale troppo globalizzato”.

Ma in definitiva, la rivoluzione della disco ha spianato la strada anche ad altri cambiamenti sociali? Savastano non ha dubbi: “La disco music ha favorito l’aggregazione sociale di molte minoranze. La discoteca era un posto dove si socializzava, si faceva politica con lo stare assieme e scambiarsi idee. La disco contribuiva ai movimeti femministi e omosessuali, le prime discoteche erano punti di ritrovo degli emarginati che trovavano compagnie. Immigrati, neri e bianchi ballavano assieme. Ecco perché Edmond White, scrittore omosessuale, quando tornò a New York nei primi anni 70 non riconobbe più la sua città dopo la ribellione di Stonewall. Erano sorte tante discoteche dove i gay organizzavano proteste e si svagavano suonando la disco”.

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Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
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