Alessandro Russo è un pittore dalla tecnica tradizionale e dalla fervida inventiva cromatica. Da quando, sul finire degli anni 70, la galleria Schettini a Milano lo ospitò con i primi lavori, il suo legame con la città non si è mai spezzato. Oggi torna protagonista dell’arte nella città che lo ha accolto con una personale, Percorsi/Journey che racchiude le opere del periodo 2010-2016 dedicate a Milano nel suo periodo di trasformazione urbanistica e architettonica. Sì, proprio lui che ancora usa straordinariamente pennelli e tele, si concentra sulla raffigurazione di architetture moderne, forme e spazi che affiancano come totem di una nuova epoca i simboli storici di una città che cambia costantemente.
L’attualità del gesto della pittura di Alessandro Russo è ancora più esaltata dal soggetto nuovo che il maestro sceglie come protagonista: “Ho iniziato a rappresentare gli uomini – ci ha detto alla presentazione della mostra alla Galleria Battaglia di Brera – sempre nel loro lato malefico. Ora non so bene come, mi rendo conto che son passato a rappresentare opere di ingegno umano che non sempre sono benefiche. Son partito dalle aree industriali abbandonate, dai porti del Sud in disuso che hanno illuso le anime, sono stati ingannevoli. Ora raffiguro l’urbanistica contemporanea che vuole essere anche un simbolo del passaggio, oltre che testimonianza realista di un’era in divenire”.
Da Catanzaro, città che ha dato i natali a uno dei maggiori artisti del 900, Mimmo Rotella, Russo è arrivato a insegnare Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Brera. E soprattutto a rappresentare il Nord e Sud che ha vissuto con un tocco personale e diverso.
Così nella mostra (e nel bel libro che ne raccoglie i lavori, edito da InsideArt Autori), vediamo le opere di Alessandro Russo aprirci gli occhi sulla Milano della corsa di Expo che si spinge verso l’alto, talvolta in angolazioni inaspettate, anche spudoratamente avveniristiche. Ma col tratto vintage del pennello e del colore che ne esalta l’estranietà dalla condizione umana. Non c’è intimismo, c’è riflessione, assenza di figure umane, ma l’energia tipica del cantiere che ti cambia la prospettiva. Russo si è arrampicato sulle strutture in costruzione nell’area Garibaldi armato di cellulare. Immortalava il cambiamento mentre accadeva, con foto da pochi pixel. Che una volta tornato a casa, trasferiva con pathos e allegoria pittorica su tele o cartoncini.
Il risultato è una ammirata collezione di vere testimonianze artistiche di un tempo che verrà ricordato come passaggio epocale. Marco di Capua, professore dell’Accademia di Napoli, commenta così la produzione di Russo: “Molti criminali dicono che la pittura è morta. Abbiamo assistito all’ascesa delle installazioni, al trionfo mediatico della fotografia, alla vittoria del video e dei new media. Eppure c’è qualcosa che in Russo ci ricorda che il gesto ancestrale del disegno non si può cancellare. È istintivo, è comunicativo. Finché ci saranno grandi pittori esistenziali come Alessandro Russo, la pittura non morirà”.
“Ho sempre pensato che la pittura non fosse vetusta – dice il maestro Russo – anche se l’ho sempre ritenuta difficile. Molti artisti hanno difficoltà con questa tecnica, anche nel 900 c’è da ricordare che oltre le avanguardie molti si sono continuamente cimentati con questo mezzo. Non sappiamo quando è iniziata la pittura. E in qualche modo speriamo di non vedere mai la sua fine”.
Alessandro Russo: Percorsi/Journey
Galleria Antonio Battaglia Via Ciovasso, 5 Milano
Tel/Fax: 0236514048
info@galleriaantoniobattaglia.com
20 maggio – 15 giugno 2016
per info sul maestro Russo qui