Si è detto di recente in Italia “con la cultura non si mangia”. Un tempo, le vecchie generazioni erano solite urlare ai giovani creativi: “Andate a lavorare”. Ed è proprio questo il titolo (magnifico, possiamo dire) del docufilm di Ambrogio Lo Giudice e Cristiano Governa prodotto da Giorgio Ciani con Paolo Rossi Pisu e la sua Genoma Films, sul Dams, la fucina culturale di Bologna.
Il lungometraggio ripercorre, sempre in bilico tra finzione e realtà, l’avventura del Dams di Bologna, il “Corso di laurea in discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo” nato nel 1971 da un’intuizione del grecista Benedetto Marzullo, che compirà quest’anno 50 anni.
Proviamo a descrivere il mondo del Dams con le parole di Giacomo Manzoli (direttore Dipartimento delle Arti): “Il DAMS non è solo un corso di Laurea. Il DAMS è un’idea che nasce a Bologna e si irradia su tutto il territorio nazionale, dando vita a una costellazione di corsi triennali e magistrali, di master, scuole di specializzazione, insegnamenti legati alle discipline artistiche e alle loro molteplici e mutevoli configurazioni. E’ un’idea di Università che si confronta col presente, mettendo a disposizione l’accademia per formare e valorizzare i talenti e la creatività, al servizio di una società che non evolve se non ha un’industria culturale vitale, aperta e in continua trasformazione. Siamo grati ad Ambrogio Lo Giudice, a Cristiano Governa e a Genoma Films per aver voluto raccontare questa storia utilizzando quel linguaggio audiovisivo che meglio di ogni altro rappresenta l’epoca in cui viviamo.”
Il film farà parte del prestigioso programma di celebrazioni che l’Alma Mater sta organizzando per la primavera-estate prossima Un’opera, per raccontare un’idea che avrà fra i suoi pionieri Renato Barilli, Furio Colombo, Umberto Eco, Giuliano Scabia, Gianni Celati, Luciano Anceschi, Ezio Raimondi, Tomás Maldonado, Paolo Fabbri, Luigi Squarzina… E studenti, diventati protagonisti della vita culturale del nostro paese e non solo, dai compianti Andrea Pazienza e Roberto “Freak” Antoni, a Roberto Grandi, Eugenia Casini Ropa, Pino Cacucci, Patrizio Roversi, Enrico Scuro, Paolo Soglia, Igor “Igort” Tuveri, Paolo Fresu, Fabio Testoni, e tanti altri, fino ad alcuni protagonisti del DAMS del presente.
Un’opera di ricerca storica e di indagine sull’attualità, legate dalla fiction, che secondo il regista Ambrogio Lo Giudice parla della storia del Dams “mai come istituzione accademica, ma un “luogo”. Nel mio caso via Guerrazzi. Un luogo dove incontrare persone, sogni, desideri, utopie, follie, arte, scritte sui muri, esami di gruppo e professionalità prestigiose. Un luogo che mi ha consentito un’esperienza di conoscenza, una vera e propria immersione in quel mondo, affascinante e misterioso, che era l’arte e lo spettacolo. Una dimensione che già mi attraeva ma che fino a quel momento non ero riuscito ad avvicinare e comprendere come volevo. Un luogo dove imbattermi in materie che non sapevo nemmeno che esistessero come la semiotica. Un luogo che allargava l’orizzonte culturale di chiunque fosse disponibile a mettersi in gioco. In qualche modo posso dire che il Dams ha saziato e al contempo nutrito la mia sete di conoscenza”.
Le celebrazioni di questa istituzione di rilevanza nazionale sono partite con il contributo della Regione Emilia-Romagna e la partecipazione del Comune di Bologna e della Cineteca di Bologna. La prima assoluta del docufilm è prevista per il prossimo 17 giugno in Piazza Maggiore a Bologna.
Il Dams ha elaborato ed emesso segnali circa un nuovo modo di insegnare e anche di essere studenti. Il regista Lo Giudice conclude lanciando un’anteprima su quello che si vedrà: “Spesso l’iconografia con la quale lo abbiamo voluto rappresentare, sempre in bilico fra il bohemien e il fancazzista, ci ha tratti in inganno. Con questo docufilm vogliamo ricordare una cosa che forse non a tutti è chiara; il DAMS era ed è un posto serio dove si fanno cose serie.”