Il 2023 è stato sicuramente l’anno del riconoscimento del valore storico dell’arte pop di George Michael. La recente introduzione dell’artista britannico scomparso nel 2016 nella Rock’nRoll Hall of Fame americana ne è la testimonianza più forte. Ma per tutto l’anno ci sono stati tributi e celebrazioni, specie in relazione all’inizio dell’attività discografica degli Wham! nel 1983. George era l’immagine del duo che componeva con Andrew Ridgley: conquistarono l’America e la Cina come nessun’altra popstar all’epoca.
Nel 1975 Andrew prese sotto la sua protezione un nuovo ragazzo timido a scuola, alla Bushy Meads School e la favola del loro sodalizio artistico, gli Wham!, terminò tra le lacrime allo stadio di Wembley di Londra nel 1986, con uno show intitolato, appunto, “The Final”. Ma da quel giorno la storia riservò una sorpresa di dimensioni epiche per George Michael: la sua carriera solista riuscì addirittura a eclissare il successo planetario del duo, facendo del cantante un’icona pop che ancora oggi ricordiamo. Questa storia si vede bene nel documentario di Netflix uscito qualche mese fa, raccontata attraverso interviste e filmati d’archivio di George Michael e Andrew Ridgeley.
Le memorie di Andrew Ridgley (autodefinitosi “il non bello del duo”) sono raccolte invece nel libro pubblicato nel 2019 coprono in modo meraviglioso gli anni dei successi planetari assieme, fino a quell’ultimo concerto iconico del 1986: i guai, le risate, le relazioni, il bene e il male. È un momento unico e irripetibile per ricordare quell’epoca, quella band e i contemporanei che hanno fatto la storia del pop.
Ridgley ha detto sul palco della Rock and Roll Hall of Fame in America: “Wham! è stata la realizzazione di tutto ciò a cui avevo sempre aspirato, e la realizzazione per George che davanti a lui lungo un sentiero dorato e infinito c’era il suo destino. La sua voce ha espresso forza e vulnerabilità, qualità che risuonano in tutto il suo eccezionale modo di scrivere. È stata l’espressione della sua anima a creare armonia con emozioni crude e sfrenate. Aveva il potere di far volare qualcuno con la sua gioia e di indebolirlo con il suo dolore. George considerava i suoi talenti in ordine decrescente come quelli di cantautore, produttore e cantante. Tuttavia, mentre le sue canzoni e le sue registrazioni trasmettono brillantemente il suo senso viscerale dell’estasi e del dolore che la vita offre, è stata la bellezza mozzafiato nel modo in cui trasmetteva quel senso che, secondo me, era il suo dono più grande: la sua voce”.
E tutto ciò accade alla vigilia di un nuovo Natale senza George Michael, l’autore della celeberrima “Last Christmas”, che nel gennaio 2021 riuscì finalmente a conquistare la vetta delle classifiche britanniche, dopo 36 anni (record bissato anche nel 2022).