I giochi di parole a quanto pare, fanno bene ai Santi Francesi. Alessandro De Santis, nato nel 1998 a Cuorgné (Torino) e da Mario Francese, nato nel 1997 a Ivrea (Torino), devono il nome del loro gruppo musicale (vincitori di X Factor 2022) alla sintesi dei cognomi. E la canzone che portano al Festival di Sanremo 2024 . Il brano del duo scritto da Alessandro De Santis e Cecilia Del Bono e composto e prodotto da Mario Francese e Antonio Filippelli, si candida a essere uno dei preferiti dei seguaci degli ascolti ricercati. Anche se come spiegano, è nato da un gioco di parole nato per sbaglio.
«“L’AMORE IN BOCCA” è un brano che nasce da un fortunato errore di scrittura de ‘l’amaro in bocca’» spiegano i SANTI FRANCESI. «Siamo rimasti affascinati da quell’espressione che è poi rimasta in un cassetto per alcuni mesi. Poi, durante una session di scrittura con Cecilia Del Bono, con cui lavoravamo per la prima volta, ci siamo trovati a riaprire quel cassetto e scrivere in un pomeriggio “L’AMORE IN BOCCA”. Il brano è un prezioso mistero, una raccolta di diapositive, momenti e suggestioni senza meta o direzione precisa che ruotano attorno a quell’immagine. Romantica e sensuale allo stesso tempo, “l’amore in bocca” è l’espressione attorno sia noi che Cecilia abbiamo raccontato momenti delle nostre rispettive vite private, senza lasciarci andare a troppe spiegazioni, ed è perciò che la natura di questa canzone rimane nascosta, sepolta sotto strati di allegoria, perfino a noi stessi. È affascinante il non sapere, il non esserci mai detti cosa intendessimo davvero, a chi stessimo indirizzando quelle parole.»
Perché un pezzo a sei mani?
Alessandro: Cecilia entra nella nostra dinamica è entrata per caso. Ci siamo conosciuti in un camp Sony e abbiamo provato un’affinità umana. E ci siamo sentiti dopo per capire se c’era compatibilità. Dopo il primo incontro e 4 ore di sessione assieme abbiamo capito che era nato qualcosa. Ed è una cosa nuova per noi, che non abbiamo fatto spesso collaborazioni.
Mario tu sei alla guida della parte musicale soltanto o metti mano anche ai testi?
Mario: La divisione dei compiti è nata così come dici, ma con gli anni siamo avvicinati e interagiamo. Cecilia ha un orecchio davvero incredibile e i ruoli si sono davvero scambiati. Per noi è stato un lavoro davvero di successo.
Dopo la vittoria di un reality show siete stati sempre in tour. Ma adesso per il grande pubblico state per tornare alla ribalta. Cosa vi chiedono le persone sui social o quando vi incontrano?
A: Sicuramente c’è stata la percezione di silenzio, perchè ci siamo dedicati alla musica live. Ma chi ci segue da vicino sa che ci piace il silenzio, ci piace parlare il giusto. Ci siamo dedicati alla scrittura, abbiamo ricevuto poi un invito per Sanremo Giovani e quindi abbiamo accettato. Ci aspettavamo fosse un grande tornado, ovviamente.
M: X Factor non ci ha cambiato a livello artistico, ci ha ascoltato e dato carta bianca. Certo, ha cambiato le nostre vite. Abbiamo lasciato i nostri lavori e abbiamo iniziato a vivere di musica.
A: Per Sanremo ci prepariamo pensando che per la prima volta siamo davanti a tutta l’Italia. Si tratta di un gradino, vero, non è un traguardo ma è sicuramente il passaggio più importante per noi. Non c’è distinzione di pubblico a questo festival, non è una nicchia.
M: Ci immedesimiamo molto nello spirito del festival.
A: Sicuramente io avevo sentimenti contrastanti nei confronti del festival 10, 15 anni fa. Ora è cambiata molto la percezione, di chi lo guarda e di chi lo fa. Credo sia guardato da tutti, l’ho sempre seguito in famiglia, ma prima lo facevo per snobbarlo. Adesso c’è molta più attenzione su tutti gli aspetti. Ora è molto più seguito dai giovani.
A cosa è dovuto secondo te questo cambio di rotta?
A: Perché c’è stato l’avvento dei social e molti si sono avvicinati al festival. Anche se non non siamo molto attivi in quel tipo di media, lo share di questa fascia d’età è aumentato a dismisura. Anche il lavoro di Amadeus ovviamente è stato formidabile.
Che ricordi avete riferiti al festival visto da spettatori?
A: Molto prima del suo primo Sanremo, avevo sentito una canzone di Tananai e l’avevo citato. Mi aveva colpito molto in un ascolto di New Music Friday in un momento in cui lui aveva poco pubblico. Ho seguito tutto il suo percorso e vederlo superarci è stato bello. Il fatto che sia riuscito a emergere nel panorama della musica italiana mi dà molta fiducia.
M: Anche l’attenzione con cui segue la produzione in prima persona è molto bella.
Le ispirazioni e i riferimenti musicali sono cambiati da quando avete successo?
M: Siamo entrambi degli sperimentatori, anche se abbiamo modi molto diversi di ascoltare e creare. Il cambio è arrivato prepotentemente quando ho conosciuto Alessandro. Avevo una band progressive, ascoltavo i vinili di mio padre. Oltre ai Beatles, c’erano per me la PFM e il Banco del Mutuo Soccorso. Erano gli stessi anni dei cantautori e quelle band appartenevano a un’Italia canora per molti meno conosciuta.
A: Io militavo in una band metal.
M: Mi sono avvicinato con Alessandro a una dimensione musicale più pop, ma nonostante questo ogni giorno mi piace spaziare, ascoltare cose nuove che possano influenzarmi.
Siete molto apprezzati anche per le cover. E quest’anno a Sanremo avrete un duetto internazionale.
M: Skin era l’artista perfetta per l’idea di reinterpretazione che avevamo di questo brano. Quando le abbiamo chiesto di affiancarci in questa follia non ci saremmo mai immaginati un ‘sì’, per questo per noi è un grande onore essere accompagnati da una delle voci più significative per la nostra generazione.
A: Avevamo deciso di cantare con lei un mese prima di presentarci a Sanremo Giovani, perché per noi è proprio un piacere fare cover, sono sempre state un modo per sperimentare, rischiare e soprattutto spezzare le aspettative. Come abbiamo fatto con ‘Creep’ dei Radiohead a X Factor. Il duetto che abbiamo preparato per Sanremo 2024 segue questo principio, faremo Hallelujah, un brano di Leonard Cohen che nel corso dei decenni si è radicato nella nostra memoria.
Che sensazione è rifarla con Skin? Una cantante che tra l’altro è stata anche giudice di X Factor.
A: L’abbiamo sempre ascoltata. Oltre che anche suonata, io personalmente cantavo le canzoni degli Skunk Anansie. La canzone ha un’apparenza dolce e confortevole, pur celando una natura contraddittoria, terrena, violenta. Skin con estrema gentilezza e professionalità ha accettato di sfiorare l’intoccabile insieme a noi.
Siete alla vigilia di un cambiamento epocale. Cosa vi immaginate sarà dei Santi Francesi dopo Sanremo?
Siamo curiosi di sapere quale sarà l’approccio all’ascolto di questo brano per il pubblico. Noi non siamo quelli che arrivano al primo impatto, quindi essendo un brano molto misterioso, vogliamo capire cosa provocherà in chi lo sente.
I Santi Francesi cambieranno direzione intenzionalmente?
A: Io credo che una direzione da questo brano si stia creando senza volerlo. Non stiamo scegliendo una direzione precisa. Sicuramente ci saranno anche altre pubblicazioni dopo Sanremo, ma non sappiamo se sarà un EP o album. Ci sarà comunque un filo conduttore che legherà tutti i brani che usciranno quest’anno.
Come avete affrontato l’arrivo della fama? Come vi proteggete?
A: Siamo silenziosi, di base non rispondo a sollecitazioni riguardanti la mia sfera privata. Siamo davvero nel momento di maggior esposizione della nostra carriera e io un mese fa ho spento i social. Non voglio avere a che fare con questo tipo di ritorno, non voglio i numeri, non voglio che si sappiano cose. Non ha niente a che fare con me.
Servizio fotografico Santi Francesi 2024: Mattia Guolo