“Nomade” è il nuovo album di inediti della cantautrice Roberta Di Lorenzo caratterizzato da sonorità etniche e mediterranee, accompagnate dai suoni profondi del flauto armeno in Vento di Grecia, dal respiro nostalgico e sanguigno della fisarmonica in Sud, dal sax suadente di Andy (Bluvertigo) in Bandiera.
Roberta Di Lorenzo è una cantautrice, compositrice e pianista italiana. E’ nota per aver composto testo e musica di “E Tu lo chiami Dio” brano interpretato da Eugenio Finardi al festival di Sanremo del 2012. In occasione del brano ”Polsi” viene ricevuta dal Presidente della Repubblica per il suo impegno in musica contro la violenza di genere. Ha lavorato e duettato con molti artisti tra i quali Eugenio Finardi, Sonohra, Alberto Fortis, Antonella Ruggiero, Guido Guglielminetti, Andrea Mirò e in tour nel 2022 con Gianluca Grignani.
Nel 2023 pubblica il suo nuovo album “Nomade” scritto e composto dalla stessa cantautrice, gli arrangiamenti di chitarre e bassi sono di Alex Loggia e della stessa Roberta ed è stato registrato, mixato e masterizzato da Carlo Miori presso l’Only Music Studio. Nell’album presenti anche interventi di Luca Mastrogiuseppe al duduc, Federico Ariano alla ritmica e Bati Bertolio alla fisarmonica. Il brano U SUD vede l’arrangiamento di Erasmo Petringa e la direzione artistica di Eugenio Bennato La copertina è un’opera del pittore Cosimo Malorgio.
Ascoltando il tuo album ho percepito il racconto di un viaggio all’interno di noi stessi. Per trovare noi stessi non possiamo restare fermi e cercarci ma va intrapreso un viaggio attraverso i nostri canali e stili comunicativi. Per trovarci non possiamo restare fermi.
“Sì è così, perché il movimento ti allontana dalla stasi, da tutto ciò che è stantio, da tutto ciò che è parassitario e quindi da tutto ciò che ci immobilizza. Il muoversi sia fisicamente sulle proprie gambe che internamente ci porta ad una trasformazione e questa è una caratteristica tipica dei curiosi, di chi non si arrende al primo step ma chi è affamato sempre di altro. Non per caso la canzone abita sempre l’altrove cioè quel luogo che viene scritto in un preciso momento ma poi vale per sempre in tutti i posti ed anche il nomade abita l’altrove, ad un certo punto i due binari convergono. Nel mio caso il movimento genera nuove idee, quasi tutte le mie canzoni le ho partorite in movimento, a cavallo, sui treni, cambiando case.”
Qual è la genesi di questo album?
“Questo album è nato in diverse regioni e città d’Italia, è stato pensato tra la Liguria, Napoli, Termoli, Puglia ed infine il disco è stato registrato a Torino, quindi è un disco nomade (ride). L’essere nomade è un bisogno naturale che urla nell’essere umano, viaggiare per diventare se stessi. Dobbiamo muoverci, anche per uscire da questo concetto che ci vuole tutti uguali, da questo gregge. Siamo in un epoca in cui si sta vicini in modo sbagliato, in realtà siamo tutti molto lontani e facciamo massa invece il nomade viaggia leggero, da solo e sa stare con gli altri.”
Tra le canzoni dell’album mi ha maggiormente incuriosito Bandiera. In questa canzone citi i tre colori della bandiera italiana ed io li ho interpretati come il racconto di tre vite, come se esistesse un multistrato di vite, d’altronde siamo quattro stili comunicativi con tre canali comunicativi. Facendo poi riferimento alla Kabbala il tre e associato alla terza lettera dell’alfabeto ebraico: Ghimel ג. La forma della lettera richiama la figura di una persona in procinto di correre e quindi torniamo al concetto di movimento.
“Tre possiamo intenderlo anche come numero sacro, la triade, il triangolo, tutto ciò è molto affascinante e le diverse interpretazioni sono sempre arricchenti. Questa canzone è nata quando ho riletto la nostra Costituzione, che trovo essere il libro più bello scritto da persone illuminate e mi era caduta l’attenzione proprio sull’articolo 3 che fa riferimento, affinché si realizzi il pieno sviluppo della persona umana, all’avere tutti pari dignità sociale ed all’essere uguali davanti alla legge senza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche.
Tu infatti nella canzone canti “sono una donna ma non porto i tacchi”…
“Bravo, questo è proprio l’esempio di come si voglia uscire dal clichè come anche “sorrido anche se non mi guardi”, quindi questo bisogno di esplicitare se stessi nella nostra diversità. Siamo tutti diversi come i fiori in un prato e siamo liberi di esserlo senza discriminazioni. Anche per quanto riguarda le coppie omosessuali, una donna che vuole adottare un figlio, dentro ci sono tanti concetti a favore della vita.”
La collaborazione con Andy com’è nata?
“Con Andy, che stimo tantissimo e che artisticamente conoscevo già dai tempi dei Bluvertigo, ci siamo conosciuti perché io l’anno scorso ho lavorato in tour con Gianluca Grignani e in una data c’era proprio Andy. A fine concerto ci siamo parlati e ci siamo resi conto di avere molti aspetti in comune, anche amici, collaboratori e musicisti. In Bandiera sentivo che mancava uno strumento, sentivo l’esigenza di mettere un fiato e insieme al mio produttore abbiamo avuto la percezione di un sax e lì ho detto «In questa canzone voglio il sax di Andy!» L’ho chiamato, ha sentito la canzone ed ho avuto un feedback molto positivo e dopo due giorni ero in studio da lui a registrarla.”
Prima abbiamo parlato di movimento ed ho pensato all’equilibrio, l’essere alla continua ricerca di un proprio equilibrio andrebbe in contrasto con l’idea di muoversi per cercare se stessi anche se “E quando io sto fermo è perché ho qualcosa in mente” (Sono=sono)…
“Quel famoso punto di equilibrio dura un battito di ciglia, perché il momento in cui decidiamo di muoverci ci fa uscire fuori di asse e noi ci spaventiamo. L’equilibrio è una fotografia invece la vita è un film, è una pellicola che gira. Proprio quando perdiamo quell’equilibrio inizia a succedere qualcosa, inizia a succedere la vita.”
Se volessimo trovare un fil rouge tra le canzoni?
“Mentre scrivevo questo album venivo da continui viaggi fino a quando, nel periodo del lookdown di qualche anno fa, mi sono ritrovata a casa in Puglia e tutto questo mi ha fatto riscoprire un legame con le mie radici, con i posti nei quali sono nata e cresciuta. Quindi credo che il fil rouge sia proprio questo ed anche se la parola Gargano non è presente nelle canzoni, tutte le canzoni nascono da questo momento. Nel periodo creativo di questo album ho fatto un viaggio a Napoli dove ho incontrato Eugenio Bennato ed anche Pietra Montecorvino, che sono due persone meravigliose, loro mi hanno illuminata proprio su questo aspetto, mi hanno detto di raccontare questo mio legame con la mia casa e con la Puglia. Eugenio Bennato è stato un faro da questo punto di vista, mi ha detto non solo di raccontarla ma di farlo in dialetto infatti alla fine dell’album c’è un pezzo in dialetto foggiano. Quindi il fil rouge è la mia terra.