La carriera di Jack Savoretti è una cavalcata di successi con collaborazioni eccellenti. L’unico aspetto che il cantautore anglo-italiano non ha mai modificato della sua musica è la passione e la serietà con cui la scrive. Ha pubblicato 7 dischi in quasi 20 anni, raggiunto la prima posizione in Gran Bretagna due volte, vendite da oltre 1 milione di copie. E collaborazioni eccellenti con Bob Dylan, Kylie Minogue, Mika, Nile Rodgers, James Blunt, Shania Twain, i nostri artisti Elisa, Ex-Otago.
Questa settimana esce il suo primo album in lingua italiana (Capitol Records Italy/Universal Music Italia https://capitol.lnk.to/jacksavorettiita) intitolato “Miss Italia”, con 12 tracce inedite con ospiti come Carla Morrison, Delilah Montagu, Miles Kane, Natalie Imbruglia, Svevaginevra. E una bonus track con ospite Zucchero nella cover di “Senza una donna (Without A Woman)”, che nei primi anni 90 il cantante emiliano portò in top 10 in Gran Bretagna col duetto con Paul Young.
Che importanza riveste questa cover nel tuo percorso?
Questa canzone mi permise di riunire per la prima volta le mie due identità. Da una parte l’italiano, la lingua di mio padre che io all’epoca parlavo poco ahimè ma che comprendevo sicuramente di più dei miei coetanei inglesi, e dall’altra l’inglese, la lingua di mia madre che la cantava in casa duettando con mio padre. ‘Senza una donna’ riassumeva la loro unione, il loro rapporto, esattamente come me, metà italiano e metà inglese.
Il titolo Miss Italia a noi italiani ricorda il famoso concorso. Ma tu lo usi in un altro significato.
Sì, certo è inteso come verbo, mi manca l’Italia. Un gioco di parole, volevo che ci fosse il momento rivelatorio in mezzo all’ascolto dell’album dove si poteva capire il senso di quello che dicevo.
Che effetto fanno le tue origini a chi ti ascolta all’estero?
All’estero sanno che ho origini italiane grazie al mio nome. Quello che è interessante da vedere è il legame che fuori da qui le persone hanno con la musica italiana, che è molto diverso dal rapporto che gli italiani hanno con la loro musica. All’estero c’è attenzione per la musica italiana del passato, c’è un’idea molto romantica, che ho anche io. La visione malinconica, nostalgica della produzione che arriva dall’Italia. E devo dire dopo aver lavorato per due anni qui, è anche mia.
Ci sono influenze italiane nel tuo modo di scrivere?
Ce le ho dentro, sono cresciuto con la musica italiana. Il legame più forte ce l’ho con la musica e il calcio, sono due cose che hanno sempre fatto uscire la mia italianità. Ora vivo vicino Oxford in campagna, sempre con l’idea di trasferirmi un giorno qui da voi.
Cos’è che ti ha impedito di farlo?
Ho tre figli molto British, per adesso hanno la loro vita lì. La prima destinazione della lista è la Liguria. Adesso in verità non saprei che luogo scegliere, adoro Milano ma non riuscirei a tornare in città. Anche per i miei figli, la necessità della campagna al momento è forte. Sono decisioni che si prendono a seconda del periodo della vita che si sta vivendo.
C’è un’altra rockstar inglese che ha legami con la Liguria…
Certo, Serge Pizzorno dei Kasabian. Non ci siamo mai conosciuti, ma quando ho iniziato a suonare suo padre veniva a vedermi dal vivo e abbiamo spesso parlato della nostra passione comune per il Genoa.
Tra le collaborazioni del disco chi ti ha più sorpreso?
Sono tutte collaborazioni diverse, spontanee. “Sarà sempre domenica” è stata prodotta da Dan Rothman dei London Grammar, mi ha chiamato dopo il mio ultimo album ‘Europiana’. Si era innamorato del concetto di quell’album ma mi ha fatto una critica molto positiva: voleva che fosse migliorato fonicamente. E gli ho dato ragione su alcuni aspetti. E quando mi ha chiamato sapeva che stavo lavorando a un album in italiano, proprio nel momento in cui si era appassionato alla musica di Gino Paoli e Mina. E grazie alla serie White Lotus aveva scoperto come molti altri, la musica di De André che è un cantautore non molto conosciuto all’estero, sicuramente non come Mina o altri.
Quindi è un disco che ha unito la passione per l’Italia di tanti artisti diversi?
Sì, come per Miles Kane che è innamorato folle della cultura italiana, nel suo ultimo album c’è addirittura una canzone chiamata ‘Baggio’. Siamo amici da un paio di anni, e l’ho chiamato io per farlo suonare. Ma se ci lasciano in studio assieme, iniziamo subito a tirarci idee addosso come due amici che giocano a ping pong. E da lì è nata ‘Bada bing, bada boom’, una frase italo-americana, che a lui divertiva molto. E parla di una persona che è sempre sulla frontiera della propria identità.
E poi c’è anche un duetto con una popstar australiana molto amata da noi negli anni 90…
Natalie Imbruglia, certo, lei ha genitori di Lipari. Quando le ho parlato del mio progetto mi ha confessato che avrebbe voluto farlo anche lei. E quindi le ho proposto di partecipare alla festa.
Oltre a Zucchero c’è qualche altro talento italiano con cui hai lavorato per “Miss Italia”?
Svegliaginevra arrivata a noi grazie a Tommaso Colliva, il produttore del disco. Anche lei è ligure ed è una poetessa vera. Mi ha fatto sentire la sua musica, e io sono impazzito per il suo uso ritmico delle parole. Era il periodo in cui stavo iniziando a scrivere in italiano e la collaborazione è prettamente lirica, infatti si sente un’identità diversa. Io nel ritornello sono ispirato dai cantautori come Lucio Battisti, mentre nelle strofe si sente la sua mano.
Sei soddisfatto di essere arrivato a un album in italiano in questo momento?
La musica italiana sta facendo buon successo all’estero, forse è al picco da tanti anni. Ma il mio disco è un album mio in italiano, è diverso. È nato da un’esigenza personale, il linguaggio che volevo usare doveva essere vero, più impegnativo. Richiedeva uno sforzo in più di valore. E volevo imparare a scrivere in italiano tenendo ben saldi i riferimenti dei grandi cantautori con cui sono cresciuto.
Chi ti ha segnato di più nei tuoi ascolti passati?
Oggi ho 40 anni e Battisti è morto quando ne avevo 15, che è un’età cruciale nello sviluppo dell’identità personale. E quell’evento ha riportato tutto il suo catalogo a una nuova generazione di ascoltatori. Tutti hanno riscoperto all’improvviso quelle canzoni, come sfortunatamente succede quando un artista manca.
Le tue influenze internazionali oggi quali sono?
È difficile influenzare un musicista che fa questo lavoro da tanto tempo. Oggi ascolto molta musica canadese come il cantautore Patrick Watson e la band indie Half Moon Run che trovo talenti stratosferici. Ho molti amici in Inghilterra che suonano cose molto influenti. E ho presente le mie influenze di sempre, come Paul Simon. Sono cresciuto in una scuola americana, tutta la mia adolescenza è stata accompagnata dalla musica americana degli anni 60 e 70, come ogni generazione che guarda un po’ indietro. Pensa che adesso i miei figli ascoltano musica prodotta negli anni 90 che sento mia. Mia figlia è innamorata di Alanis Morissette e Fiona Apple che è la stessa musica che ascoltavo con mia sorella.
Come è possibile che succeda questo ora?
Fa impressione, ma la musica digitale adesso specialmente, ha riavvicinato le generazioni, perché è tutto molto accessibile. La musica di oggi è tutta perfetta, dopo un po’ ti annoia, non si sentono le imperfezioni. Diventa tutto piatto, i miei figli mi dicono che oggi quello che circola è troppo pulito, nessuno stona, non si sentono i graffi della chitarra. Tutti i figli dei miei amici sono alla ricerca di qualcosa di meno perfetto. Un po’ come lo era per noi, è la stessa ruota che gira.
Sei molto apprezzato da noi, ti hanno mai proposto un programma tv?
Sono stato approcciato per fare X Factor ma non era il momento giusto per me. È sicuramente uno show interessante, cambia in ogni paese anche se il format è lo stesso. Onestamente non so se oggi è la sola strada per un emergente per farsi ascoltare. Fino a 10 anni fa lo era, ma oggi ci sono tante altre strade. In Inghilterra la gente ha rivalutato la vera gavetta, la musica al di fuori dei talent show ha mangiato quella della tv. Sarà difficile conservare un significato importante nel campo culturale per uno show del genere, specie in Italia dove c’è un forte senso della musica che arriva da tante parti diverse, oggi.
Sei molto ammirato anche per il tuo aspetto. Ti interessa la moda?
L’eleganza è quello a cui guardo, sono un classico, non mi piacciono i trend, anche la parola stessa mi fa paura. Mi piacciono le cose che sono senza tempo, che non sono definite dal posto giusto al momento giusto, non mi fido mai dei fuochi improvvisi. Preferisco qualcosa che duri e che ti accompagna per sempre. Io poi vivo questo dualismo perché mi dicono in Italia ‘come sei British’ e in Inghilterra ‘come sei italiano’. A me va bene essere l’uomo out of town, mi sono sempre sentito comodo. Sono davvero un misfit.
TOUR JACK SAVORETTI 2024
Per il lancio del disco sono previsti eventi live in occasione dell’uscita del nuovo album e un tour.
JACK SAVORETTI LANCIO: 17 maggio a Genova, il 18 maggio a Roma e il 19 maggio a Bologna.
I biglietti delle tappe italiane (prodotte da Vivo Concerti in collaborazione con Concerto Music e Momy Records) sono disponibili in tutti i punti vendita autorizzati.
Ad aprire le date del 7 e 8 luglio ci sarà KAZE, la giovane cantautrice che ha da poco pubblicato il suo primo album.
Questo il calendario aggiornato ad oggi del tour di Jack Savoretti:
Venerdì 28 Giugno 2024 Susa (TO) Borgate dal vivo festival
Domenica 7 luglio 2024 Gardone Riviera (BS) Tener-A-Mente Festival
Lunedì 8 Luglio 2024 Bollate (MI)Festival di Villa Arconati
Mercoledì 31 luglio 2024 Marina Di Pietrasanta (LU) Teatro La Versiliana
Lunedì 16 dicembre 2024 Bologna Europauditorium
Giovedì 19 dicembre 2024 Roma Auditorium Della Conciliazione
Foto di apertura di Jack Savoretti: Chris Floyd.