Le Cantine Marisa Cuomo hanno molto su cui poggiare il loro meritato successo. Un’eccellente qualità del vino è sicuramente alla base. Ma il fatto che in esattamente 40 anni siano state guidate saldamente da un’intraprendente donna ne aumenta l’appeal. E anche il contesto di cui si nutre questo apprezzamento sempre maggiore, 10 dei 13 comuni della Costiera Amalfitana, non è da meno. Questi vini “abitano” nella stupenda cornice della costiera amalfitana, un connubio di rocce, mare e vini dal carattere unico.
“Questo non è un lavoro che può essere svolto da chi non è nato in questa terra”, dice Marisa Cuomo al termine del convegno “La coltivazione della vita, la produzione e il commercio del vino in Amalgi Medievale“. Il riferimento è agli impervi e mirabili terrazzamenti che punteggiano il paesaggio della costa d’Amalfi. Una sfida vinta, se si pensa che in molti casi i terreni in cui si producono vini pregiati erano abbandonati a se stessi. Sono questi i vini estremi, i vini eroici, figli della fatica, del sudore, della laboriosità dell’uomo; sono prodotti in zone spesso sconosciute, geograficamente impervie, talvolta impossibili e coltivati in minuscoli fazzoletti di terra strappati alla montagna, alle rocce, al mare. Anche per questo il celebre titolo di Magister di Civiltà Amalfitana in occasione del tradizionale Capodanno Bizantino oggi andrà a Marisa Cuomo, la donna del vino della Costa d’Amalfi. “Così come i mercanti di questa terra si fecero conoscere in tutto il mondo – dice il sindaco della città Daniele Milano – anche questa donna ha contribuito a portare il nome di Amalfi nel mondo”.
Dal Trentino-Alto Adige alla Sardegna, dalla Valle d’Aosta all’isola di Pantelleria, dalla Valtellina alla Costiera Amalfitana, dalle Cinque Terre alle pendici dell’Etna, molti sono i vini italiani nati in posti impervi. Eppure Marisa Cuomo, partita nel 1982 da un appezzamento modesto, oggi con 60 agricoltori e 40 ettari, è riuscita nel coniugare qualità e ricerca. “Sono molto orgogliosa di poter raccontare la mia storia a 40 anni dall’inizio – dice commossa nelle celebrazioni amalfitane che la coinvolgono in questi giorni – anche se so che si può sempre migliorare. Siamo partiti con una sperimentazione, nel 1995 ci è stata attribuita la dicitura DOC. Con mio marito abbiamo iniziato con le mani, senza sapere cosa sarebbe venuto fuori da questi vigneti. Oggi lavoriamo con metodi antichi ma tecnologie moderne”.
Grazie ai contadini spericolati che hanno fornito le uve di proprietà, dai tre etti e mezzo degli inizi, la cantina oggi ha 10 location produttive su 13 comuni della Costiera. I vigneti sono a Cetara, Raito, Tramonti, Ravello, Furore.
Undicesima di 13 figli, Marisa Cuomo ha 59 anni con 45 di contributi per il lavoro. Orgogliosa di sottolinearlo: “Tutto quello che riguarda le botti è sotto il mio controllo ancora oggi – racconta – e il grande lavoro del trasposto a spalla con mezz’ora di cammino su scale e salite dei nostri operai è ripagato solo dall’apprezzamento che stiamo avendo in questi anni. L’Oscar dei vini, le segnalazioni nelle guide, l’incoraggiamento per la proposta che si rinnova”.
Furore, il comune da dove tutto è partito, è sparso tra cielo, mare e un fiordo conosciuto come il più meridionale d’Europa.
Le viti a pareti crescono in orizzontale, in terrazze verso il mare, nella più arida e generosa agricoltura del mondo che crea anche occasioni turistiche visto che ogni anno qui accorrono per ammirare questo paesaggio modulato dall’uomo, migliaia di visitatori dal mondo.
Dal vaporoso Gran Furor Divina Costiera, Andrea Ferraioli ha tirato fuori “Cantine di Marisa Cuomo”, gentile pensiero per la moglie nel giorno delle nozze. Doc Costa d’Amalfi. Un bianco di freschi profumi ed un rosso riserva che passano lenti per botti di rovere, come sapientemente indicato da Luigi Moio, poeta enologo che per primo ipotizzò un salto di qualità di questo prodotto.
Vitigni autoctoni come la ginestra sono tra le 50 varietà di uva locali. Frutti pregiati di una terra che ha fornito a Marisa Cuomo riconoscimenti quali l’Oscar nel 2013 come miglior bianco italiano, il Leone d’oro, i tre bicchieri e il riconoscimento come prima cantina italiana con vista mare.
Amalfi da qualche anno è nel registro dei paesaggi storici rurali per prima in Campania. Un primato che adesso i comuni costieri vogliono espandere, candidando questo territorio al premio attribuito dalla FAO, organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che si chiama da 20 anni GIAHS (Globally Important Agricultural Hertitage System).
Non solo meriti per aver risvegliato un orgoglio e laboriosità di una coltura di tradizione antica. Come ha sottolineato il sindaco di Atrani, Luciano De Rosa, ”il successo dell’impresa di Marisa Cuomo è anche più importante se si considera che ha aggregato agricoltori e professionalità in una terra piena di localismi”.