Spesso per un artista non è sempre semplice capire quale sia o se esista un modo solo per esprimere la propria creatività! Andrea Perotti, in arte “Loestilden” di tecniche e stilemi d’arte ne ha sperimentate tante. Nato a Brezzone sul Garda, terminati gli studi d’arte all’Istituto d’arte Fortunato Depero, ha frequentato vari corsi di ceramica Raku (uno dei quali in Toscana); si è cimentato nell’arte dei Murales, realizzando opere in alcune camere d’hotel; ha realizzato monili di bigiotteria artistica assemblati con pietre dure e ceramiche Raku. È passato poi alle tele, utilizzando colori acrilici. Solo successivamente ha sperimentato colori per stoffe su vestiti prêt-à-porter: dalle giacche alle camicie, ai coloratissimi pantaloni che indossa con molta nonchalance.
A proposito del suo pseudonimo “Loestilden”, ci ha riferito un aneddoto curioso: “Cercavo un nome che mi piacesse, che avesse un suono piacevole e un giorno finita la meditazione, ho sentito una voce che mi ripeteva con insistenza questo nome. Da allora, lo uso”. Gli abbiamo chiesto come mai questa passione? “Uso colori appositi per stoffa, intanto i capi che creo, li indossiamo noi due, io e il mio compagno. In realtà, non e tanto che ho cominciato a dipingere vestiti. Vedo che piacciono e spesso mi fermano per strada e mi chiedono dove li ho comprati. A volte mi succede, quando stendo la base bianca su capì di abbigliamento scuri, mentre asciugo il bianco con il fon, intravedo delle forme; con una matita le evidenzio e vengono fuori dei volti o delle forme strane”. Ci racconta che dipinge nello stesso modo, seguendo l’estro; “Nelle mie opere cerco di ispirarmi ad artisti del 900, da Pablo Picasso a Jean-Michel Basquiat, a Amedeo Modigliani e tanti altri.
Per ciò che concerne i soggetti delle mie opere, spesso dipingo quello che sogno, usando colori molto forti e contrastanti. Il tema della spiritualità è spesso presente nei miei lavori”. A proposito dei progetti a cui sta lavorando ci ha confessato: “mi interessa il mondo della moda, vorrei portare i miei lavori su vestiti da indossare”. Le sue creazioni sono ricche di brio e di esplosioni cromatiche, sottolineate da linee nere che evidenziano il tratto dei volti o dei fiori e dei simboli, tratti da un repertorio sterminato come le scritte vergate senza un ordine apparente. Rievocano la grande stagione della pittura americana degli anni del dopo guerra; quella della Pop Art e della Street Art, o le infinite vie dell’evoluzione del Graffitismo urbano.
A proposito della sua dimora e del suo atelier ci racconta con una punta di orgoglio: “La casa in cui vivo è di famiglia e l’ho ristrutturata circa trenta anni fa. Vivo in una splendida zona, in collina a due passi dal lago di Garda. Sono fortunato ad avere anche un piccolo giardino con una spettacolare vista sul lago. Questo è il mio luogo preferito per dipingere -tempo permettendo- ma ho anche una piccola taverna adiacente al giardino. La mia casa è dislocata su tre piani più il giardino, non è molto grande, tuttavia è strapiena di oggetti che trovo nei mercatini che spesso frequento. Adoro lo stile etnico, quello vintage, i tappeti e i quadri che sono ovunque in tutti gli ambienti! Coltivo tantissime piante e mi piace molto la musica”. Gli abbiamo chiesto quale sia l’opera perfetta che vorrebbe realizzare a breve o nel prossimo futuro: “una sfilata di moda con tanti vestiti realizzati e dipinti da me! In seguito verranno altre idee, ne sono sicuro”.
Testo di Teobaldo Fortunato, foto di Andrea Perotti