“Un amico mi ha detto di non accettare compromessi sulla vita e sull’amore, io gli ho risposto nemmeno sulla morte e sugli stati della materia: è tutto un febbrile divenire”. Questi versi sono tratti da una delle poesie pubblicate in “Materia Verticale”, la nuova raccolta uscita per Nulla Die Edizioni, scritta da Imperatrice Bruno, poetessa campana classe 2001. E dicono molto della forza espressiva, e delle intenzioni comunicative vivaci e affabili dell’autrice, che dopo il suo debutto con “Costellazioni di emozioni” (2018, Aletti editore) è stata scoperta da un nuovo pubblico. Ha scritto nel 2021 la raccolta poetica “Caratteri Interi” (Nulla Die) e nel 2022 “Volontà nobili”, due autentici casi letterari in Italia. In un mercato che non premia di certo la poesia, Imperatrice, che ha iniziato a scrivere sei anni fa, è stata capace di avvicinare a tali letture un pubblico giovane e nuovo, complice il suo sapiente utilizzo dei social media. “La mia missione è la ricerca del fuoco e della luce bianche che possa rivelarmi la luce del mondo“, racconta a chi le chiede il perché della sua scelta.
E come scrive una giovane autrice nel 2024? “Quando sono in giro annoto le prime impressioni sulle note dello smartphone. Devo rileggere quello che ho scritto dopo almeno una settimana perché c’è bisogno di un certo distacco per capire il ritmo, il senso, la coerenza. Rileggo sempre le mie poesie a distanza, come se fosse la prima volta. Se scrivo a casa, a penna, invece, è come se la mano andasse da sola. Alcune verità si svelano da sole e mi accorgo della loro esistenza quando le rileggo”.
Studentessa responsabile di economia aziendale alla Bocconi di Milano, lavorativamente impegnata nel management di un’attività di hotellerie di famiglia, Imperatrice Bruno, nata in provincia di Avellino, dice di aver trovato la sua voce con la pubblicazione del terzo libro. Ora prenderà una pausa dopo i successi fulminei e forse cambierà anche modo di comunicare. “Ho un modo di fare poesia fisico, per me la poesia è camminare le parole – ci racconta a Milano, dove attualmente vive – . I miei padri e le mie madri sono i grandi del Novecento. Mi ritengo un’avida lettrice di poesie e lo scenario contemporaneo al tempo stesso mi forgia e influenza di continuo. Bisogna sapersi inserire in un contesto di vita attuale, pur usando, nel mio caso, un mezzo antichissimo”
Oggi Imperatrice usa i social come finestra a cui si affacciano le persone più disparate, dagli studenti ai professori. Accetta il dualismo tra attività letteraria e università (“mi serve, ma la poesia non è un hobby per me”, dice convinta) e riconosce che “crearsi un’identità a questa età è molto difficile”. Nonostante il successo e gli apprezzamenti? “Ci sono incertezze che si avvertono. Quest’ultimo non è il libro della mia maturità, ancora non ho 23 anni ma la mia ricerca è maturata. Vivo la poesia in modo assoluto. Non può essere il mio lavoro, sono realista. Vende poco se comparata ai grandi numeri della narrativa. Ma mi tiene in vita“.
“Materia Verticale” parla di un incontro tra spazio fisico e metafisico: “Mi sono concentrata sull’essere vivi in vari stati dell’esistenza. Essere una madre, una figlia, un fratello. Come suggerisce la copertina del libro, ciò che ho scritto è una scala che congiunge vivi e morti, visioni oniriche e poetiche. Le mie ricerche di ispirazioni sono basate sulla responsabilità nei confronti di chi mi ha preceduto ma anche sulla curiosità che ho verso i miei contemporanei, la cui lettura è fondamentale, e sulla mia vivace quotidianità. Da ventenne non sono un’intellettuale distaccata”.
Pro e contro della divulgazione social li conosce bene: “Nell’epoca della comunicazione veloce, il linguaggio della poesia è molto funzionale da un lato. Si conoscono oggi nomi della poesia che prima erano letti solo dalla nicchia del settore. Ma si perde la concezione del libro come lettura organica. Ognuno se ne sceglie un pezzo. Io credo ci sia una storia e un senso nella consecutio delle poesie pubblicate nelle raccolte”.
Detto questo, Imperatrice Bruno si definisce figlia del suo tempo: “Il poeta deve essere voce del proprio tempo. Il che implica anche interessarsi di tematiche civili, adottare un linguaggio che è frutto della contemporaneità. E nel mio caso anche essere aperta verso il pubblico che ormai è abituato a un dialogo diretto. La cosa che non cambia nei tempi è l’ispirazione. La passeggiata, l’osservazione delle conversazioni altrui. Credo che la poesia possa essere un’arte che cattura il presente e anticipa il futuro. Perché il classico è sempreverde? Perché tratta temi universali che si ripropongono. La parola deve riuscire a vedere oltre l’oggi del mondo che cambia“.
La storia di Imperatrice è ancora più intrigante se si pensa che ha iniziato a scrivere in modo accidentale perché le decisioni di vita erano già prese. Doveva trasferirsi in un’altra città per l’università e seguire le attività di famiglia. “Proprio perché non c’era niente di preventivato non ho avuto pressioni dal mercato. Ho seguito il flusso anche della risposta dei lettori e ho tenuto in considerazione quello che mi dicevano i professionisti più grandi di me. Molti mi scrivono che attraverso le mie poesie hanno risanato o creato rapporti. Il pensiero di essere sui comodini di tante persone, però, quasi mi spaventa”.