Gianluca Fumarola 37 anni, esperto di arti marziali e praticante da più di 25, è uno dei punti di riferimento della disciplina Wing Chun, arte marziale antica del popolo cinese. L’atleta milanese si è fatto conoscere soprattutto nella comunità di imprenditori e manager, da quando ha deciso di insegnare tecniche di difesa e mindset in accordo con la filosofia della sua disciplina. Che prevede in primis rilassatezza muscolare e agilità, visto che si tratta di una vera tecnica di difesa fisica e mentale. Il Wing Chun si sta facendo sempre più largo tra chi si appassiona alle arti marziali orientali e benché ancora sconosciuto ai più, ha grandi margini di divulgazione ulteriore da parte dei Sifu, i suoi maestri. Fumarola in questo senso è un pioniere, opera a Milano, e ci preannuncia tante iniziative per portare la divulgazione delle arti marziali in Italia a un altro livello, oltre le mode del momento legate ai trend dei social media o al successo di film stagionali.

In questo fotogramma di un video, l’atleta si trova nei piani dei Resinelli in prossimità di Lecco,
dopo un seminario e una camminata di 5 ore di notte in un laghetto nascosto. Il video è pubblicato sull’Instagram del nostro protagonista.
Gianluca, come hai iniziato ad appassionarti alle discipline orientali?
Prima ho seguito corsi di Judo e Karate, sin dall’età di 7 anni quando accompagnavo in palestra mio padre che faceva lotta greco-romana. Un giorno a 12 anni mi ero andato ad allenare con lui e ho visto alcuni praticare il Wing Chun e ci siamo iscritti assieme. Secondo me non è stato un caso e infatti è diventata la mia filosofia da quel momento.
Che tipo di insegnamenti impartisci?
L’attività di una persona che insegna Wing Chun è quella di rendere consapevole il cliente delle abilità motorie e intellettuali. Si tratta di evidenziare il massimo delle potenzialità per essere consapevoli della propria forza e resistenza.
Chi si rivolge a te per autodifesa?
Ci sono tantissimi motivi per cui si inizia, anche inconsciamente, ci si avvicina all’arte marziale per curiosità e poi per cercare se stessi. Ci si vuole sentire più sicuri in situazioni di stress, rimanendo tranquilli e acquistare fiducia in se stessi.
C’è una persona-tipo che si rivolge ai maestri Sifu?
Il denominatore comune è chi ha avuto situazioni spiacevoli e non è riuscito a gestirle. A volte mi contattano in seguito alla visione di un film o per sentito dire. Ci sono poi persone che vogliono percepirsi più atletiche o perché vogliono affrontare uno stress e si rendono conto di non avere un pacchetto di abilità motorie e mentali e si affidano a chi può guidarle verso la sicurezza.

Un errore da non commettere?
Le arti marziali sono come una scuola, all’inizio si può fare qualcosa e non si può fare tutto subito. Tutti vogliono essere subito all’università ma la disciplina che insegno va a step.
Molti mi chiedono, in quanto tempo imparo a difendermi? Già in questa domanda c’è insicurezza.
Tu hai un maestro in Cina?
Sì a Hong Kong, città in cui vado dal 2008 e dove ha sede la Ving Tsun Athletic Association che è il punto di ritrovo dei maestri internazionali. Quando andavo all’inizio vedevo che c’era un altro metodo di insegnamento rispetto ai maestri italiani. Dopo averne cambiati alcuni sono riuscito ad approcciare con Sifu Dennis Lee che inizialmente non mi voleva come allievo, perché gli occidentali hanno una codifica diversa, diceva. Adesso ho il nome cinese Chig Lm che vuol dire pensiero positivo, me l’ha dato lui quando mi ha conosciuto e mi ha accettato, ma è stata dura.
Sono insegnamenti che restano per sempre?
È come per un chirurgo che se cambia lavoro resta chirurgo a vita. Quindi direi che l’imprinting qualsiasi cosa succeda, resta.
Ti stai dedicando attivamente alla divulgazione di questa disciplina. In che modo?
Una delle 9 leggi degli antichi maestri del Wing Chun è proprio quella di diffondere la conoscenza.
Per questo sto scrivendo un libro sul Wing Chun da qualche anno, tra l’altro la prima riga l’ho scritta a Matera quando ero in vacanza, proprio con l’intenzione di lasciare un qualcosa.
L’intenzione che ho messo nella stesura è quella di far capire anche a livello mentale cos’è la disciplina. Non voglio interferenze o banalizzazioni per farlo diventare appetibile, quindi sarà online e auto prodotto a tiratura limitata.

So che ci sono anche progetti cinematografici che ti riguardano. Ce ne parli?
Sono sempre stato appassionato e attratto dal cinema e ultimamente con Felipe Cilo Acevedo, un regista emergente abbiamo lavorato su alcuni cortometraggi.
Attualmente con Felipe, altri registi e produttori stiamo lavorando anche su un lungometraggio. In questo momento sto cercando di farmi strada anche come attore per trasmettere la passione marziale e la cultura che la accompagna, voglio portare il mio nome e le arti marziali ad un altro livello, soprattutto in Italia, visto che in questo settore siamo un po’ indietro.
Cosa diventa Gianluca Fumarola nella fiction?
Nel lungometraggio il personaggio principale interpretato da me, fa arti marziali e ha avuto un passato militare. Nel film si attraversano le cinque fasi emotive dell’essere umano, la gioia, la paura la preoccupazione la tristezza e la rabbia sono vissute dal protagonista in maniera fisica e mentale. Carlo Fusco che ha lavorato già con attori famosi come Denny Glover, John Savage e Burt Young sarà il regista.
Come è la situazione in Italia per il Wing Chun? Dove è più praticato?
Milano è una piazza proficua, anche a Roma si pratica. Sicuramente dopo l’avvento di alcuni film come “Ip Man”, il Wing Chun si è propagato praticamente ovunque.