Erisu è un nome di natura ancestrale, che illumina un mondo primordiale di grande fascino. Lo hanno scelto come identificazione di un gruppo metal rock e non solo, quattro ragazze che si stanno facendo strada nella musica alternativa italiana e che hanno presa anche all’estero. L’album “Heavy Goddesses” appena uscito presenta collaborazioni di rilievo. Quattro brani sono stati scritti e prodotti da Steve Sylvester, l’iconico leader dei Death SS, pionieri e “inventori” dell’epopea dell’Horror Metal, che hanno influenzato gruppi come i Ghost e artisti come Rob Zombie. Inoltre, Andy Panigada, uno dei chitarristi metal italiani più noti e prolifici a livello mondiale, attualmente in tour con la storica band Bulldozer, ha contribuito come musicista e autore di due brani del disco. Tutti i membri attuali dei Death SS hanno partecipato come esecutori musicali alla realizzazione delle canzoni.
Incontrando le Erisu si ha la sensazione che le ragazze abbiano studiato. Nel senso che ogni gesto, ogni trucco e ogni nota richiama a un preciso universo che è stato ben individuato nella platea dei gusti delle voci femminili che compongono la band. ““Heavy Goddesses” è un concept album caratterizzato da sonorità rock metal – ci raccontano – e al suo interno abbiamo anche voluto affrontare tematiche forti e ricorrenti che legano i brani in una trama ideale. Sono dieci canzoni ispirate alle opere musicali teatrali degli anni ’70 e ’80, un omaggio alle radici del rock e dell’heavy metal classico, ma con sonorità moderne. Tutti i titoli delle canzoni sono ispirati a deità femminili ancestrali, suggerendo un percorso ideale attraverso dieci tappe”.
La band ((Nunrim, Ninlil, Nenlu e Nantù) nasce nel 2020 quando poco prima della pandemia facevano musica in ambienti diversi. Due delle componenti arrivano da Firenze, un’altra voce, ha formazione classica avendo studiato canto lirico.
Ci raccontano: “Non c’è verbo più potente della musica, e questa dimensione l’abbiamo voluta ricreare con le nostre passioni. La dea della discordia Eris, da cui abbiamo preso il nome, viene chiamata diversamente nelle varie religioni antiche ma quello che ci affascinava era che la sua memoria storica nei millenni si è ritrovata. Non è un caso che le religioni monoteiste abbiano poi coniato tutti dei al maschile“.
Un meltin pot affascinante (“il nostro metal è come una minestra, dove in cima c’è il prog rock”), e nel disco ci sono le chiavi di lettura del culto della dea a cui si riferiscono le quattro ragazze, declinate in 10 brani. “Abbiamo quattro vocalità molto diverse due contralti e due soprani, ma ci unisce la passione per il metal. La dea ci bisbiglia di notte e ci detta le idee, infatti quando scriviamo di giorno assieme è come se nascessero da sole le canzoni. Siamo sorelle acquisite, è come se fossimo già allineate”.
Da giovani volitive e determinate, le Erisu hanno la classica dinamica di band: vivono in comunità, lavorano assieme con grande entusiasmo e vogliono mettere quanto più possibile di personale nel loro lavoro. “Anche se nel disco abbiamo inciso solo le voci, siamo tutte musiciste quindi c’è molto della nostra impronta in quello che si sente in Heavy Goddesses”.
La collaborazione con Steve Sylvester è nata quando hanno conosciuto il loro idolo a un festival dove si stavano esibendo assieme. Dopo qualche mese di contatti a distanza, è arrivata l’occasione di avere il re dell’Horror Rock in studio: “Non pensiamo che la nostra comunione possa mettere all’angolo una figura maschile. Crediamo che Steve si riveda in noi oltre che a trattarci come le nipoti, ha una musicalità che unisce”.
Il dualismo è anche alla base del fascino del progetto Erisu. Va bene per un mercato sia italiano che estero, contiene echi di musica classica e rock, si sente che è impostato su un background culturale dalle metriche italiane, o comunque mediterranee. Infatti le ragazze si autodefiniscono “Sumerian Rock” e hanno avuto i primi successi in Spagna, Francia e Svezia durante le prime date dal vivo quest’anno.
Tutto il nord Europa ha tante nicchie di metal legato a idee mitologiche. “All’inizio tutta la nostra fanbase era europea e molti feedback arrivavano dal Sud America. Facevano tutto online, perché c’era il Covid ed è stata una grande formazione. Ci ha fatto riflettere, ci ha fatto capire che potevamo avere un pubblico fuori dai confini, e ci ha dato coraggio. Il paganesimo e il metal possono essere argomenti molti femminili. Abbiamo conosciuto nel frattempo altre band che condividono con noi le stesse influenze, e ci siamo rese conto di avere molto supporto e di essere in un ambiente molto solidale. Non abbiamo mai subito giudizi o stereotipi”.
Altra pietra miliare della loro breve storia è l’incontro recente a Lucca Comics con Cristina Scabbia, la voce e l’immagine dei Lacuna Coil. “Per noi conoscerla è stata un’emozione perché ha una bella attitudine oltre che essere un’icona”.
In attesa di espandere i concetti del loro “culto” rock con altre canzoni, ora le Erisu pensano a divertirsi con i concerti. E sulle derive pericolose che alcuni movimenti metal hanno preso specie in Nord Europa, sono ferme: “Documentandoci sulla storia abbiamo capito che arriviamo tutti dallo stesso ceppo e quindi non siamo contrapposti a nessuno. Erisu vuole promuovere un messaggio positivo e accettazione delle diversità. Non ci interessa il culto estremizzato che polarizza e allontana al posto di unire”.