“La Rivoluzione” (Anyway Music) è il nuovo album di Enrico Ruggeri, un disco che parla di rapporti umani, di sogni adolescenziali e di una generazione che si è scontrata con la vita, rappresentata dall’iconico scatto di copertina, una foto della classe di Enrico Ruggeri al Liceo Berchet, anno scolastico ‘73/’74.
Il cantautore ha lavorato per due anni a tutti i brani dell’album, con la collaborazione di Andrea Mirò in “Gladiatore” e di Massimo Bigi in “La Rivoluzione”, “Non sparate sul cantante”, “Parte di me” e “Glam bang”.
Vincitore del Premio Tenco nel 2021, in oltre 40 anni di carriera Enrico Ruggeri ha scritto pezzi di storia della musica italiana, per se stesso, per i Decibel e per altri grandi artisti. Affonda le sue radici nel punk, in bilico tra rock e synth pop senza mai rinunciare alla melodia. Al cantautorato affianca l’attività di scrittore (il suo ultimo romanzo è il best seller “Un gioco da ragazzi” per La Nave di Teseo), conduttore televisivo e radiofonico.
È il Presidente della Nazionale Cantanti, Associazione nata nel 1981, da un’idea di Mogol per sostenere cause benefiche e per creare un’occasione di aggregazione tra i cantanti e non solo. Un’associazione, attualmente guidata dal Direttore Generale Gian Luca Pecchini, che sostiene il valore dello sport e della musica, per veicolare messaggi di pace e solidarietà non solo in Italia ma nel mondo. Nazionale Cantanti e Fondazione Progetto Arca hanno sostenuto il progetto “Profughi di Guerra” relativo all’“Emergenza Ucraina”.
“Ho passato la vita a fare 1 album all’anno e poi a un certo punto ho saltato 3 anni. Questo disco – racconta Enrico Ruggeri – quindi arriva dopo un lungo periodo di lavoro e programmazione, per me è come se fosse un best of, in cui ho raccolto le canzoni più belle che ho scritto in questi ultimi anni.
È un album che mi è costato tanto lavoro, tanti giorni passati con gli amici in studio, da Fortu Sacka a Sergio Bianchi (già mio ingegnere del suono in anni precedenti). Sono stati fondamentali anche la creatività della band, Marco Montanari, arrivato in corsa, e Massimo Bigi, che firma con me alcune canzoni alle quali ci siamo approcciati in maniera diversa, partendo da un suo spunto e elaborandolo.”
Hai dichiarato che questo album ti è costato tanto lavoro, possiamo aggiungere che ti è costato anche tanti ricordi anche di notti notti da asciugare e vuoti immensi, per citare due parti della canzone Parte di me?
“Si, questo è un album diverso dagli altri, proprio da un punto di vista pratico. Io in quarant’anni ho fatto 37 album, siamo quasi a uno all’anno, Adesso sono passati tre anni dall’album precedente, molto per motivi intuibili vedi pandemia e restrizioni. Tutto questo in realtà ha fatto sì che io mi prendessi tutto il tempo perché ho la fortuna di avere il mio studio e quindi di non avere scadenze. Questa volta sono arrivato in studio con le canzoni e i primi giorni li abbiamo spesi a parlare delle canzoni, a ragionare sul testo e sulle musiche, su come realizzare poi subito dopo abbiamo iniziato a suonare e dopo ancora abbiamo iniziato ad accendere le macchine per registrare . Questo perché volevo essere certo che il suono che avevo in mente, il Santo Graal che ogni musicista ha e cioè il suono, fosse anche quello che avevano in mente anche gli altri della band e quindi ci voleva più tempo”
Tutto questo tempo è stata quindi un’opportunità?
“Esatto, è stato l’opportunità per scrivere un romanzo che ho iniziato a marzo 2020 e poi l’ho finito in estate e poi per tutto il resto del tempo lavorare all’album perché l’obiettivo era che questo album avesse una riconoscibilità ancora prima che io iniziassi a cantare. L’aspetto importante era che prima ancora di cantare si capisse che era il mio album.”
Hai dichiarato che quello che abbiamo vissuto tutti è stato “un periodo logorante che ha esasperato la solitudine in cui abbiamo ascoltato poco”, forse perché il non ascoltare soddisfa il nostro bisogno di sicurezza. Soltanto l’ascolto reale e profondo di noi stessi ci porta ad abbandonare la nostra area di comfort e quindi ci porta a fare la rivoluzione. Questo album, questo messaggio arriva nel momento giusto
“Assolutamente, oggi su qualsiasi cosa ci si divide in due tifoserie. Qualsiasi argomento: pandemie, guerra qualsiasi cosa e ognuno ascolta solo quelli che la pensano come lui non c’è possibilità di essere sfiorati dal dubbio o dalla curiosità di dire: «Ma quello che sostiene una tesi diversa dalla mia cosa ha da dirmi, fammi sentire perché la pensa così diversamente da me». Ecco, noi non siamo più abituati a fare questo.”
Parafrasando i titoli di due canzoni dell’album La rivoluzione è parte di me e La rivoluzione parte da me nel videoclip de La Rivoluzione ci sei tu che lentamente ti trasformi, ti metti una maschera e alla fine del video allo specchio invece viene riflessa la tua immagine senza nessuna maschera. Con questo che cosa ci hai voluto dire?
“C’è una parte di noi che rimane sempre con il candore e l’entusiasmo dell’adolescenza e c’è un’altra parte della nostra anima che si guasta e si imbruttisce perché la vita è complicata. Nella copertina dell’album ad esempio ho messo degli adolescenti, ho messo la mia classe a significare quanto la vita cambi da quando siamo adolescenti e ci immaginiamo una vita che poi non sarà così e quindi nel video lo stesso il lui “normale” si guarda con il lui “rovinato”. C’è tutta una letteratura sull’invecchiamento, logoramento e sullo sdoppiamento vedi Dorian Grey o Frankenstein, Dottor Jekyll e Mister Hide e anche nel video ci sono questi temi. A volte abbiamo un’anima candida e a volte abbiamo un’anima sporca.”
Restando su queste due canzoni ne La rivoluzione canti “Siamo quello che resta di certi sogni appesi al soffitto di quest’ultima festa” mentre in Parte di me canti “Ci sono sogni lasciati in terra”. Quindi ti chiedo quali sono questi sogni che sono ancora appesi al soffitto e quali sono quelli che invece hai lasciato per terra?
“Il mio sogno dell’adolescenza era proprio quello di suonare, non come fanno oggi come rivalsa sociale, non volevo dire: «Beccati questa o rosicate». Volevo solo suonare perchè era la cosa che mi faceva stare bene e quindi nel periodo dell’adolescenza il sogno era fare dei dischi, due o tre magari, e da questo punto di vista si sono altro che realizzati. Poi un po’ perchè l’appetito vien mangiando un po’ perché conosci la vita quando poi ho iniziato ad essere un musicista conosciuto, un musicista professionista, come tutti del resto, ci sono stati dei progetti che non sono andati in porto o cose che speravo andassero in modo e poi sono andate in modo diverso. Questa è la vita”
Proprio continuando sul tema della letteratura due canzoni dell’album mi hanno fatto pensare a Gabriel Garcia Marquez e cioè La mia libertà, che tratta il tema della morte, e Glam Bang. L’autore nei suoi scritti racconta di personaggi soli, del lento ed inesorabile scorrere del tempo e della morte. Ne La mia libertà canti “la mia libertà è restare solo, la felicità sarà spiccare volo”. Invece in Glam Bang tu canti, “c’è una parte di noi che non scrivo e non dico”. Queste parti dei due testi mi hanno riportato alla mente Cent’anni di solitudine nel quale la protagonista ascende al cielo e scompare alla vista della famiglia e quanto detto dallo scrittore colombiano che gli esseri umani hanno tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.
“In La mia libertà la solitudine possiamo vederla anche come premio e liberazione dalle brutture mentre in Glam Bang quella parte che non dico magari è perché non la so, oppure non l’ho capita o perché non sono sicuro di dirvela perché troppo intima. Le licenze poetiche vanno anche al di là di chi scrive nel senso che non si può capire tutto fino in fondo”.
Tu hai scritto canzoni che resteranno nella storia della musica ed hai scritto canzoni anche per altri artisti. Mi viene in mente “Quello che le donne non dicono” cantata da Fiorella Mannoia che al Festival di Sanremo ha vinto il premio della critica. Quando scrivi quelle canzoni le scrivi per te e poi vengono donate ad altri artisti oppure nascono con l’intento di essere donate?
“Le scrivo per me, per il piacere che provo nello scrivere canzoni. A volte inizio a scrivere canzoni che non mi piacciano ma la scrivo lo stesso proprio per il piacere di scriverle, poi le butto. Scrivere canzoni è un pò un cruciverba con la mia anima e a volte prendono strade diverse per i casi della vita. “Quello che le donne non dicono” è nata così in versione femminile e mi sono reso conto che quantomeno in prima battuta non potevo cantarla io, poi ogni canzone ha la sua storia. Ci sono cose di me che sono più chiare quando scrivo rispetto a quando vivo”.
Magna Charta, la prima traccia dell’album è raccontata e non cantata e più volte ripeti che abbiamo mangiato la polvere e mi ha riportato alla mente proprio il brano polvere quando ripeti più volte Non mi cercare che non mi riconoscerai.
“Ci sono delle immagini molto forti, che sono la polvere e le stelle e c’è anche un album che si chiama Fango e stelle e “l’abbiamo mangiato la polvere guardando le stelle” sono gli alti e bassi della vita, sono i momenti della vita controversi quando ti senti il più forte del mondo e un attimo dopo ti senti più debole e credo sia un qualcosa che succede a tutti.”
L’album è disponibile in digitale, in versione CD e vinile ed è prodotto da Enrico Ruggeri con Fortu Sacka e Sergio Bianchi. Hanno suonato Paolo Zanetti (chitarre), Francesco Luppi (tastiere), Alex Polifrone (batteria), Fortu Sacka (basso), Stefano Marlon Marinoni (sax), Davide Brambilla (fiati) e Andrea Mirò (archi). Il disco contiene due featuring: con Francesco Bianconi in “Che ne sarà di noi”, amicizia nata due anni fa a Musicultura, e con Silvio Capeccia in “Glam bang”, insieme al quale 50 anni fa (1972) aveva fondato gli Champagne Molotov, prima dei Decibel.
Le altre canzoni contenute nell’album e raccontate dal cantautore milanese sono “La fine del mondo”, in bilico tra sentimenti e voglia di combattere, e “Non sparate sul cantante”, metaforica cavalcata sul ruolo dell’artista nel mondo di oggi, “Che ne sarà di noi”, in bilico tra speranza e smarrimento (e qui c’è un Francesco Bianconi che aggiunge poesia con la sua voce profonda ed evocativa) e “Alessandro”, la storia vera di un amico fraterno costretto a una non vita da una terribile malattia.
Con “Gladiatore” si torna al “nuovo rock”, che trova in “Vittime e colpevoli” il suo risvolto epico-orchestrale. “Un album che mi mette a nudo più di tante parole”.
Enrico Ruggeri è attualmente impegnato ne La Rivoluzione -tour nei teatri italiani e ad incontrare i fan e firma le copie dell’album nelle librerie laFeltrinelli
Queste le date dell’instore tour in cui Enrico Ruggeri incontrerà i fan e firmerà le copie del nuovo album:
20 aprile alle ore 18.00 presso la libreria laFeltrinelli di PALERMO – Via Cavour
21 aprile alle ore 18.00 presso la libreria laFeltrinelli di CATANIA – Via Etnea
Enrico Ruggeri tornerà in concerto da aprile con “La rivoluzione – il tour”. Queste le prime date:
21 aprile al Teatro Ambasciatori di CATANIA
26 aprile al Teatro Olimpico di ROMA
30 aprile al Teatro Cavallino Bianco di GALATINA (Lecce)
I biglietti sono disponibili sul circuito Ticketone www.ticketone.it/artist/enrico-ruggeri.