Fa il dj da 24 anni e lavora in club e disco restaurant di alto target ma è uno degli esponenti del divertimento notturno più amichevole e disponibile di Milano. Dj Melos, nato Carmelo Sarda, siciliano di 38 anni, mette musica per ricchi e famosi in posti selezionati come il Domus Restaurant o il Duomo 21, una terrazza ad alto tasso glamour davanti alla cattedrale di Milano, oltre a essere famoso dj resident del The Club, la discoteca in voga in zona Moscova, dove affianca Ale Bucci. Il suo cuore batte per due cose: la sua professione (“noi dj siamo produttori di emozioni”) e la parola ”famiglia”. Che per Melos ha senso ampio: ”Sono le persone che mi conoscono più intimamente a Milano e quelle che mi hanno amato per una vita in Sicilia”.
Hai ricominciato a lavorare tantissimo con tante richieste dopo mesi di pandemia. Che si prova a tornare a governare la pista?
La cosa che mi piace maggiormente è l’emozione che provo quando metto le mani in console ed è una sensazione che non ho mai perso, un’empatia che non ho mai ritrovato in altre attività. Il messaggio che ne scaturisce è fare divertire la gente che è essenzialmente parte della nostra professione. Vogliamo che con il nostro lavoro se ne vadano a casa con il sorriso.
La soddisfazione maggiore che hai avuto in questi anni?
Quando si accendono le luci a fine serata e ti dicono: se non metti l’ultimo noi non ce ne andiamo. Lì capisci che hai vinto, non lo perdo mai di vista questo obiettivo. E penso sempre che fare le cose con sentimento, ripaga.
È cambiato il modo in cui si fruisce della musica dance?
Una volta c’era molta professionalità e poca concorrenza. Di questi tempi, possono capitare anche uscite di decine di brani nuovi in un solo giorno ma in maggioranza si tratta di fuochi di paglia, non restano in testa e il pubblico è diventato sofisticato. Il pezzo del momento non viene accettato per come è, ognuno ha un’opinione sulla versione che più gli piace, e si fa resistenza ad accettare le novità. Per questo oggi per andare sul sicuro molti passano brani conosciuti del passato.
E come cambia il rapporto che si ha con il dj?
Sottolineo che stiamo parlando in un momento in cui dopo la pandemia le cose non sono tornate al 100% come prima. In ogni caso di continuo si avvicinano a noi persone a chiedere pezzi ma io dico: non siamo dei juke box, la nostra figura è anche quella di saper scegliere.
C’è però del sentimento anche tra voi dj e il pubblico, immagino…
Alcuni mi vengono ancora oggi a raccontare di come hanno conosciuto l’amore della loro vita ascoltando la mia selezione musicale. Che sia Elisir di Gigi D’Agostino del 1998, o un pezzo house, la musica è stata davvero un sentimento per tante generazioni. Oggi mi sembra ci sia più identificazione con le mode. Le persone che vogliono ballare perché va di moda un genere particolare cavalcano un trend molto spersonalizzato. Liberi di farlo, ma l’attaccamento a un filone quando è vero genera una cultura.
Tu sei resident dj al The Club, uno dei posti più celebrati della Milano by night. Che musica metti?
Ho iniziato a fare questo mestiere nel 1997, ne ho visti di locali, ma questa è la mia casa, è un club su misura per tutti i tipi di persone. Il mercoledì c’è hip hop e reggaeton, il giovedì la trap, il venerdi e sabato la club couture fino alla tech house, che unisce la techno e la house. La domenica storicamente è dedicata al mondo dell’R’n’b.
Che tipo di clientela arriva in un locale al centro di Milano nel 2022?
Le persone vengono perché sono alla ricerca di una musica tagliata su misura, da club da 124bpm in su. Oggi la tech house è prelibata, la si può cantare e non stanca. Quando puoi cantare un pezzo diventa istintivamente commerciale. Quello che va oggi si chiama Future House che è nata dopo l’EDM che è stato il filone che ha lanciato Avicii e i produttori svedesi di quel genere.
Tu personalmente cosa prediligi?
Non ho un genere preferito, mi applico a dare il massimo in tutti i generi, a volte prediligo la techno, altri giorni il reggaeton. Vorrei dire ai giovani che è bello essere diversi, cercare di stupire. Qui in Italia bisogna essere commerciali, se si vuole lavorare costantemente, perché non è come in Germania o Olanda dove ci sono posti dedicati per ogni genere di musica. Oggi in Italia devi studiare il popolo della notte e intercettare i gusti. Ed è un dato di fatto che le persone al momento amano prevalentemente la musica commerciale.
Hai iniziato alla fine degli anni Novanta. Cosa ti è successo di eclatante in questi anni?
Avevo un manager che voleva che sfruttassi il mio look per bucare lo schermo. Dopo anni di console, fui chiamato dal programma di Amadeus nel 2016 in televisione, dove ho portato il mash-up su Rai Uno che mi ha dato la popolarità. Si chiamava Music Quiz, dovevo fare solo 5 serate e invece Amadeus mi volle far fare tutte le sette dirette programmate. L’apice della mia carriera è stata sicuramente questa esposizione.
Ci sono personaggi o idoli che ti hanno accompagnato attraverso le varie stagioni?
Sono sempre stato affascinato dalla musica dance, tuttora sono col cuore lì, è quella che è riuscita a trasmettermi sentimento. Le stesse sensazioni che spero di restituire al mio pubblico. Quando penso alle mie compagnie artistiche penso a Gigi D’Agostino, Molella, Prezioso, Mauro Picotto o ai rappresentati della pure house con Claudio Coccoluto e dj RAF. Ora mi piace Sam Paganini e un italiano divenuto famoso nel mondo, Marco Carola.
Hai mai voluto fare il passo da produttore?
Ho fatto delle produzioni con mio fratello Angelo, anche lui dj. Siamo arrivati ad aprire concerti di Sonhora, Eiffel 65 e altri artisti. Poi il business ha preso il sopravvento, ma andiamo avanti. Bisognerebbe esaltare talenti come i Meduza e non prendere i nostri produttori quando sono andati all’estero e hanno avuto successo.
Che progetti artistici hai in programma?
Con mio fratello stiamo allestendo un progetto chiamato Nomea, che aspetta il momento giusto per emergere. Non siamo completamente fuori dalla pandemia e vogliamo che questa nuova musica possa essere ballata in libertà, perciò è ancora in pausa.
Hai individuato trend negli ultimi decenni. Parlaci di cosa prevedi di memorabile per questa estate 2022.
La tendenza dell’estate 2022 sono i pezzi reggaeton in lingua italiana. Qualche pezzo dance sempre lascerà il segno, ma ora che le uscite sono così scaglionate nel tempo mi aspetto che qualche vera novità esca ad agosto, sarà spiazzante. Il fatto è che sento poco di nuovo in giro, a parte qualche remake. La nuova frontiera sono i paesi latini con tutti i remix che stanno uscendo, uno forte è Hugel che ha fatto Morenita. Altro nome importante al momento è Paskman che fa una latina ritmata, e Biscits, l’autore della hit Locco.
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