Una casa in apparenza bizzarra nei decori e nelle storie fantastiche che evoca. Quella dell’artista Antonio Barberi a Forte dei Marmi, in Toscana, ha ambienti che si fondono nell’atelier del noto artista della Versilia e che invitano ad intraprendere un viaggio immaginario tra animali e figure d’un tempo sospeso.
Le case degli artisti hanno mille cose in comune, ma differiscono l’una dall’altra: da quelle spartane, ieratiche ad altre in cui il sacro furore e l’estro esplodono in cromie dilaganti come l’acqua dei fiumi in piena.
A Forte dei Marmi, uno dei luoghi iconici della Versilia, la casa-atelier di Antonio Barberi è singolare per la sua unicità. Barberi da perfetto autodidatta è nato in mezzo alle vernici che il padre preparava nel colorificio di famiglia. In una delle strade cittadine di Forte, ogni elemento strutturale e decorativo reca la sua inconfondibile firma d’artista, dalle finestre alle porte ai piani pavimentali ai soffitti, alle scale. Tutto si fonde e si confonde con le sue creazioni bizzarre, realizzati in terracotta plasmata a dar forma a gatti, fiori, cagnolini improbabili, uccelli e animali fantastici di un bestiario innocuo e fuori dalle logiche della natura. l’azzurro intenso nelle mani di Barberi è un colore o meglio un gradiente particolarissimo come mille altre cromie che affollano e campeggiano nelle stanze e negli ambienti della sua domus al contempo atelier frequentato da critici d’arte e da artisti e dai curiosi che restano disarmati alla ricerca di focalizzare l’attenzione su dettagli che sfuggono. Nel suo studio, un ruolo importante è dato dalle decorazioni parietali in cui si avverte la mano felice e l’estrosità di un artista d’eccezione, eclettico e vulcanico, ben noto negli ambienti colti e chic della società del jet set internazionale che d’estate affolla Forte dei Marmi.
I fiori carnosi a grappoli o singoli si sviluppano secondo un modus di dipingere che riecheggia certi esiti della pittura francese, fiamminga del secolo appena trascorso; per poter comprendere la sua personalissima arte, basta sfogliare un catalogo delle sue innumerevoli mostre e comprendere che sembra ripetersi in stilemi fuori da schemi. I piani pavimentali sono stati trattati da Barberi seguendo la sua personale tecnica del cemento tinteggiato e lisciato. I motivi decorativi sono basati sulle campiture ampie a tarsie irregolari che ricordano, da un lato l’opus sectile, (ovvero una tecnica utilizzata nel tardo impero romano soprattutto nei mosaici a grandi riquadri irregolari per formare disegni di sorprendente effetto), dall’altro sembrano riecheggiare i virtuosismi barocchi e gli esercizi di stile in voga nel Settecento. Ai toni del giallo di Siena e del verde acquamarina, si oppongono quelli dell’azzurro delicatissimo, orlato dal blu deciso; bordure evidenziano fiori a quattro petali, di raffinata eleganza. Le pareti presentano un campionario di infiorescenze incredibili in perfetta consonanza cromatica. I fiori esplodono o fanno capolino tra le foglie d’improbabili alberi o racemi fantastici. In cucina, sul piano di lavoro, accanto al lavello, la verdura reale si distingue per la violenza coloristica anziché per la forma! Barberi ci confessa: “alcune cose come alcune decorazioni intorno alle porte sembrano fatte di pietra antica, ma in realtà si tratta di cemento e rena”.
Gli chiedo come sia possibile ottenere tale sorprendente risultato: “si prendono cemento e rena e si applicano, poi bisogna aspettare alcuni minuti (10-20 circa) affinché il cemento inizi a consolidarsi, né troppo umido, né troppo secco. Dopodiché con una punta si procede ad incidere il disegno desiderato e con una spazzola o pennellessa si striscia. In tal modo si ottiene l’effetto pietra. Volendo si potrebbe anche invecchiare con catrame lungo o utilizzando la cera”. Il risultato è un lungo racconto inciso e dipinto come una lunga dichiarazione d’artista.
Testo a cura di Teobaldo Fortunato. Foto di Laura Grossi e Antonio Rafanelli.