2 Marzo 2023

Amaltea: per Marzio Forcella, il gioiello è luce

Incontro con il designer che si ispira alla bellezza classica. E ha un'idea molto personale della più alta forma di creatività.

2 Marzo 2023

Amaltea: per Marzio Forcella, il gioiello è luce

Incontro con il designer che si ispira alla bellezza classica. E ha un'idea molto personale della più alta forma di creatività.

2 Marzo 2023

Amaltea: per Marzio Forcella, il gioiello è luce

Incontro con il designer che si ispira alla bellezza classica. E ha un'idea molto personale della più alta forma di creatività.

Un’impresa non facile quella del creativo Marzio Forcella: fare del suo marchio di gioielli, Amaltea una scoperta e un’apertura di strade nascoste. Il prezioso diventa luce, per distinguersi dagli altri e soprattutto per creare identificazione con i clienti. E il titolare del brand, nato in Abruzzo nel 1978 da nobili ascendenze, ci riesce da oltre 20 anni. Nel 2001 a Roma il lancio della griffe, con la collezione “Tesori dall’Olimpo”, in omaggio alla mitologia classica che Marzio ha sempre studiato e ammirato. Lo stesso nome Amaltea, del resto, fa riferimento alla capra nutrice del monte Ida sull’isola di Creta. Oggi che il nome è stabilmente connesso a occasioni di prestigio e guardaroba di molte celebrità, Forcella traccia un bilancio con The Way Magazine.

Cosa ti intriga di più del tuo mestiere?

Ho ammirazione per minerali naturali che Dio ci dona e per la creatività degli artisti che poi li scoprono e li valorizzano come ringraziamento al dono. Voglio credere che l’essenza del nostro lavoro sia questa.

Cosa dovrebbe rappresentare un prezioso?

Per me un gioiello rappresenta “una naturalezza” umana, una scoperta emozionante che diventa emozione intima e quindi molto personale che di conseguenza viaggerà impavida e ricca di energia. Deve rappresentare un vero matrimonio, dove nel suo fluire è previsto un amore folle, che è l’atto di indossare un gioiello sempre follemente. Oppure una scissione, una separazione, un divorzio, che arriva con la vendita di un gioiello per ogni qualsiasi motivo.

Cosa ti ha animato da giovanissimo?

Il Gioiello con la G maiuscola e quindi pezzo unico e prezioso è stata una scoperta, un ingresso nel fantastico mondo dell’oro e delle gemme. Mi sono immedesimato come traduttore, messaggero, pilota verso una luce che sempre ritorna. Per portarci fino all’apoteosi della meraviglia adamantina che da sempre ha stregato tutti,  avvicinandoci alla bellezza e dunque Dio senza tra noi differenze.

La tua formazione?

Sono figlio d’arte della pittrice Lydia Pico della Mirandola. La mia formazione dagli studi classici è stata da sempre dai miei genitori direzionata verso la mia inclinazione innata del mondo della gioielleria, a 5 anni infatti già disegnavo. È così che dopo il Liceo che con il Latino e la mitologia hanno profumato le mie future scelte, mi sono iscritto a Roma all’unica Accademia di Costume e Moda dove il design dell’oggestistica e del gioiello hanno la migliore formazione.

La bellezza del gioiello deve corrispondere a chi lo indossa?

Il gioiello non giudica assolutamente ma si colloca in un’emozione intima e molto personale di chi lo sceglie fino a crearne un rapporto d’amore vero e proprio senza voler essere metafora. Per me designer non ci deve essere nessuna corrispondenza estetica ma solo naturale attrazione senza spiegazioni. Il completamento è dunque sicuramente una auto-valorizzazione ma senza schemi collegati a registri di bellezza ideale.

Si riesce a innovare in un campo dove spesso si pensa sia stato fatto già tutto?

Nel campo dell’arte che è infinito, tutto si innova in un moto continuo, invisibile, universale, senza mai avere stop. Molti dicono nulla si crea e nulla si distrugge, io preferisco il ‘panta rei’ greco. Non c’è una ricetta, ma un mestiere vero, una missione innata che è quella dell’artista che è infinito. Poi c’è il buon gusto e il cattivo gusto ma de gustibus non est disputandum…

La creatività si sposa anche col business. Che settore è diventato il tuo?

Da quando ho lanciato Amaltea la mia creatività non è cambiata, ritengo sia più giusto dire che si è leggermente adeguata ai tempi che corrono secondo uno spirito più vicino al marketing, al mercato. Certo, ci stiamo staccando dal sogno, che nella creatività di questi tempi è molto trascurato. Ma sicuramente tornerà il pieno sole.

Marzio Forcella con la pochette di Amaltea blu in versione scamosciata, uno dei modelli più richiesti. Si può seguire il designer qui.

Amaltea è anche accessori e abbigliamento. Come si coniugano queste estensioni con la linea di preziosi?

Gli accessori Amaltea sono di stile classico e quindi senza tramonto. Nascono dalla valorizzazione più interna del mio marchio contraddistinto dal principio da un logo alquanto significativo, non un banale nome dello stilista con  semplici lettere che diventano logo. Ho voluto riassumere in un simbolo misterioso e affascinante, quattro A simmetriche che riprendono la mia filosofia di vita: Alleanza, Armonia, Arte, Amore.

Un modo, anche questo, per differenziarsi?

Credo sia un marchio mio e originale, diverso dalle intenzioni dei grandi marchi che con gli accessori puntano a un vasto pubblico, che non è quello dei gioielli. Per questo da qualche anno ho creato la linea di alta pelletteria made in Italy Amaltea tradotta in cinture e borse prevalentemente unisex ma tutte contraddistinte da uno stile versatile-chic e dal brillante logo in metalli.

Quali sono gli highlight di questa collezione di borse?

Ho ideato borse da donna con il nome di Santa e Tremenda Amaltea, realizzate in svariate tirature di colorazioni come pochissimi brand possono fare.

Cosa nutre tutta questa sfaccettata creatività?

Le fonti di ispirazioni per un creativo si annidano magicamente dappertutto e in continuazione senza seguire schemi. Credo nascano dalle emozioni e dal cuore pulsante in evoluzione continua. A me in particolare piace molto ritrovarmi nella pace più silenziosa e autentica della natura. Quando sono attorniato da piante, fiori, colori, sono nella mia spiritualità più solitaria, in concetti invisibili e bellissimi che però non saprei descrivere se non con disegni.

Chi sono i clienti di Amaltea?

I clienti più estranei conosciuti durante le mie mostre sono per me le prime celebrità, quelli conquistati con le mie vetrine, le mie scenografie e quindi poi con i gioielli esposti. Sono loro che seguono e valorizzano la mia arte e di conseguenza, me. Poi, ovviamente, dal 2001 a oggi è capitato di avere il piacere di incontrare casualmente delle donne famose divenute clienti e anche amiche sostenitrici.

Qualche nome?

Negli anni la signora Wanda Ferragamo moglie di Salvatore, che oltre ad ammirarmi mi dava sempre consigli magnifici, la principessa Delfina Metz Massimo Lancellotti, giornalista di grande fama che seppe riconoscere il talento dal primo istante, così come Gina Lollobrigida che appena finita l’Accademia mi diede lezioni di fotografia del gioiello e stile per realizzare il gioiello unico. Il mio gioiello mi ha fatto avvicinare a Virna Lisi, Nancy Brilli, Barbara Bouchet, Vanessa Gravina, Gabriel Garko, tutti straordinariamente contraddistinti da un fascino dell’ammirare l’artista, del dare e dell’avere nel senso più alto che possa esistere.

Esiste un ideale di buon vivere per te?

Il mio ideale di vita nella bellezza è la bellezza ideale classica che ci viene dalla Grecia e non muore mai proprio perché classica. Ritengo sia l’unica idea di bellezza che salverà il mondo, fatta di canoni ben precisi ed oggettivi, invidiati da sempre ma anche contestati. Quei principi che sono oggi messi a dura prova da continue mediocrità e volgarità in antitesi.

E le belle persone chi sono?

Non ho ideali di bellezza personificata, se non riferiti alla bontà di un individuo. La bellezza è un cuore, un amore. In questo momento preferisco il mio Jack Russel, se proprio dovessi scegliere.

Cosa si augura un creativo amante del bello, di questi tempi?

Detesto la cattiveria umana, la mediocrità, la bassezza, la bruttezza, quella che viene dall’animo. La vita è fatta anche di questo, purtroppo. La mia ambizione è fare di mia figlia Amaltea una luce infinita e brillante dal passato al futuro. Vorrei essere ricordato come l’artista di questo secolo, quello delle quattro A, una vera nuova ancora per chi la sa vedere.

Read in:

Picture of Christian D'Antonio

Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
Ti potrebbe interessare:

Iscriviti alla newsletter e ai nostri contenuti speciali!

Vuoi farne parte? Con soli pochi step si entra in un mondo “privè” con alert sulle novità e tanti contenuti esclusivi. Registrati subito e accedi ai contenuti “Privè”