La passione per il mondo antico e per l’Italia del Grand Tour costituiscono da secoli un’attrazione fatale per i cultori delle antichità, delle gesta di eroi e degli dei dell’Olimpo in ogni latitudine. Abbiamo chiesto a Pietros Maneos, un talentuoso scrittore, di origini italiane, anzi beneventane (“i miei antenati provenivano da Fragneto Monforte e Casalduni”), di parlarci di questa vocazione: “Quando ero uno studente presso l’Università di Miami, ho sviluppato tale passione per l’antichità che in precedenza si era rafforzata da una precedente esperienza di Italian Grand Tour intrapreso già nel 2000“.
Lo scrittore specifica: “Ebbi l’opportunità di studiare con John Paul Russo, un italiano ed italianofilo, tra l’altro autore di The Italian in Modernity“.
Pietros ha una grande esperienza di modello ed oggi d’imprenditore di successo. Per ciò che concerne le sue brillanti esperienze da modello in virtù della sua prestanza fisica, al pari di atleti dell’antica Grecia, la cui cura del corpo era sacra, Pietros, ci tiene a sottolineare che ha posato per il noto, poliedrico artista Tomasz Rut che lo ha immortalato nelle pose di Zeus di Capo Artemisio, secondo i canoni di quella grecità che ancora permane nel mondo occidentale; ed ancora ha posato per il visionario ritrattista Michael Newberry e per John Woodrow Kelley, l’interprete contemporaneo della bellezza di grecanica genia; per il vulcanico Andy Zeffer che passa dalle nuance cromatiche accese dei rossi tramonti alle esplosioni di colore dei dipinti apparentemente più ingenui. Non da ultima per Gabriela Gonzales Dellosso, maestra indiscussa del realismo narrativo.
La sete di conoscenza della mitologia epica ed eroica del mondo classico spinge lo scrittore, cultore della bellezza a scrivere libri di successo come ad esempio, The soul of a Young Man, Poem of Blood and Passion, American Bards & The London Reviewer: A Satire, The Italian Pleasure of Gabriele Paterkallos. Di quest’ultimo libro è divenuta famosa, l’espressione: “In America one must be something, but in Italy one can simply be”. A proposito della sua vita e della sua casa, ci confessa, con l’entusiasmo di un novello eroe e il brio di un giovane imprenditore contemporaneo di quella terra dove i sogni si confondono con la realtà: “divido il mio tempo tra il Sud della Florida e ciò che io adoro apostrofare The holy land of Bramabella, una estesa tenuta di montagna che ricopre 40 acri nelle Brushy Mountains della Carolina del Nord”. La proprietà è composta da un vigneto in collina, con vitigni italiani, 300 cespugli di mirtilli, un frutteto di tartufo nero, coltivazioni dei suoi amati peperoncini come i famosi Jimmy Nardello, che gli ricordano le terre natie e spettacolari cascate che scendono a valle.
Continua il suo racconto: “Bramabella è essenzialmente un’estensione del mio ‘Grand Tour italiano’ – un’estensione dello spirito della Toscana, dell’Umbria e si potrebbe dire dell’Italia stessa – l’idea della vita pastorale espressa per la prima volta da Virgilio e Orazio”. Quella vita trasognata d’un’Arcadia perduta, quella cantata da Virgilio nei primi versi della I Bucolica, con la voce rassegnata di Melibeo: Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi/ silvestrem tenui Musam meditaris avena;/ nos patriae finis et dulcia linquimus arva. / nos patriam fugimus; tu, Tityre, lentus in umbra/ formosam resonare doces Amaryllida silvas. (Titiro, tu, sedendo all’ombra di un faggio ampio, vai modulando con il dolce flauto un canto silvestre; noi abbandoniamo la terra dei padri e gli adorati campi; noi fuggiamo via dalla patria: tu, Titiro, calmo all’ombra, fai risuonare tra le selve il nome della bella Amarillide).
A Bramabella, Pietros si rifugia nell’otium del contatto con la natura, affinché la sua tenuta cresca con il passare degli anni e renda felici chi desidera soggiornarvi per un tempo lungo o breve, lontano dal negotium, ovvero quelle occupazioni che assorbono gran parte del nostro tempo, nel continuo alternarsi delle stagioni della vita.
Testo di Teobaldo Fortunato. Foto di Pietros Maneos