10 Dicembre 2020

Wrongonyou: “Senza live mi son goduto la scrittura”

Il cantautore romano con "Lezioni di volo" apre una nuova fase nella sua giovane carriera. "Voglio essere credibile nella mia lingua".

10 Dicembre 2020

Wrongonyou: “Senza live mi son goduto la scrittura”

Il cantautore romano con "Lezioni di volo" apre una nuova fase nella sua giovane carriera. "Voglio essere credibile nella mia lingua".

10 Dicembre 2020

Wrongonyou: “Senza live mi son goduto la scrittura”

Il cantautore romano con "Lezioni di volo" apre una nuova fase nella sua giovane carriera. "Voglio essere credibile nella mia lingua".

Dopo Coez, Caponeti, Federica Abbate, Carosello Records tenta il salto nel dorato mondo mainstream e manda Wrongonyou a Sanremo. La piccola etichetta milanese è ricca di spunti “indie” e con “Lezioni di volo”, il cantautore romano concorre con grande personalità alla finale di Ama Sanremo, il contest che permette l’accesso alla categoria nuove proposte di Sanremo 2021.

Qui la sua clip per Rai Play

“LEZIONI DI VOLO”, scritta e prodotta da Wrongonyou insieme ad Adel Al Kassem e Riccardo Scirè, è una canzone di grande respiro con arrangiamenti vincenti. Il testo nasce in seguito ad un periodo di profonda crescita personale e artistica che Wrongonyou ha maturato  durante i mesi del primo lockdown, mesi che Marco (vero nome dell’artista) ha dedicato al dialogo con sé stesso.

“Lezioni di volo” è il singolo di Wrongonyou per Sanremo Giovani 2021. Marco Zitelli (nato a Grottaferrata – Roma – nel 1990), ha messo da parte lo sport da piccolo per scoprire da autodidatta la musica. Una sera a un festival musicale indipendente salta una performance e resta un buco in scaletta. Marco ha 21 anni e nessuna esperienza, ma si butta e si offre all’organizzatore per suonare qualche cover. Sale su quel palco, raccoglie il suo primo applauso e trova la sua strada. Nasce Wrongonyou.

Che 2020 è stato per te, Marco?

La naturale conseguenza della chiusura per me è stata esprimere attraverso musica e testi questa sua nuova fase di maturità e libertà, mi sono concentrato sull’italiano, visto che è il mio secondo disco nella mia lingua. Voglio risultare convincente, accostare la melodia italiana con le atmosfere folk. Ho ascoltato ovviamente molto Bon Iver in questo periodo. Poi mi sono impegnato a mettermi a posto fisicamente, ho perso 20 chili, ho scritto da solo con la chitarra, senza altri autori. Per me è stato un momento importante di riflessione.

Che periodo pensi sia stato per quelli della tua generazione in generale?

Nonostante il momento che stiamo affrontando, vissuto dalla maggior parte dei giovani con ansia e una profonda incertezza verso il futuro, io ho cercato di riposare, trovare me stesso, essere dedicato alla scrittura.

Che senso ha il titolo “Lezioni di volo”?

Volevo una foto di un barbagianni ma mi hanno detto di suggerire qualcosa di più romantico e meno boscaiolo. L’immagine realizzata da Valerio Bulla raffigura due trapezisti che per “volare” e sentirsi liberi devono fidarsi l’uno dell’altro, incuranti della paura di cadere. Serve a ricordare quanto sia importante non avere paura di sentirsi liberi e di lanciarsi, magari appoggiandosi ad un’altra persona. Ho viaggiato in tutta Europa e negli Stati Uniti per presentare la mia musica. Ho macinato chilometri e preso tanti aerei, ma solo nell’ultimo anno, qui, fermo, ho capito come imparare a volare. Ci prendiamo solo il meglio che c’è.

Il tuo primo album in italiano, “Milano parla piano” ha un anno. Che cosa provi per quel disco?

In questo anno ho vissuto bene il primo lockdown perché mi ha conciliato la scrittura, ho provato gioia e preoccupazione allo stesso tempo. Sono anche conscio che di questi tempi la musica corre e noto che dentro di me c’è stata un’evoluzione. Non potrei promuovere quel disco ora, mi dispiace che è rimasto appeso in solitaria. Ma ha avuto degli ascolti molto alti per me e la critica lo ha amato quindi ne sono orgoglioso.

Che privilegi ha Wrongonyou a lavorare per un’etichetta che investe sui giovani cantautori?

Il team tende sempre a chiedermi una matrice di idee su ogni aspetto del lavoro, per avere un progetto quanto più veitiero possibile. L’idea dei trapezisti che si mettono l’una nelle mani dell’altro è venuta a me per esempio. Il non seguire la massa è un privilegio, anche se sono cosciente che chi vuol far musica oggi ed essere ascoltato deve tener conto di come sono i tempi. Il concetto del ‘lanciarmi’, è qualcosa che ho capito abbastanza recentemente, mi sono messo molto in gioco.

Che differenza c’è tra il te degli esordi e il te di adesso?

Beh, il titolo del brano vuol dire proprio: dopo tante esperienze, ora e solo ora ho imparato a volare. Altra cosa fondamentale è la lingua, oggi capisco che chi mi ascolta comprende quello che dico. Le radio passano i miei pezzi perché non sono in competizione con Ed Sheeran, per esempio.

Hai avuto molte soddisfazioni all’estero, comunque…

Sì, sono sempre stato accolto bene, ma un italiano che canta in inglese è sempre visto con sospetto. Ricordo quando ero in Texas a un festival, sono venute due ragazze a chiedermi una foto e quando hanno capito che venivo da Roma non si sono fatte più la foto.

Che idea hai del Festival di Sanremo?

Sanremo è la Mecca dei cantanti italiani, almeno una volta ci passi. Io non avevo in testa di andarci, na ci sono molti giovani oggi, con molti più generi, quindi era il momento giusto. Da lì ho conosciuto Zibba che ora è un amico fraterno. Me lo fece scoprire mia madre da spettatrice proprio a Sanremo Giovani.

Hai dei ricordi legati al Festival?

In questi giorni penso a quante aspettative ci sono e mi dico: nn finisce il mondo se Sanremo va male. Per me che amo l’orchestra e ho sempre invidiato a Elvis la fortuna di averne sempre una con sé è già una grande vittoria. Ricordo Alex Britti che ci è andato dopo il successo de La Vasca, ricordo un me giovane metallaro che di nascosto seguiva il festival.

C’è qualcosa che temi?

Temo me stesso magari vado in panico e faccio scena muta sul palco! L’unica fobia è cadere per terra, diventerei un meme vivente e devo sparire dalla circolazione. Mi sono rivisto in alcune registrazioni ed ero molto pallido e tremante. Niente a confronto però del primo support che ho fatto a Levante, mi sono trovato nella classica scena del debuttante, ho vomitato prima della serata perché il giorno prima mi ero esibito in uno stabilimento davanti a 10 persone e lì invece ce ne erano tremila.

Cosa ti manca di più del tuo mestiere?

Il coinvolgimento per Sanremo mi permette di esibirmi dal vivo ed è già tanto. Mi manca il contatto col pubblico e al booking ho già detto che voglio fare qualcosa anche gratis. Era tanto tempo che non restavo a casa senza concerti e mi è mancata questa dimensione. D’altro canto penso che questo è stato un bel momento per riflettere, c’è stato un periodo in cui facevo tour, film, incisioni in contemporanea e quasi non me la godevo. Anche prendere tempo per lavorare sulla mia voce non è stato un male.

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Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
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