18 Ottobre 2021

Veronica Vitale: “Gli artisti devono essere messaggeri”

Contro il bullismo e i soprusi la cantante che ha un mercato tra America e Italia pubblica "Transparent".

18 Ottobre 2021

Veronica Vitale: “Gli artisti devono essere messaggeri”

Contro il bullismo e i soprusi la cantante che ha un mercato tra America e Italia pubblica "Transparent".

18 Ottobre 2021

Veronica Vitale: “Gli artisti devono essere messaggeri”

Contro il bullismo e i soprusi la cantante che ha un mercato tra America e Italia pubblica "Transparent".

Cosa vuol dire essere trasparenti, attraversare tutte le gradazioni dell’invisibile, sentirsi un fantasma in mezzo alla gente? In un viaggio nell’oscurità, in quella più profonda, in quell’oscurità che ti avvolge e ti soffoca fino a volte arrivare anche a toglierti la vita. Un viaggio dall’oscurità fino alla luce, dalle ceneri alla rinascita, dalla trasparenza all’essere alla luce che attraversandoti diventa arcobaleno. Questo viaggio lo descrive bene nella sua musica la giovane artista Veronica Vitale, un’artista internazionale, compositrice di colonne sonore e produttore esecutivo per l’Entertainment.

“Transparent” di Veronica Vitale: il videoclip, diretto dal regista californiano Patrick J. Hamilton e prodotto da Atlanta Film Company e Red Digital Cinema Studios in qualità 6K, è impreziosito da particolari effetti speciali che danno vita al messaggio della canzone.

Veronica Vitale I-VEE, artista e produttrice musicale d’avanguardia di origine italiana che negli ultimi dieci anni ha conquistato gli Stati Uniti, ce ne parla in “Transparent” suo nuovo brano. Prodotto negli Stati Uniti da Visionary Vanguard Records e distribuito da AMA Amadea Music e The State51 Conspiracy, Transparent è un canto di rinascita e difesa contro ogni forma di bullismo, abuso di potere e di autolesionismo. È un brano le cui sonorità si collocano all’interno di un genere musicale futurista, definito da Veronica Vitale “Musica Liquida e Genere Fluido” di cui l’artista è pioniere e firmataria del Manifesto dell’Arte. Veronica Vitale I-VEE è una pianista, imprenditrice per l’industria discografica statunitense, attivista per i diritti dell’infanzia, per l’emancipazione femminile e per lo sviluppo sostenibile, socialmente impegnata nella lotta contro il bullismo e l’abuso di potere. Coinvolta come unica voce italiana nella campagna di raccolta fondi “Song’s for Japan”promossa da Lady Gaga a supporto delle vittime dello tsunami e del terremoto di Fukushima del 2011. Fondatrice di “Artist United – Organizzazione Non Profit e Piattaforma Artistica gratuita” per coinvolgere artisti di ogni nazione in progetti per il sociale. È stata laprima artista italiana indipendente a firmare negli Stati collaborazioni esclusive con alcuni dei nomi leggendari del panorama americano, da Bootsy Collins, bassista storico di James Browm, fino all’endorsement di Joe Jackson, padre di Michael Jackson, fino a duettare con l’artista multi-platino The Mad Stuntman.

Veronica, cosa ci racconti in Transparent?

«Racconto una storia d’abuso, di bullismo, di cyberbullismo ed è un inno di rinascita, è una canzone che cerca di rinascere dalle sue ceneri come una fenice. Quando ascolti questa canzone la ascolti con una certa frequenza, una particolare vibrazione intonata a determinati Hz, in questo caso sono 417, ed è un solfeggio che è conosciuto per uscire da qualunque trauma passato.»

Prima di ascoltare la canzone ho voluto leggere il testo, ho voluto leggere le parole usate ed ho avuto la sensazione di leggere un dialogo, come se tu stessi dialogando con qualcuno che ti sta ascoltando, magari stai parlando a te stessa?

«È effettivamente così, perché io stessa sono stata vittima di bullismo all’età di 11 anni e crescendo, ho sentito una responsabilità, da artista, di raccontare quelle storie che sono storie vere in modo da essere testimone per tutte quelle persone che, come me, vivono la stessa condizione. Molto spesso accade che artisti, anche famosi, dimenticano di essere messaggeri e noi non dobbiamo mai dimenticare di esserlo. Questa canzone l’ho dedicata a tutte quelle persone che volevano far di me un fantasma nel mondo.»

Nel brano canti “ Del resto sono stata tutti i tipi di invisibile”, quali sono tutti questi tipi di invisibilità?

«Quando parlo di trasparenza e invisibilità pongo sempre l’accento sulla loro differenza. La trasparenza può essere attraversata dalla luce, l’invisibilità è un qualcosa di nascosta all’occhio umano ed allora molte volte ho pensato alla mia storia che va dall’estero all’Italia quando da bambina sono stata vittima di bullismo, poi da grande da artista  esposta all’odio soprattutto sui social. Quando ho intrapreso questo percorso dall’estero all’Italia, tornando in Italia, ero circondata da tante persone ma  ero un fantasma in mezzo a tanta gente. A 9000 km di distanza dall’Italia conoscevano la mia storia poi, entrata in Italia, nessuno sapeva chi fossi. Nella vita noi attraversiamo tantissimi gradi di invisibilità a seconda della storia che ognuno ha.»

Una trasparenza che attraversata dalla luce diventa un arcobaleno, come si vede nel videoclip che accompagna la canzone.

«Certo si, infatti come anche i miei capelli perché racconta un po’ tutte queste storie, perché nella mia semplicità ho cercato di raccogliere storie di persone diverse, degli outsider, degli outcast, dei disabili e di tutte quelle persone che sono un po’ più emarginate dalla società, quelle persone che per molti non esistono ma ci sono e sono proprio lì davanti agli occhi e sono degli angeli di cui bisogna averne cura. Noi, come artisti, abbiamo soprattutto delle responsabilità sociali e quando cantiamo dobbiamo ricordarci che quello che diciamo è ascoltato da centinaia di migliaia di persone. Quando si sale sul palco dobbiamo ricordarci da dove veniamo, quando compongo sento un forte legame con le mie radici, con la mia terra e quindi con la storia che mi ha reso ciò che sono ed è stato un lungo percorso in un tunnel davvero molto oscuro ma concentrata verso la luce. Perché alla fine, se ci pensi bene, un tunnel è un’illusione è la luce che è la verità»

Proprio l’immagine della luce bianca che attraversandoti diventa un arcobaleno l’ho trovata ricca di significato, rappresentativa della rinascita. 

«Se pensiamo alla luce bianca è la fonte di tutti gli altri colori e per farsi colore deve farsi a pezzi e quindi se io devo farmi a pezzi per rinascere allora sarò un arcobaleno. Nel video ho una maglia, che non è viola ma lilla e blu perché richiama i fiocchi della consapevolezza. Il Blu richiama l’abuso sui minori, sugli animali il lilla invece il cancro e l’abuso domestico. Ho voluto creare questo progetto senza esclusioni di colpi. Perché gli altri quando ti fanno del male non risparmiano nessun colpo ed allora quando ti difendi e combatti per gli altri devi andare avanti così senza esclusioni di colpi. Mi conoscono come guerriero della luce, ispirata dal libro di Coelho. Io credo che un guerriero, se fatto di luce, può dare un’immagine pura e la tenerezza è una virtù rivoluzionaria.»

Veronica Vitale è cantautrice, compositrice e pianista italo-americana nata a Pompei. Ha debuttato come Executive Producer nel 2017 a Cincinnati, Ohio per Visionary Vanguard Record e Bootzilla Production. Ad oggi, la sua tenacia ed entusiasmo, le hanno permesso di indossare l’appellativo di Guerriero della Luce, liberamente ispirato all’omonimo Manuale di Paolo Coehlo.

Hai realizzato un video innovativo con Atlanta Film Company e Red Digital Cinema Studios. Come è nata l’idea?

«Io sono stata l’unica artista indipendente ad avere un contratto con loro e con il regista californiano Patrick J. Hamilton che ha lavorato, tra gli altri, con Eddie Van Halen e Tom Hanks. Quando ho avuto la visione di questo video io avevo già chiaro quello che volessi fare e cioè diventare trasparente tra i fotogrammi del video. Quando ho parlato con Patrick gli ho proprio detto di voler diventare trasparente, perché volevo dare quella sensazione che accade ad una persona che si procura autolesionismo. Quell’immagine cruda di sparire e tagliarsi via dal mondo. Ho voluto un effetto visual che è il fumo di una cella frigorifera per dare quella sensazione di freddo e di gelo»

Continuando a parlare del video, i muri della stanza parlano e tu nella canzone li chiami amici, però i muri non possono essere intesi anche come dei limiti che ci poniamo. Magari ti possono far sentire protetta però è come se ti limitassero in quello spazio, tu come li hai intesi?

«Quando ho composto il brano ho pensato a quando ti feriscono, a quando rimani male per qualcosa e il luogo in cui accade tutto è sempre una stanza e stanza è una parola molto importante. In inglese ad esempio make room (fare spazio) o la parola stanza dal latino cioè “possibilità” e quindi ecco la metafora della stanza. Stanza come prigione, come luogo dove avviene l’abuso e tu non mi vedi, stanza in cui si vive un incubo. Io amo molto il paragone della stanza con la possibilità, perché è la scelta di come decidiamo di rinascere, di reagire. Però dobbiamo ricordarci che la vittima non è detto che abbia sempre un lieto fine. Abbiamo sentito tante volte storie di ragazzi che stanno a scuola e si buttano giù dalla finestra perché si sono stancati, dicono basta con la sofferenza che devono affrontare ogni giorno e queste sono gallerie di dolore di cui nessuno parla e nessuno le vede. Andiamo troppo veloci in autostrada e quelle gallerie non le vediamo, ma sono gallerie importanti perché sono dirette all’animo umano. Fanno parte di noi, dei genitori, degli insegnanti, fanno parte della società e se noi non entriamo in quelle gallerie ci perdiamo la parte migliore che sono i giovani. »

Veronica sei un artista ma anche produttrice musicale.

«Quando tu vedi chi ha un sogno è come vedere un gigante che divora le stelle e molti giovani vogliono realizzare i loro sogni con la musica ma pochi si pongono la domanda perché sto facendo musica? La musica è una missione, è una vocazione e se fatta così allora si che avremo la nascita di tante leggende. Nella musica abbiamo diverse categorie di artisti: abbiamo i “wannabe”, cioè coloro che vorrebbero diventare, gli emergenti, quelli famosi e poi le leggende. Per essere leggenda e scrivere il nome nella musica non puoi semplicemente essere musicista o compositore, ma devi far parte del mondo e fare la differenza. Tutti innalzano il valore dell’uguaglianza e sbagliamo. Bisogna innalzare il valore della differenza così che anche un disabile abbia la possibilità di dire “anche io sono speciale” perché nell’uguaglianza quella specialità scompare, diventa invisibile»

Come potresti definire la musica di Veronica Vitale?

«Io sto portando un cambio di manovra e sto presentando qualcosa di diverso che è un po’ più liquido, un po’ più fluido. C’è una colonna sonora che nasce come cinematografica, io del resto sono cresciuta con il compositore Stelvio Cipriani e viene offerto alla gente come pop, ma non è un pop qualunque e un pop che in america chiamano spinoso. L’artista deve essere sempre affamato e nel momento in cui quella fame sparisce bisogna lasciare il microfono perchè dimentichi chi sei e non appartieni più alla tua missione e ti allontani dal pubblico ed allora non sei più un artista ma sei un prodotto e la musica non può essere un prodotto»

Fotoservizio di Ligia Cueva JohnsonIntervista a cura di Nicola Di Dio

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