25 Maggio 2019

Uno sguardo ravvicinato all’opera di Riccardo Gusmaroli, in mostra a Biennolo

L’opera di uno dei protagonisti della kermesse d’arte contemporanea, da visitare fino a domani domenica 26 maggio nel quartiere milanese di NoLo.

25 Maggio 2019

Uno sguardo ravvicinato all’opera di Riccardo Gusmaroli, in mostra a Biennolo

L’opera di uno dei protagonisti della kermesse d’arte contemporanea, da visitare fino a domani domenica 26 maggio nel quartiere milanese di NoLo.

25 Maggio 2019

Uno sguardo ravvicinato all’opera di Riccardo Gusmaroli, in mostra a Biennolo

L’opera di uno dei protagonisti della kermesse d’arte contemporanea, da visitare fino a domani domenica 26 maggio nel quartiere milanese di NoLo.

Siamo in tanti a Milano a parlare di Biennolo. La manifestazione che da ieri esce dalla location dell’Ex Panittonificio Cova, per presentare la sua selezione off in diversi studi e spazi d’arte nel quartiere di Nolo, attende un week end di numerosi visitatori fino a domenica.

Come sempre accade alcune opere attirano la mia attenzione più di altre e la mia scelta tiene in considerazione un aspetto fondamentale di questa prima edizione: la collezione temporanea di Biennolo è concepita nel contesto dell’archeologia industriale preesistente, anche nella sua affascinante fatiscenza, e le installazioni vivono dell’integrazione con questo paesaggio urbano. Un esempio della valorizzazione reciproca di spazio e opera è il lavoro di Riccardo Gusmaroli. Dopo la visita a Biennolo sono stata lieta ospite nel suo studio, per conoscere meglio la genesi e la poetica dell’artista.

 

Gusmaroli è stato chiamato a partecipare con un’opera da Carlo Vanoni, l’ideatore di Biennolo, e per la manifestazione ha creato il logo con l’intreccio di vie attorno all’ex panettonificio. Gusmaroli ha sicuramente condiviso il ringraziamento di Vanoni a Milano, città di accoglienza di talenti, alla quale si dona una kermesse che faccia parlare di Nolo con la genialità di artisti italiani e internazionali.

 

L’opera di Adrian Paci a BienNolo, Il silenzio delle piante, ph. F. Stipari

Tutte le opere di Riccardo Gusmaroli sono “senza titolo”. Anche quella che ci appare come un cielo stellato, realizzata in coperta termica.

I fori esibiscono l’idea di andare oltre la tela: l’eredità è quella di Lucio Fontana, ma il concetto spaziale di Gusmaroli assume una connotazione più geometrica e giocosa al contempo.

Planisfero in coperta termica forata, opera di Riccardo Gusmaroli.

L’osservatore o fruitore è per vocazione di tutta l’operazione artistica lasciato libero di dare un’interpretazione simbolica alla composizione di forme nello spazio. In questo caso è possibile scorgere nel materiale per la stabilizzazione termica di un paziente in attesa di soccorso medico, lo stesso che avvolge i migranti salvati dai flutti del mediterraneo, un riferimento a guardare “oltre” la nostra condizione. L’invito è a superare il limite, la paura dell’estraneo e non conosciuto come può essere lo straniero. La fragilità della coperta termica suggerisce anche quanto sottile sia il confine tra diverse culture, proprio nel quartiere milanese storicamente ricco di comunità straniere, non più viste come minoranze etniche per la sua vocazione all’accoglienza.

Il riverbero della luce sul materiale dorato di Gusmaroli nell’ex panettonificio Cova. Ph. F. Stipari

La sperimentazione sui materiali si può respirare, nel suo studio. Basta guardare sul tavolo di lavoro principale diversi strumenti: colle, martelli, vedo persino una piccola spatola in giada per livellare e lisciare la foglia oro, che testimonia l’estrema cura nel trattamento delle superfici.

Nella ricerca sui materiali e sulle loro potenzialità espressive Gusmaroli accoglie gioiosamente e giocosamente la casualità, essa entra in una dinamica dove i rimandi simbolici possono emergere anche solo dall’osservazione della natura stessa dell’elemento sperimentato e studiato. Così pare rivelarsi il nastro per ustionati l’unico accoppiamento sostenibile al rivestimento tecnico, dal punto di vista fisico sì, ma anche per il collegamento semantico, che funziona come se fosse stato quello l’obiettivo di partenza. Un cerotto che contiene le infezioni e aiuta il processo di cicatrizzazione delle ferite, è ciò che permette la foratura del delicato materiale, che permette di guardare oltre le barriere culturali e geografiche.

L’Italia bucata di Riccardo Gusmaroli, 2015.

I lavori di Gusmaroli con la coperta termica hanno una storia, iniziata sei anni fa con la rappresentazione di un’Italia forata. Si copre sempre qualcosa che vive una situazione non positiva, fallata appunto, ma la protezione è sempre su  ciò che è considerato caro all’artista. E’ lo stesso aspetto di cura e di tutela suggerita sulla Francia dopo l’attacco terroristico a Charlie Hebdo, nell’opera creata in occasione del fatto di attualità nel 2015. Ancora scorgo in un angolo dello studio una Sicilia con i fori neri sul materiale dorato, “come il buono che fatica ad uscire”, mi spiega l’autore.

Fondamentale del discorso di Gusmaroli è la mancanza di un significato univoco. L’artista sceglie di “dare libertà totale al fruitore, di pensare quel che vuol pensare” su una possibile metafora. Conta più di ogni cosa poter dare uno stimolo visivo e mentale, agendo su elementi che in tutto il mondo siano riconoscibili o persino banali, come le barchette di carta spesso moltiplicate in vortici, aumentando il loro numero per amplificare una sensazione che smuova l’idea di un “quotidiano scosso”.

Riconoscendo attraverso la geometria una logica nella casualità, immedesimandosi negli elementi di base del quotidiano e dell’infanzia, nel ricordo di un vissuto il discorso si fa personale per ciascun osservatore. La situazione può essere un viaggio o un incubo del viaggio, la fragilità delle barchette può essere pericolosa nel vortice, sicuramente non comunica un’idea statica, e può legarsi all’attualità delle tragedie in mare degli ultimi anni. Ma è solo una possibile interpretazione.

Michela Ongaretti in visitIa nello studio di Gusmaroli per The Way Magazine

Ancora infantile e riconoscibile per tutti è l’utilizzo delle “stelline” create dalla piegatura della carta, forma che si accosta ed evolve dalla scomposizione in francobolli.

Queste composizioni modulari e ripetute su tutta la superficie dell’opera bidimensionale sono per ora applicate alle cartine geografiche e ad “iconiche” sculture di arte classica. Nel primo caso l’aspetto del semplicità oltre ad innescare una lettura immediata si lega alla vocazione ludica dei singoli elementi, per condurci verso un ulteriore gioco di svincolare le ragioni italiane dalla concreta mappa fisica, decontestualizzando e spostandole come pedine di una dama immaginaria. Ad esempio il Lazio è spostato nel Mar Mediterraneo come fosse la Sicilia. Un gioco più per adulti, che stavolta non stimola una personale visione, ma scambia le posizioni della scacchiera per invitare a mettersi nei panni di un giocatore dell’altro colore.

 

La carriera artistica di Gusmaroli nasce dal gioco e da un incontro fortuito, quasi casuale anch’esso. Anche quando il suo lavoro era quella del fotografo con Studio Acqua, si divertiva parallelamente a sperimentare con immateriali, finchè Franco Toselli ha visto alcune sue opere e lo ha invitato ad esporre al Castello di Volpaia nel Chianti all’inizio degli anni novanta.

Non era un esperto di arte contemporanea e non considera tuttora di per sé la fotografia come arte a meno che non venga stravolta attraverso la manipolazione, la distruzione e l’alterazione dell’immagine: queste operazioni furono il punto il suo punto di partenza verso il linguaggio odierno.

Sono seguite altre importanti collaborazioni internazionali di cui ricordiamo quella con Sperone a New York, a Parigi con Galerie Dio Méo, Guggenheim, Ippolito Simonis, solo per fare alcuni nomi. Alcune opere sono ora alla Galleria Civica di Arezzo, a Parigi, ad Amburgo, mentre altre sono in preparazione per Hong Kong.

L’intervento di 2501 a BienNolo, ph. F. Stipari.

Sono rimasta sorpresa nell’apprendere che la stessa opera con la coperta termica fosse stata esposta e da me osservata alcuni anni fa presso Circolo Quadro, prospiciente Corso Buenos Aires, sempre a Milano.

Sorpresa per come riesca lo stesso lavoro a esprimere sensazioni diverse, a suggerire un contenuto differente a seconda della sua integrazione con l’ambiente.

Per questa sua vocazione camaleontica, di adattamento del senso al contesto, così site specific da dimostrare il suo opposto, cioè da non esser creata per un luogo ma per connotarsi sui diversi luoghi, l’opera di Gusmaroli mi è parsa emblematica della magia di un anti galleria, come è stata la prima edizione di Biennolo.

 

Sulla stessa scia dell’intrusione del genius loci sulle opere abbiamo anche apprezzato le opere di Adrian Paci e dello street artist 2501, ma questa è una nuova storia da raccontare in futuro.

Testo a cura di Michela Ongaretti – ArtsCore

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