A come arte, B come business, C come cinema, D come design…Ogni settimana su Clubhouse un gruppo di creativi, tra cui anche Christian D’Antonio di The Way Magazine, si riunisce per discutere con ospiti d’onore nei loro rispettivi campi, dei nuovi orizzonti della creatività. Ogni mercoledì sera una discussione diversa in base alla lettera e all’argomento trattato. Con il concept designer Antony Kevin Montanari e l’architetto Vincenzo Falcone che hanno avuto l’idea con la host Rosella Verdiglione, head of casting di moda molto conosciuta a Milano, The Way Magazine accoglie ospiti e personaggi di rilievo nella room “AFTER DINNER TALKS” denominata un “Dopocena di Urban Culture
a base di Moda, Design e Spettacolo“, come ama definire la serata la spumeggiante Rosella. “Siamo tutti orfani delle cene del mercoledì, quelle dove ci si distraeva a metà settimana ma che permettevano evasione e networking a Milano. E così le abbiamo sostituite con un appuntamento su Clubhouse“.
Complice l’alta caratura degli ospiti, gli appuntamenti stanno riscuotendo un interesse sempre maggiore e i contenuti degli incontri audio lasciano sempre una buona risposta e riconoscenza in chi arriva nella room e ascolta.
“Arte, architettura, design, moda, entertainment e lifestyle sono sempre state intimamente connesse a Milano – racconta Vincenzo Falcone, uno dei promotori del progetto e anche anima del ‘reclutamento’ delle personalità che si confrontano live – e portiamo avanti le serate con professionisti del settore, per stimolare creative thinking”. Antony Kevin Montanari, giovane e lanciatissimo concept designer, con alle spalle collaborazioni eccellenti con Balich Entertainment e una nuova avvincente carriera da solista in preparazione, sottolinea “la grande ispirazione e scambio culturale nel salotto “des artistes” d’eccezione di Rosella Verdiglione, anima di Mood Management e cuore del fashion lifestyle milanese”.
Proprio Montanari è stato protagonista della puntata molto partecipata di D is for….Design.
“Lo spazio e il tempo sono sempre molto risicati nel nostro settore e in un certo senso ringrazio il momento di metamorfosi perché mi ha fatto rendere conto di come fosse speciale tutto ciò che abbiamo vissuto fino a prima della pandemia. Oggi che i grandi eventi sono ancora soggetti a regole antiche e non sono sostenibili, non solo sotto l’aspetto ambientale ma anche sanitario, siamo chiamati a proporre nuove soluzioni e abbiamo una grossa responsabilità. I creativi si sforzano di più quando sono lontani dalla golden age, tempo in cui tutto va bene“.
Visto che format si propone come la versione digitale delle “cene Milanesi del mercoledì”, luogo d’incontro informale delle personalità e professionalità celebri della scena milanese, nel salotto virtuale di un’host d’eccezione, la curiosità per conoscere chi c’è monta ogni settimana e non è mai disattesa.
THE ALPHABET OF CREATIVITY accoglie nel talk condotto da Christian D’Antonio di The Way Magazine, 3 ospiti principali a cui vengono poste 3 domande, prima di passare al momento Q&A aperta agli ascoltatori (modalità “Raise your Hand”) in cui tutti possono rivolgere una domanda e dialogare con gli specialisti presenti.
L’architetto e set designer Sarah Balivo è stata una della illustri ospiti del talk. “In questi mesi mi sono reinventata e sono stata costretta a ripensare anche il mio tempo. Con le difficoltà che abbiamo vissuto nell’immediato cambio di vita, mi sono rivolta al ripensamento degli spazi in casa. E ne ho fatto un format di successo attraverso il dialogo con i followers su Instagram”.
Amedeo Sognamiglio, alfiere del jewelry design nel mondo, ha invece raccontato la sua esperienza di globe-trotter a riposo momentaneo: “Per me che sono in continuo movimento, capire che non c’è bisogno di essere ovunque è stato un modo per ascoltare maggiormente la creatività, che arriva da dentro. E forse è quello il motivo per cui il mio 2020 è stato più prolifico che mai, pur avendolo trascorso quasi interamente a Torre del Greco, vicino Napoli, dove la creatività legata ai coralli di tradizione bicentenaria è necessariamente da me ripensata per un pubblico moderno internazionale”.
Amedeo, che col suo compianto partner Roberto Faraone Mennella ha portato i gioielli dal Vesuvio a Hollywood, ha svelato nel salotto di Rosella Verdiglione di essere a lavoro sui 20 anni del suo brand. “La grande umiltà, dei creativi e anche dei clienti facoltosi è quella di sapersi mettere in discussione. Pensiamo di uscire con qualcosa di disruptive per questo anniversario e non necessariamente guardarsi indietro”.
Per il cinema, After Dinner Talks ha ospitato una coppia italo-spagnola di belli e impossibili: Laura Barth e Joaquin Morodo, attrice e modella lei, modello e artista lui (foto di apertura servizio).
“Anche il nostro settore è in evoluzione – dice Laura all’audience di Clubhouse – basti pensare i cardini su cui si fondano le serie di Netflix. Hanno un racconto molto dettagliato dei fatti ma poco sui personaggi, e anche il successo di Clubhouse stesso è simbolo dei tempi che cambiano, con l’attenzione sulla parola ascoltata che è meraviglioso”.
Curiosamente la carriera dell’attrice romana Laura Barth è partita da Mumbai in India nel 2008. “A Bollywood c’era un’organizzazione impressionante, ricordo che l’amatissimo attore principale era seguito da un mirror guy, un tizio che serviva a porgergli lo specchio per farlo specchiare a ogni passo. Se il cinema italiano è spesso criticato, ricordiamo che alcuni progetti non arrivano fino alla fine. Chi fa questo lavoro ha un’urgenza del racconto, e sospetto che dopo questo periodo di ripensamento si tornerà a ispirazioni legate alla verità. Anche su Instagram lo vediamo, c’è un ritorno alla necessità di vedere cose vere. E al cinema ne vedremo”.
Clubhouse con i suoi talk è anche un’occasione unica di capire in che direzione vanno le decisioni dei protagonisti dello showbiz. Il fatto che ci si ascolti solo con audio, facilita queste confessioni. Altra lezione di Barth, il multitasking che guadagna consensi: “Io quando ho iniziato volevo fare la modella, attrice e presentatrice. Fino a poco tempo fa mi dicevano; non si può essere tante cose. E invece ora col Covid, forse perché siamo obbligati a fare tante cose, quell’approccio è molto cambiato”.
Joaquin Morodo, interprete di tante campagne di big brand di moda e interprete della musica che compone lui stesso come artista e performer, ha qualcosa da condividere sul desiderio: “Il cinema e l’immagine sposano il desiderio, che è un capitolo irrazionale della nostra vita. Poter essere parte di questo racconto è un privilegio. Non credo che questa necessità verrà mai meno”.
Nello stesso talk, a sorpresa, Vincenzo Falcone ha raccontato del suo ricordo dello shooting Sex And The City II a Marrakesh, la location che doveva simulare Dubai. In una produzione tutta spagnola, l’allora ventenne architetto modello fu l’unico italiano a prendere parte alle riprese.
Tra gli onlookers dei talk ospitati da Rosella Verdiglione, anche Mara Cavedon, business developer nella moda e Settimio Benedusi, firma d’oro della fotografia italiana. Marco Migliaccio videomaker ha parlato di come cambieranno i tempi della fruizione cinematografica.
Rosella Verdiglione sintetizza così in diretta su Clubhouse i tempi che stiamo vivendo: “È più difficile essere veri oggi. La bellezza finta e artefatta non funziona più. Hanno i giorni contati le donne di porcellana, tutti i personaggi vestiti bene ma involucri vuoti. Perché in questo momento si cerca bellezza vera, lo vedo nella mia agenzia di moda, pubblicità, spettacolo. Nei casting per una nuova serie una delle indicazioni per un personaggio femminile era: può anche non essere un’attrice professionista, basta che sia un personaggio vero”.