“Spettri che tornano, sempre tornano” dice Helene Alving, interpretata dall’intensa Andrea Jonhasson al centro del palco della sala Shakespeare del Teatro dell’Elfo-Puccini. Purtroppo, aggiungerei io. E credo lo abbia pensato o detto anche Henrik Ibsen durante la stesura di questo suo dramma del 1881.
Il testo rappresenta uno dei suoi lavori più significativi ed è considerato una commedia sociale o, più propriamente, un “dramma borghese”, stesura avvenuta nel periodo del soggiorno del drammaturgo tra Roma e Sorrento.
Gli ‘spettri’ sono le ombre del passato che colpiscono il dramma esistenziale dei protagonisti che li lascia attoniti, sbigottiti, impotenti.
Dal 7 al 12 marzo 2023 è in scena la produzione firmata Teatro Stabile del Veneto diretta dal regista lituano Rimas Tuminas e protagonisti sul palco oltre la già citata Andrea Jonasson, nei panni di Helene Alving, troviamo Gianluca Merolli nel ruolo del figlio Osvald, Fabio Sartor è il pastore Manders, Eleonora Panizzo interpreta Regine e Giancarlo Previati è il falegname Jacob Engstrand, presunto padre di Regine.
L’adattamento è in un atto unico ed è curato da Fausto Paravidino che ne propone una versione agile e snella.
Ma cosa accade nella cupa dimora della signora Alving in Norvegia?
La vicenda si svolge nella villa della signora Helene, isolata nella campagna norvegese, colpita da una pioggia battente, incessante. Una scenografia cupa, quasi cimiteriale, è la prima emozione oscura che si avverte. Un urlo e il sipario si apre, già lasciando presagire che quello che si racconterà non sarà affatto piacevole. Regine è per terra ed ha solamente rotto un vaso. L’inizio opportuno per raccontare il peggio.
La scenografia, il fumo incessante che pervade il palco ci portano senza soluzione di continuità in un altro mondo, in un universo parallelo e onirico: quello del tetro, fomentato dalle musiche sempre costanti e simbiotiche del testo. Un grande specchio volante appeso al fondale scenico rivela la dualità della vita, la doppia presenza dell’essere umano, qui e non più qui.
La storia inizia con i preparativi in occasione dell’inaugurazione dell’orfanotrofio dedicato al defunto marito, il barone Alving. Si scopre tuttavia che il tanto ammirato benefattore era in realtà una persona ben poco rispettabile. La vedova ripercorre la propria vita in quella casa, raccontando quasi più a sè stessa che a coloro che la circondano, i sacrifici che ha dovuto fare per sopportare quel marito arrogante e violento, bevitore, traditore, per portare avanti dignitosamente il proprio ruolo di moglie e madre di Osvald, fiamma ardente e figlio amato. Cosa potrà mai accadere? Molto, forse troppo. Osvald e la sua malattia, la depressione, trovano forse giovamento nell’amore verso Regine, ma questa dolce fanciulla non conosce la sua storia o almeno crede in quello che gli è stato raccontato. Chi è il vero padre di Regine, la donna a servizio della casa? Potrà mai amare ed essere amata da Osvald?
Incesto, follia e menzogna. «La verità è la cosa più difficile da rivelare», dice il regista, che in questo allestimento mette in scena non solo il disvelamento di segreti familiari, ma anche l’esternazione dei fantasmi che si nascondono e vivono dentro tutti noi. Un continuo passaggio tra passato e presente in cui personaggi reali e fantasmi si fondono come in un sogno.
I ruoli in “Spettri” sono ben distribuiti: Andrea Jonhasson incarna questa madre vittima di una grande bugia mentre Gianluca Merolli è il sangue di quell’eroe sfortunato e conscio della sua inadeguatezza nel mondo. Ce ne accorgiamo quando intona l’aria di Canio tratta da Pagliacci di Leoncavallo e, con ottima interpretazione, trasmette al pubblico tutta la sua amara “gioia di vivere” per poi finire, purtroppo, tragicamente inerme sul palco.
Spettri
di Henrik Ibsen, versione italiana e adattamento Fausto Paravidino – . In scena dal 7 al 12 marzo 2023, Sala Shakespeare al Teatro Elfo Puccini di Milano.
regia Rimas Tuminas
scene e costumi Adomas Jacovskis
disegno luci Fiammetta Baldiserri riprese da Oscar Frosio
musica Faustas Latènas, Giedrius Puskunigis, Jean Sibelius, Georges Bizet
con Andrea Jonasson, Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati, Eleonora Panizzo
assistente alla regia Gabriele Tuminaite
assistente e interprete del team creativo Alina Frolenko
produzione TSV – Teatro Stabile del Veneto