C’è stato un tempo in cui non bisognava andare all’estero per vedere i visionari. Francesco Somaini, grande scultore lombardo, ce l’avevamo in casa e la mostra alla Triennale di Milano testimonia bene il suo lascito. Le sue opere sono ammirate oggi come “archisculture”, uniche nel loro genere.
Una mostra che ripercorre una importante stagione dell’opera del grande scultore lombardo, riguardantL’esposizione analizza attraverso 16 sculture, 15 disegni e 14 fotomontaggi, provenienti nella quasi totalità dalle raccolte dell’Archivio Somaini e da collezioni private italiane, il tema del rapporto tra arte e architettura in relazione alla metropoli moderna, nel cui ambito Somaini è in Italia e in Europa un pioniere, con il rapporto tra arte e architettura, in relazione alla metropoli moderna sempre in evidenza.

La Triennale di Milano ospita una mostra che ripercorre un’importante stagione creativa di Francesco Somaini (1926-2005), già protagonista del concretismo e dell’informale europeo, riferibile prevalentemente alla sua attività negli Stati Uniti.
La mostra alla Triennale di Milano svela sculture, fotomontaggi e disegni di Francesco Somaini. La riflessione di Somaini sulla città trova, infatti, ispirazione nello skyline di New York, metropoli assunta a simbolo della modernità, vissuta, studiata e fotografata durante una serie di viaggi di lavoro compiuti negli Stati Uniti.
Il suo rapporto con New York iniziò proprio nel 1960 con la personale tenuta all’Istituto italiano di cultura di New York. Durante i suoi soggiorni, ha modo di incontrare importanti critici e famosi collezionisti, tra cui l’architetto Philip Johnson e la famiglia Rockefeller, Lydia Winston Malbin, Alan e Janet Wurzburger, Joseph Hirshhorn, Seimour H. Knox II e molti altri.
Questo straordinario decennio creativo nella carriera di Francesco Somaini prosegue nel 1970 con l’inaugurazione delle sculture a grande scala, progettate e messe in opera per le città di Baltimora, Atlanta e Rochester.
Somaini pubblica anche libri (Urgenza nella città, 1972), e crea Sfinge di Manhattan del 1974 e Colosso di New York del 1976. Sculture da intendersi anche come modelli di edifici enigmatici. Secondo l’illustre Giulio Carlo Argan, “Somaini ha studiato coscienziosamente il problema, che coinvolgeva la sua responsabilità d’artista; ed è giunto alla conclusione che l’istituto storico e sociale della città non è scaduto. La città conserva una dimensione storica; l’intervento e l’impegno degli artisti nella ricerca di una soluzione non sono soltanto possibili, ma necessari e urgenti (…). L’assunto di Somaini è metodologico e progettuale: il compito dell’artista, oggi, non è di costruire o ricostruire la città, ma di interpretarla, renderla significante”.
Accompagna la mostra un importante catalogo pubblicato da Skira, con testi di Francesco Somaini, Enrico Crispolti, Fulvio Irace, Giulio Carlo Argan e interventi di Beatrice Borromeo, Fabio G. Porta Trezzi e Luisa Somaini.
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Francesco Somaini. Uno scultore per la città. New York 1967-1976 fino al 5 febbraio, Triennale di Milano – Via Alemagna, 6