Si può fare scacco matto in sette mosse? Bisognerebbe chiederlo ai più grandi giocatori di scacchi esistenti. Eppure la piattaforma streaming Netflix ci è riuscita con una serie televisiva, suddivisa in sette puntate, ambientata nel mondo degli scacchi. Ispirata anche all’omonimo romanzo, del 1983, scritto da Walter Travis la serie si intitola: ‘La Regina degli Scacchi’ e se non siete stati su Marte ultimamente (60 milioni di views in 28 giorni a livello planetario) qualcuno ve ne avrà parlato.
Ideata e scritta da Scott Frank, con il determinante contributo da parte dello stesso autore del libro, la serie è stata rilasciata lo scorso 23 ottobre ed ha riscosso, nell’immediato, un grande successo non solo di pubblico. I trend setter la seguono per le ambientazioni e i look (sta facendo proseliti il taglio di capelli della protagonista). E anche la critica l’ha osannata positivamente, elogiando sceneggiatura ed interpretazione dell’attrice protagonista.
Ambientata tra gli anni ’50 e ’60 del Novecento, negli Stati Uniti d’America, la trama è incentrata su una ragazza prodigio, diventata da bambina orfana a causa del suicidio della madre, che scopre la sua passione, e sarebbe meglio dire ossessione, per il gioco degli scacchi. L’iniziazione avviene in modo del tutto casuale, grazie al custode della struttura che la ospita, un orfanotrofio. L’anziano signore non ci mette molto ad intuire le grandi potenzialità della piccola Elizabeth Harmon ed in poco tempo, la stessa protagonista, fa passi da gigante talmente tali da incominciare ad ottenere grandi vittorie; compreso il successo più importante della sua vita.
Ogni episodio intitolato richiama schemi, tattiche e il gergo dello stesso gioco che a quanto pare, proprio grazie a questo show in streaming, è ritornato di nuovo in auge non solo tra gli stessi appassionati. Non solo, tutti gli episodi sono ben collegati fra loro, nessun buco di sceneggiatura e sequenze di eventi temporali che, in apertura, è all’inverso.
Molti, addirittura, si sono chiesti se effettivamente una ‘Elizabeth Harmon’, proprio in quel periodo storico ben preciso, sia realmente esistita. Una donna, genio degli scacchi, che oltre ai vari e folgoranti successi ha mostrato anche le sue debolezze: come la dipendenza dall’alcool, che gli procurerà non pochi problemi personali. In realtà no. Almeno direttamente. Alcuni elementi, alcuni dettagli attengono all’esperienza personale dello stesso scrittore.
Ad interpretare questo ruolo, anche un po’ enigmatico, è l’attrice statunitense, di origini britanniche ed argentine, Anya Taylor-Joy, già vista in serie come ‘Peaky Blinders’ e film come ‘Split’, ‘Glass’, e ‘New Mutants’.
La sua performance è talmente convincente che anche nel vero e unico momento in cui il personaggio si commuove, un passaggio in cui tutta la sua corazza verso il mondo esterno crolla, riesce a far diventare lo spettatore empatico e commuoversi di conseguenza.
Ci si chiede dopo tutto questo successo se realmente verrà realizzata una seconda stagione. Il punto è che la storia presenta un ciclo narrativo con finale chiuso e l’omonimo romanzo non lascia spazio a sequel. La stessa attrice, però, ha lasciato la porta aperta dichiarando che nel mondo dello spettacolo tutto è possibile, quindi le ulteriori voci che vorrebbero il primo ciak nell’ottobre del 2021 non sono poi così infondate. Forse però la prudenza sta nel fatto che non ci sono delle buone idee per continuare una storia che ha convinto fin dal primo episodio.
Persino le sottotrame sentimentali non hanno per nulla trasformato lo show in una telenovela, ma si sono perfettamente integrate nel plot principale valorizzandolo ulteriormente.
‘La regina degli scacchi’ è nel suo complesso una serie sorprendente, che tiene incollati, dal primo fino all’ultimo episodio. Una serie da considerare la migliore del 2020 ad ex-equo con il nuovo ciclo dedicato a Perry Mason.
Testo a cura di Vincenzo Pepe