Duetti e balletti fin dalla prima puntata, senza aspettare la puntata del festival di venerdì. Sanremo 2019 parte con un affollamento di star e numeri senza precedenti (24 artisti in gara, spesso in coppia) e un trio di presentatori ancora da limare.
Per lui il ruolo è disegnato quasi su misura, per lei, che ha abituato il pubblico a imitazioni straordinarie, senza impalcature satiriche la collocazione è più difficile.
Infatti, la gag di intrattenimento improvvisata con Patty Pravo (mentre si risolvevano problemi tecnici) è stata la più riuscita della serata: Virginia Raffaele ha “fatto” Patty Pravo davanti alla stessa divina, momento esilarante.
DUETTI – In gara o fuori gara, potrebbe essere questo ricordato il festival dei grandi duetti. Bocelli senior e Bocelli junior, che stranamente fino a ieri sera era ancora sconosciuto al grande pubblico italiano. Si è imposto anche per la sua avvenenza (su Twitter non si parlava d’altro, non immaginiamo sulle chat di Whatsapp di mezza Italia). All’estero da tempo i due si esibiscono assieme. L’ultimo album della superstar, arrivato al top in USA e Gran Bretagna, continua a essere sconosciuto in patria. E ieri è stato un vero debutto per il disco, dopo un passaggio pre-natalizio da Fabio Fazio, per introdurre al pubblico italiano il progetto con il figlio.
Bocelli ha anche duettato con Baglioni sul brano che lo aveva lanciato a Sanremo “Il Mare Calmo della Sera” nel 1994.
Sempre di quell’anno era “E Poi”, il primo successo di Giorgia. Ieri la grande cantante, tornata in classifica questo inverno con “Pop Heart”, ha cantato con Claudio Baglioni in un duetto inaspettato per ricordare “Come Saprei” che vinse un altro Sanremo di Pippo Baudo, quello del 1995, davvero intenso. La cantante romana non ha potuto esimersi dal fare un omaggio a Whitney Houston, ospite a Sanremo nel 1987.
In gara, alla prima performance non hanno brillato i duetti tra le due generazioni. Ma le canzoni, quelle sì, sono davvero di valore.
Nino D’Angelo e Livio Cori riescono a innovare l’immaginario della canzone napoletana, si accostano al festival con eleganza, non solo sonora (ed è un piacere guardarli). Che Livio sia o meno Liberato forse non importa più saperlo perché “Un’altra luce” ha davvero un testo che vale tutto. “Pe te fa ascì a stu scur ca te ten prigiuniero, Te posso da cient’ uocchie che t’appicciano ‘a vita; Ma sarà sempe scuro si nun ce crire si nun ce crire, Si nun ce crire”.
Varrebbe la pena passassero sottotitoli per far comprendere la grandezza del testo, calato perfettamente sul duo di età così lontane. D’Angelo dice: “Per farti uscire dal buio che ti tiene prigioniero, ti posso dare 100 occhi che ti illuminano la vita, ma sarà sempre scuro se tu non ci credi”. Probabile premio critica.
Stessa delicatezza e rispetto nell’altro accostamento generazionale, quello di Briga con Patty Pravo. “Un po’ come la vita” (testo: Marco Rettani, Diego Calvetti, Zibba, Briga – Musica: Marco Rettani, Diego Calvetti, Zibba, Luca Leonori), non cresce nella performance, non è scritta con un’aria da apertura tipica dei ritornelli che fanno volare la voce della Strambelli e l’effetto senza amalgama tra i due penalizza un pò la percezione. Migliorerà con il tempo. Briga, c’è da dire, è molto a fuoco in questo progetto, ce la mette tutta a entrare nel mondo del pop adulto.
Foto AGI per Ufficio Stampa Rai concesse a The Way Magazine