Riccardo Foresi, marchigiano, con una importante carriera alle spalle come interprete, gli studi al Conservatorio e la tromba come compagna di vita, sceglie di fare un salto di qualità per raccontarsi e raccontare. Con Paura di Me e il suo video, celebra la vita: un dono prezioso che abbiamo il dovere di rendere speciale, assaporandone ogni momento, senza nasconderci dietro a inutili paure. “Ho tantissimo da dire e voglio farlo alla mia maniera, finalmente. Quando scrivo, di getto, l’amore permea sempre ogni testo. La musica pop credo che sia questa: le emozioni, le storie di tutti. Possono essere più allegre, ironiche o riflessive, ma inseguo quello: le emozioni date dalla musica e dalla melodia”. Riccardo, si racconta per noi con l’umiltà e la semplicità dei grandi. Ha fatto tanta strada, da quando, ancora bambino, inseguiva ammaliato la banda del paese: oggi sceglie di giocare da protagonista il secondo tempo di questa partita.
Paura di me, è l’ultimo singolo che esce come Riccardo Foresi performer. Un brano importante, intimo e autobiografico, come è nato?
Parla di me e di quello che mi ha impedito, talvolta di spiccare il volo: la paura interiore che mi ha impedito di vivere appieno, quello che sapevo essere, il mio destino. Un testo assolutamente autobiografico e intimo, dove metto a nudo le mie fragilità. Riconosco finalmente, di aver “perso tempo” in rinvii dettati dal timore di sbagliare o non essere all’altezza. Ho sempre saputo cosa volessi fare davvero nella vita, ma spesso mi sono accontentato per non scoprirmi, per non mettermi in gioco fino in fondo. L’ho scritto durante il lockdown, quando in quarantena con due dei miei tre figli, ho avuto modo di riflettere: una situazione “obbligata” che ho sentito di dover vivere al meglio, anche per loro. Ho condiviso con Matthew e Nycholas di undici e nove anni, la nascita di questa canzone, trasformandola in opportunità di incontro e riflessione. Un’esperienza che ci ha legati ancora di più rendendo questa canzone, cresciuta tra quattro mura nel confronto con loro, speciale.
Sei molto conosciuto come interprete, ma oggi scrivi i tuoi testi…
Ho avvertito dei forti limiti, non mi bastava più essere interprete pop. Paura di Me ha segnato davvero la mia entrata nel gioco vero, quello che avevo sognato. Il mostro era proprio quella paura che mi incatenava, che m’ impediva di volare. Ho mostrato ai miei figli come affrontare la paura, senza nascondere, tuttavia, le mie peculiarità. Un padre non è necessariamente un supereroe, ma un uomo che affronta i propri limiti, accettandoli e trasformandoli in possibilità. Ho voluto insegnare loro la comprensione e l’accettazione dei propri limiti e quelli altrui. In questo percorso è stato fondamentale l’incontro con Angelo Funari col quale ho capito di “funzionare” e che le nostre idee potevano diventare realtà. Dopo Il mio Paradiso e Direzione New York, è arrivato Paura di me, il vero giro di boa, l’alfa.
La tua passione per la musica come ha cambiato la tua vita?
Ho sempre avuto voglia di ascoltare canzoni e di cimentarmi col canto. Mio padre, ha rifondato la banda musicale del paese, dove ha suonato tutta la mia famiglia, proprio l’anno della mia nascita. Era stata chiusa e lui ha voluto riaprirla. Da bambino ero un discolo e ne combinavo di tutti i colori, ma quando passava la banda, rimanevo ipnotizzato: ero attratto magicamente e sognavo di farne parte. Lì ho mosso i primi passi, innamorandomi della tromba, che è il mio strumento, diplomandomi poi, al Conservatorio, giovanissimo. Questa è stata per me un’opportunità importante per crescere frequentando una scuola che mi metteva a confronto con ragazzi più grandi. Una grande sfida e lo stimolo a migliorarmi: come giocare in una lega più alta. Sette anni di studi, in un’età in cui si occupa il tempo libero, giocando. Mi sentivo diverso e abitando in un piccolo paese, per frequentare il Conservatorio, mia mamma mi veniva a prendere e uscivo da scuola un’ora prima. La mia vita era tutta incentrata su quello e i miei hanno fatto davvero un investimento grande, che ho sempre voluto onorare con impegno.
I tuoi genitori hanno assecondato la tua passione. Una fiducia che hai ripagato ampiamente…
La mia è una famiglia umile, che ha fatto sacrifici enormi anche al di sopra delle proprie possibilità per permettermi di studiare. Mio papà artigiano, per portarmi all’Aquila da un altro maestro perdeva un’intera giornata di lavoro. Del resto, non so cos’altro avrei potuto fare nella vita! Certo è che senza quella loro intuizione, la fiducia che hanno riposto in me e i sacrifici fatti, non sarei riuscito a realizzare il mio sogno.
Che ruolo ha oggi nella tua vita, lo strumento a fiato che ti ha fatto innamorare della musica?
Ha un ruolo complementare, negli spettacoli la suono sempre e non mancano mai gli assoli. Ad un certo punto, nonostante la sua importanza per me, ho sentito di dover dare la precedenza al canto. È come voler fare a livello agonistico due sport, è impossibile. È parte di me, nella mia famiglia lo strumento a fiato è una costante. Per qualche anno l’ho abbandonata del tutto, poi l’ho ripresa. Ha un ruolo particolare, mi aiuta a ritrovarmi. Mi appartiene e mi rappresenta: è una grande parte della mia identità. A volte suonarla è come mettere da parte un po’ di sensi di colpa, che non dovrei avere, ma che ho. In ogni caso permea e anima il mio canto, imprescindibile. La voce è uno strumento e va utilizzato nel modo più giusto. La voce deve essere libera e riuscire a comunicare, serve studio, applicazione. Gli anni di Conservatorio sono stati formativi e fondanti per la mia attuale professione. Utilizzo la mia voce con la stessa attenzione con cui suono il mio strumento.
Dopo aver avuto “paura” di te, come vivi questo momento?
Tanti mi hanno scritto, hanno condiviso il loro pensiero, dimostrandomi che il messaggio che volevo arrivasse, ero riuscito davvero a veicolarlo e nel modo che mi è congeniale, con un brano pop, per tutti, con un ritmo contemporaneo ed orecchiabile, che tratta temi importanti senza perdere immediatezza e semplicità. Oggi ho tanta voglia di cantarla dal vivo, per sentire le emozioni scorrere da me al mio pubblico. È una gioia immensa. Un momento importante per l’attenzione che mi viene dedicata e la voglia, lo slancio, di andare avanti.
Ci sono novità in arrivo?
Tante: un nuovo singolo e il suo video, per un’altra tessera di un mosaico, di un racconto, che non vedo l’ora di condividere.
I primi due spettacoli del Tour 2021 per Riccardo Foresi:
VENERDÌ 25 GIUGNO
That’s amore -piazza del Santuario Numana ( an) ore 21:30 ingresso libero senza prenotazione
SABATO 26 GIUGNO
Riccardo Foresi – Piazza Matteotti – Montegiorgio (FM)