«È per me un nuovo confronto, una nuova verifica, siamo in due a richiedere giustizia e ognuno di noi sente la necessità di ristabilire le quote parti e le contribuzioni per rendere questo duo efficace sempre sia sul palcoscenico sia nella vita. Zero vi saluta, è rimasto a Roma, parla troppo e ultimamente va fuori di testa ed ha mandato me per rappresentarlo». È così che Renato Zero si presenta ai giornalisti a Milano per annunciare il suo nuovo tour Zero a Zero – Una sfida in Musica, a un anno di distanza dalle celebrazioni del 2022.
«Un tour che si prospetta atteso sia dal pubblico sia da me – continua Renato Zero, durante la conferenza stampa tenuta alla Fondazione Gaber – quest’ultimo rintocco dei settantadue mi suggerisce di non sprecarmi in ipotesi, in geroglifici, cercare il più possibile di andare sempre dritto con una certa spavalderia, ma anche con responsabilità verso un pubblico così vicino, affettuoso, generoso. È la mia cartina tornasole, riesco ormai a non avere nessuna delimitazione tra il palcoscenico e la strada. Le stesse facce che vengono al Circo Massimo me li ritrovo sul marciapiede, alle fermate dell’autobus. Frequento ancora la vita con assiduità, perfino nei supermercati mi spingo perché si sente quell’urgenza e quando arriverete al mio calendario capirete che ogni momento va sfruttato, perché si accorcia l’orizzonte nella possibilità di guadagnarsi vicinanze, sorrisi, abbracci e anche tanta musica».
Renato Zero promette tantissime sorprese in questi 23 appuntamenti primaverili in 10 palasport: Firenze, Conegliano, Torino, Mantova, Bologna, Pesaro, Milano, Livorno, Eboli, Roma. Ci saranno diversi amici cantanti che si susseguiranno ad ogni tappa, ci sarà il corpo di ballo, «avrò i miei musicisti nella migliore tradizione, che mi accompagnano con efficacia e grande professionalità, saluto quelli che se ne sono andati. Albertino Radius mi sta nel cuore perché ha sempre fatto musica con grande amore, e con un talento addirittura aggressivo perché era una persona che voleva esserci a tutti i costi, infatti, è rimasto. Saluto anche Vittorio De Scalzi, mi aspettavo sarebbe stato salutato anche dal palco di Sanremo, ma evidentemente qualcuno dimentica. Ho perso anche una corista, anche se bisogna dire che la morte delle volte fallisce i suoi intenti, perché la vita, invece, gratifica questi talenti, questi grandi di professionalità, quindi, saluto Claudia Arvati, la mia corista, che non è nel gruppo stavolta, ma lo è sinceramente nel cuore».
In questo spettacolo ci saranno anche degli inediti, come lo è stato per ZeroSettanta e dice: «Ho scartato l’ipotesi di portare lo spettacolo del circo Massimo in giro per onestà professionale e anche perché sono fatto a modo mio. Dopo aver avuto un riscontro di pubblico e di critica meraviglioso ed essere passato con due puntate su Mediaset, con grande soddisfazione anche lì, mi sembrava il caso di chiudere quella parentesi con la volontà mia di fare un tour vero, perché il Circo Massimo sono state sei rappresentazioni. A un certo punto, ho deciso di cambiare rotta e ho riscritto uno spettacolo che si chiama “Zero a Zero”, dove mi metto nella condizione di analizzarmi, perché questo mi piace farlo. Anzi, è un esercito che consiglierò a tutti e, quando vedranno lo spettacolo, probabilmente, si renderanno conto che ci sono delle buone ragioni che uno si fermi ogni tanto dal frastuono, dallo squillo del cellulare e da tante altre distrazioni e parli un pochino con questo piccolo essere che sta dentro di noi, denutrito, che si annoia, poi non fuma, non si droga e sta lì e vive per una scommessa. Ogni tanto buttare l’occhio lì dentro e dirgli a quell’esserino che esiste, che gli vogliamo bene e lo vogliamo proteggere e che ci serve molto adesso, perché a queste età si tirano i remi in barca e gli amici diventa dio, gli amici diventa la gioia la spensieratezza e con gli amici si ritorna bambini».
Alla nostra domanda: Quando inizi e finisci un nuovo tour, quali pensieri ed esperienze ti porti via? Renato risponde:
«Quando finisce un tour, finisce. Il teatro a differenza del nostro ambiente, richiede di più, è più oneroso, faticoso, però i manifesti del teatro vanno continuamente a innovarsi con molta più assiduità di come facciamo noi nella musica. Noi quando chiudiamo il botteghino, probabilmente trascorreranno due o tre anni di silenzio. Con la chiusura di un tour si chiude anche un capitolo di bella energie, di questo afflato, di questa comunicazione con il pubblico, è anche vero, io personalmente, sono sempre molto ricordato, anche la strada mi offre questo campanello quando io frequento la vita, le persone e, quindi, l’assenza del pubblico quella mi pesa forse meno, forse mi manca il camerino di più: è la mia sagrestia. Con il camerino non ho fatto mangiare gli analisti, perché io mi faccio il mio training autogeno mentre mi trucco, sto lì e non voglio vedere nessuno, mi chiudo dentro questo sarcofago e rifletto. Mi piace svuotarmi completamente per prepararmi poi per dare agli altri qualcosa di me».
Ma alla fine della conferenza, dopo averci fatto ascoltare uno degli inediti che canterà in Zero a Zero (che segue “Quel bellissimo niente” del 2022), Renato Zero ci lascia con un interrogativo: «Succederà qualcosa di importante tra Zero e Renato in quei giorni del tour, non posso anticipare nulla però di rimetterli un po’ sulla buona strada nel senso che quando noi abbiamo un ospite a casa ci abituiamo a lui, alle sue abitudini, al fatto che russa o che parla troppo o mangia troppo, poi che cosa succede che ti trovi a un bivio e dici devo sopportarlo ancora questo elemento o posso farne a meno?».
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Report da Milano a cura di Nicola Garofano