Sta per aprire a Milano la mostra “Ascesa, Discesa: Un’Alba Libanese”, personale delle opere dell’artista dal Libano Rami Lazkani. L’inaugurazione si terrà giovedì 21 settembre, dalle ore 19, presso la galleria Maiocchi15 (via Achille Maiocchi 15 a Milano).
In mostra saranno esposte circa quindici opere uniche dell’artista di Tripoli (parliamo di Tripoli di Siria che è la seconda città del Libano per popolazione e importanza, situata 85 chilometri a nord della capitale Beirut), realizzate ad acrilico su tela. Inoltre, durante il vernissage il pittore realizzerà una performance dipingendo live tra i visitatori, che potranno così osservare prender vita pian piano il suo affascinante e fitto universo.
Il lavoro di Lazkani si concentra sull’interpretazione, tra percezione e memoria, della sua terra natale, il Libano, e delle due città principali: Tripoli e Beirut.
In mostra saranno esposte circa quindici opere uniche dell’artista di Tripoli, realizzate ad acrilico su tela. Inoltre, durante il vernissage il pittore realizzerà una performance dipingendo live tra i visitatori, che potranno così osservare prender vita pian piano il suo affascinante e fitto universo composto di strade, viuzze e casette.
Il lavoro di Lazkani si concentra sull’interpretazione, tra percezione e memoria, della sua terra natale, il Libano, e delle due città principali: Tripoli, con i suoi ritmi lenti e il carattere ottomano degli edifici, e Beirut, più cosmopolita e influenzata da molti movimenti architettonici.
Unisce al pensiero comune del Libano come luogo caotico i suoi ricordi personali, che alternano momenti di sicurezza ad altri d’instabilità politica e civile, catturando così l’essenza e il carattere più identificativo del suo luogo d’origine, in un’osservazione collettiva e personale nello stesso momento. “Ascesa, Discesa: Un’Alba Libanese” è un viaggio nella memoria, un percorso interiore, quasi un esperimento di consapevolezza come confessa lui stesso. Basta un dettaglio e il ricordo del Libano riemerge, vivido più che mai, per trovare spazio poi sulla tela:
“Un giorno mi sono svegliato nel mio piccolo studio di casa a Milano prima del solito, ed era l’alba. Non un’alba qualsiasi. Era un’alba libanese. Mi sono svegliato e il cielo era Libano. Il vento era il Libano. La temperatura, l’umidità e le precipitazioni erano Libano. Mi sono svegliato in Libano, sono disceso da me stesso e sono salito nella mia pittura” (Rami Lazkani).
Ispirato dal libro “Le Città Invisibili” di Italo Calvino – che espone le sue riflessioni sulle megalopoli moderne attraverso racconti fantasiosi – e, soprattutto, dalla descrizione surrealista di Zenobia, nella quale rivede fortemente la sua Tripoli, Lazkani traduce sulla tela l’intensa densità urbana libanese – fatta di molti edifici, strade che s’intersecano vorticosamente e stratificazioni infinite di fili elettrici – attraverso una tecnica quasi astratta, che non lascia spazio ad un apparente rigore. Lazkani non fotografa il paesaggio urbano così com’è, ma ne inquadra l’atmosfera per trasmetterne l’energia intrinseca.
Linee rette e curve, stese con un colore denso, si rincorrono sulla superficie dei suoi dipinti monocromatici. A primo sguardo il caos sembra prendere il sopravvento, ma l’osservatore potrà dipanare presto questa confusione riconoscendo una casetta in un angolo, una stradina che sale dall’altra parte, un porticato in basso: ecco emergere una delle città invisibili dell’artista libanese, ecco emergere un’evocazione di un ricordo.
“Dove è avvenuto il caos, dove accade il caos, dove il caos ascende, dove il caos discende, dove il caos prende il sopravvento, dove il caos persiste. Il mio lavoro ne è il testimone.” (Rami Lazkani).