“La voce delle ombre”, al Mudec di Milano (fino al 18 settembre 2022) è una mostra che mira a evidenziare le presenze africane nell’arte dell’arte dell’Italia. Non si tratta di un excursus legato agli anni del Colonialismo esclusivamente. C’è anche una cavalcata storica per individuare come le persone del continente africano venivano ritratte dal Cinquecento in avanti.
La mostra, a cura del personale scientifico del Mudec, indaga i modi della raffigurazione artistica di uomini e donne originari del continente africano fra il XVI e il XIX secolo.
Accostando le testimonianze documentarie è stato possibile comprendere la variabilità delle occasioni in cui le persone di origine africana giungevano in Nord Italia, in prevalenza attraverso la tratta del Mediterraneo, con finalità per lo più di servitù domestica legate a ragioni exra economiche di prestigio sociale.
Il percorso si colloca nelle Sale Focus del museo e si dipiana in sezioni, l’allestimento curato dallo studio Origoni Steiner si configura attraverso un evocativo dualismo cromatico bianco nero.
Ad aprire la mostra nella prima sezione ‘Ombre senza voce’, un documento proveniente dall’Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo, che attesta l’acquisto di uno schiavo etiope di 4 anni di nome Dioniso da parte di Gaspare Ambrogio Visconti nel 1486.
L’esposozione prosegue con la la seconda sezione ‘Leggenda e tradizione’dedicata alle opere che documentano come nell’immaginario di artisti e committenti italiani vi fossero presenti figure originarie dell’Africa.
La terza sezione ‘In carne e ossa’ha come protagonista il corpo nelle sculture di scuola veneta del XVII e XVIII secolo.
Ci sono anche interpretazioni recenti di gesti lontani. “Il vecchio e la bambina”, della street artist Cristina Donati Meyer, è un’opera in stampa 3D che ritrae l’iconica statua del giornalista Indro Montanelli (la realizzò per un parco pubblico milanese Vito Tongiani nel 2006) con l’aggiunta di una bimba eritrea, a memoria di un episodio contestato del passato da arruolato colonialista dell’insigne penna italiana.
La mostra si chiude con con una sezione a cura di Theophilus Imani, ricercatore visivo italiano di origine ghanese, che attraverso i dittici tratti dalla sua ‘Echi e accordi’ evidenzia i contrasti con l’iconografia storica occidentale e la rappresentazione del corpo nero nella sua contemporaneità.
L’esposizione vuole essere un primo passo di un percorso di ricerca su un tema complesso ,dalle molteplici implicazioni sociali.Come scrive la direttrice del Mudec Marina Pugliese ‘dar voce alle ombre vuol dire iniziare a risarcire le mancanze e tendere verso una articolazione tanto complessa quanto necessaria sia negli studi storico artistici, sia più in generale ,nella percezione collettiva delle immagini.
Report a cura di Davide Rock per The Way Magazine
La Voce delle Ombre
Dal 13 maggio al 18 settembre 2022
Mudec Via Tortona 56 Milano
da lunedì a sabato ingresso gratuito