Bellezza italiana, nella voce e nell’aspetto, Pietro Gandetto è il nuovo protagonista di un crossover musicale molto interessante. La sua “Ogni Notte”, prodotta insieme alla vocal coach Silvia Chiminelli, con l’arrangiamento di Antonio Condello, è un piccolo concentrato di pop con influenze liriche che sorprende. Obiettivo: far cadere le barriere tra i generi e proporre intrattenimento di qualità.
Il debutto televisivo di Gandetto risale al 2018 con la partecipazione al programma televisivo di Rai 2 “The Voice of Italy” riscuotendo ottimi giudizi dai coach. Da quel momento Pietro ha collaborato alla stesura di brani con alcuni compositori di musica pop e indie. L’anima del suo progetto cantautorale consiste nella fusione di sonorità e generi musicali diversi, in una costante ricerca di un’identità musicale nuova.

Pietro ci racconti come è nata “Ogni Notte”?
“Ogni notte” è una contaminazione di stili diversi con l’obiettivo di creare un’identità musicale nuova. Abbiamo lavorato per creare delle sonorità che diano un senso di apertura, mescolando diverse esperienze musicale». è un brano che parla di quelle emozioni positive che restano, che perdiamo e che ricerchiamo ogni giorno e “ogni notte”. È una canzone che parla dell’amore e spesso si pensa che l’amore si porti dietro il dolore, ma in realtà dipende da noi, da come lo viviamo anche quando finisce. Mi è piaciuto metterci una sorpresa nel ritornello, in modo da delineare un crossover tra mondo lirico e pop. Nelle strofe sono più descrittivo.
Come nasce il tuo amore per la musica?
L’avvicinamento c’è stato a sei anni con la prima esperienza col coro delle voci bianche. Ho poi iniziato a suonare il pianoforte classico e studiare canto lirico in Conservatorio, in parallelo con liceo scientifico. Ho avuto il doppio binario, studi e musica classica. La musica ha sempre fatto parte di me, fare musica è molto naturale, sia che si tratti di allietare ospiti di matrimoni che andare sul palco di The Voice.
Che artisti ti hanno influenzato?
Sono cresciuto con i Queen e gli U2. All’inizio della mia formazione ho avuro sicuramente più modelli internazionali, con Beatles e Oasis. Poi ho scoperto il cantautorato italiano come Luigi Tenco e Lucio Battisti.
Da quello che posti sui tuoi profili social, si capisce che hai vedute molto ampie in fatto muscale…
La mia idea di musica tende a superare una rigida distinzione tra i generi. Distinguo solo quella vera da quella che è costruita a tavolino. Ho ascoltato molta opera, come Puccini, Verdi, adoro Bach. Ma al contempo mi piace il pop, i contautori italiani, i rapper romani, i francesi e molto altro.
Scrivi anche i tuoi testi, cosa ti ispira?
Quando scrivo ci metto la mia vita e le esperienze, sicuramente il punto di partenza è autobiografico, riguarda quello che ho dentro. Si va poi oltre e cerco di creare atmosfere che possano suscitare identificazione, ma c’è tanto di me in questi brani. Ho tante altre cose da raccontare in altri pezzi. La cosa particolare è che quando mi sento ispirato da qualcosa nei momenti più strani, li scrivo già in metrica e so già l’idea che vorrei dare dal brano. Solitamente li mando ad Antonio Condello, con cui ho collaborato al primo singolo, e assieme cuciamo la musica sul testo. Devo sentire emozione quando le parole vanno in musica, per questo dico che il risultato è sempre una felice mediazione col compositore.
Che tematiche affronterai nel tuo primo disco?
Di sociale non ho scritto niente, la tematica sentimentale è quella prevalente. Anche il rapporto con se stessi, con le amicizie e come si vive la vita. Sono avvocato ed esercito la professione a Milano. Credo che quello che ho affrontato nei primi anni di lavoro avrà una ripercussione in quello che canto. Come in tutti i lavori, mi sono dovuto scontrare con un nuovo ambiente. Che nel mio caso è molto rigido e formale, dimensione in cui i giovani a volte vengono bistrattati e inevitabilmente parlo anche di questo. A ben vedere anche in musica da esordienti è difficile conquistarsi la fiducia altrui, non è facile.

Musicalmente continuerai a coinvolgere vari elementi nella tua ricetta?
Nel mio raggio d’azione artistica c’è un po’ tutto, mi piace la contaminazione e cerco di rimanere fedele a questa mia idea. Ho cercato di aspettare il team giusto con cui si è sulla lunghezza d’onda comune per fare una proposta coerente con le mie aspettative. C’è del classico e delle influenze più ritmate, estive direi. Vero è che si decide da soli alla fine, per formazione, per mio carattere sono individualista mi piace mettermi in prima linea e dire le mie cose, correndo magari il rischio di avere critiche.
Da dove ti arriva questa determinazione?
La mia formazione credo parli per me, chi studia pianoforte e gioca a tennis sin da piccolo ha una forma mentis per cui è portato ad essere molto esposto in prima linea. Questo inevitabilmente influenza anche la musica. Anche se il risultato è sempre collettivo, di un team.
C’è un messaggio nella tua musica?
Secondo me la musica deve dire cose semplici alle persone. Le canzoni devono arrivare con l’identificazione. Il contatto diretto è più funzonale. Quello che penso lo dico in maniera semplice e poco costruita mi sembra che il mezzo dei social ti offra la possibilità di comunicare senza filtri in bene e in male. Se ne fai uso distorto si vede, si può dire quello che si pensa e raccogliere immediatamente i frutti. C’è stato finora un buon riscontro, ho avuto messaggi privati e attestazioni di gradimento in pubblico.
Chi è la persona tipo che ti segue?
Mi pare sia un pubblico eterogeneo, mi fa piacere ricevere complimenti sulla voce perché è un aspetto su cui lavoro molto e mi fa piacere che il brano piaccia. Credo siano persone attente alla musica. Il mio progetto vuole fondere diverse esperienze. Vuole essere di presa contemporanea, ma senza rinunciare alla melodia italiana.
All’estero piaceresti molto. Ti immagini di lavorare in maniera globale?
Tutti i brani che sto preparando sono in italiano, ma sto pensando di produrne anche in inglese perché all’estero sono molto apprezzato, lo noto dai messaggi che mi arrivano e probabilmente lavoreremo sui testi inglesi. Anche se adesso l’italiano in musica non è più una barriera, anzi, è un gradevole biglietto da visita al pari di moda e cibo.