DDare l’opportunità a tutti,s enza biglietto di ingresso, di rivivere l’arte di uno dei maggiori italiani del 900 è stata una iniziativa lodevole. Per sei mesi, al Pirelli Hangar Bicocca di Milano, la mostra “Ambienti/Environments” di opere di Lucio Fontana ha ricostruito installazioni, alcune anche per la prima volta, che sono state ammirate da 250mila persone. Con l’aiuto di lettere, appunti, indicazioni del maestro scomparso sapientemente ripercorsi.
La mostra a cura di Marina Pugliese, Barbara Ferriani e Vicente Todolí, in collaborazione con Fondazione Lucio Fontana, è stato sicuramente un unicum e anche uno standard da cui ripartire. Per eventi futuri e per simbolo di “engagement” con la cittadinanza. Per mesi la location è stata protagonista dei post sui social media, tanto era lo stupore e l’entusiasmo dei visitatori.
Particolarmente appropriato lo spazio per “Ambienti/Environments”, quelle Navate enormi post-industriali che per la prima volta hanno ospitato nove Ambienti spaziali e due interventi ambientali, realizzati da Lucio Fontana tra il 1949 e il 1968 per gallerie e musei italiani e internazionali.
PECULIARE – La peculiarità è stata proprio il corpus di opere, che mette in rilievo la forza innovativa e precorritrice di un grande maestro del Novecento che necessitava di una riproposizione in questi spazi fatti di opere immersive, che richiedono la partecipazione dello spettatore.
Molte di queste sono state replicate per la prima volta, dalla morte dell’artista, in occasione di questa mostra e il lavoro di ricostruzione ha richiesto una ricerca di anni che ha permesso di rendere tangibile l’incredibile valore innovativo dell’opera dell’artista nel contesto della ricerca ambientale degli anni Cinquanta e Sessanta.
Il lungo percorso di ricerca e progettazione è stato ripercorso, partendo dai documenti inediti quali i progetti originali, le lettere dell’artista, le fotografie e le riviste dell’epoca.
Gli Ambienti spaziali, stanze e corridoi concepiti e progettati dall’artista a partire dalla fine degli anni ’40 e quasi sempre distrutti al termine dell’esposizione, sono le opere più sperimentali e meno note di Fontana, proprio per la loro natura effimera. Alcuni degli ambienti esposti sono stati ricostruiti per la prima volta dalla scomparsa dell’artista grazie allo studio e alle ricerche della storica dell’arte Marina Pugliese e della restauratrice Barbara Ferriani e al contributo della Fondazione Lucio Fontana.
Il visitatore ha avuto l’opportunità di osservare e fruire per la prima volta le opere meno conosciute di Fontana, di riscoprirne l’importanza storica e allo stesso tempo di coglierne la contemporaneità e la forza innovativa attraverso un allestimento inedito.
SPAZIALISTA – Lucio Fontana (1899, Rosario di Santa Fé, Argentina – 1968, Varese, Italia) è stato uno degli artisti italiani più influenti del XX secolo e fondatore dello Spazialismo, gruppo artistico nato in Italia alla fine degli anni ’40. Nel corso della sua carriera ha investigato i concetti di spazio e luce, il vuoto e il cosmo e con il suo lavoro ha radicalmente trasformato la concezione tradizionale di pittura, scultura e spazio, superando la bidimensionalità della tela e anticipando diversi movimenti artistici degli anni ’60 e ’70, come Arte Povera, Arte Concettuale, Land Art e Environmental Art.
Fotoservizio Pirelli Hangar Bicocca: Christian D’Antonio per The Way Magazine.