Erastudio ApartmentGallery ha portato al MiArt una selezione di opere contemporenee di Pavel Zhuravlev e un corpus di lavori di Carlo Zauli dagli anni 50.
Di Zauli, Carlo Giulio Argan diceva: “Le masse si alzano, secondo una legge virtuale che giace dentro di loro, proprio come la cristallografia si trova all’interno del cristallo. Il fatto strano è che l’energia compressa nella forma si libera nella natura. Quei blocchi fatti di ceramica opaca e lucida (non per niente oggetti decorativi) sembrano molto buoni sui prati, all’aperto: non hanno paura della natura. Mi ricordano l’imponente macigno sui giardini vuoti di Kyoto: sembrano come se fossero caduti laggiù per caso, ma la loro forma è modellata dallo spazio trasparente in cui navigano, puliti, come gli iceberg”.
Gillo Dorfles osserva che “Quando Zauli riesce a dar vita alle sue peculiari creazioni (o creature?) in gres, dalle tenui sfumature bianco-rosa-grigio, è facile capire come il suo lavoro sia una sorta di “magnum opus” in cui il crudo la materia si trasforma quasi magicamente in materiale sublimato, proprio come è successo (o avrebbe dovuto accadere) nella metamorfosi, nella metabola, degli antichi alchimisti con la trasformazione dei minerali bassi in oro. Perché è esattamente dall’incontro tra forma e colore, tra la terra (come un argilla) e il fuoco (il grande fuoco di 1200 gradi, visto come un elemento fertilizzante) e il colore – che le ceneri, le sabbie e le polveri minerali utilizzate sono diventati una finezza incomparabile. Ciò che all’inizio era solo la larva di un’idea, l’immagine ancora intangibile di un sogno plastico, può prendere vita e diventare duratura ed eterna”.
L’artista russo contemporaneo Pavel Zhuravlev invece è stato presente con i suoi vasi in “wild clay”, argilla mista a sabbia e sassi che raccoglie direttamente dai fiumi.