C’è un pezzo nel nuovo disco di Paola Turci, Viva da morire, che si intitola “Olimpiadi Tutti i giorni”. Un featuring con Shade, altra generazione, stessa voglia di vivere e lottare della Turci, che rappresenta bene l’ennesima rinascita della stella del cantautorato nostrano.
Lei lo descrive così: “Un’ode al quotidiano sforzo di fare bene. Allenarsi a starci, bene. Impegnarsi. Prepararsi. «E sudare con il brutto tempo/Asciugandosi al vento». Qui passo dal piacere a me stessa di “Fatti bella per te” al bisogno di un due. Perché una volta che ti dici che sei bella, che stai bene, «è un salto nel vuoto», e che succede poi? Succede che non è vero che gli altri non contano, tanto che passiamo tutta la vita a cercarlo, un altro, un’altra, qualcuno. Che sia un figlio, un amico, un cane, una donna, un uomo, un genitore. Al manifesto dell’autostima, segue il capire «che vincere è perdersi insieme». Feat di Shade, gran sensibilità, scoperta di ragazzo”.
Introdotta da Beppe Fiorello a Milano, la cantautrice di “Bambini” (Sanremo 1989, incredibile a dirsi, sono 30 anni) ha trovato nell’attore un amico davvero vicino all’artista: “Quando mi chiamò per andare a Sanremo – dice lui – fu una cosa improvvisa, una telefonata di una persona che mi mise molta paura. Come quando mi chiamarono per fare Domenico Modugno nella fiction televisiva. Ma sono sempre stato protetto dalle mie paure, perché c’è qualcosa che mi fa stare tranquillo nelle mie paure. Paola mi ha detto: fai quello che vuoi. Paola è un’artista di famiglia, c’è molta famiglia nel disco, il padre, per esempio e tanto altro”.
Quello che ha scritto Paola Turci per ogni canzone è toccante: “Ci sono io adolescente, sulle scale alla casa al mare, che imparo a suonare, o io con le cuffie e Patti Smith, sulla Vespa 50 in libertà, o sospesa davanti a una marea che inonda”.
Dei ricordi la cantante dice: “Mi piacevo solo d’estate, era il momento che pensavo agli amori, ai ragazzini, poi ritornavo alla chitarra, e ritrovo quella felicità ancora oggi. Quando scopro una canzone bella, sento una storia di vita bella che posso abbracciare, mi rende felice. Ma adesso assaporo i famosi brevi momenti di felicità, per il resto sono alti e bassi”.
La cantante, tornata in auge proprio a un Sanremo recente (2017) con “Fatti bella per te”, ha confessato di essere “ricaduta anche dopo quella risalita, perché non si è mai pronti a rimanere sempre in cima”.
Un cerchio che sembra andare a chiudersi, nell’ultimo tratto può farsi linea ancora aperta e definire l’inizio di un’altra storia. Alla fine del “Secondo cuore” (2017) “è successo senza che me ne accorgessi: dal niente è arrivata una canzone, “L’arte di ricominciare”, che era insieme un’appendice di quell’album e un capitolo nuovo, tutto da scrivere: nasce così “Viva da morire” (2019), dieci tracce – ognuna con un arrangiamento musicale proprio, in cui esploro timbri vocali mai toccati – in cui c’è il passato, il presente, il futuro. Ci sono io adolescente (sulle scale della casa al mare dove ho imparato suonare la chitarra), ci sono io da adolescente (sulla vespa 50, e Patti Smith nelle cuffie), io come sono stata (sospesa, frastornata), e io come sto (come davanti a una marea che inonda e si ritrae), dove va il mio desiderio (verso un due che vorrei). “Viva da morire” è, sopra tutto, la frase – virata al femminile – che Luca Chiaravalli, produttore e anima di questo disco – ha esclamato nel suo letto d’ospedale, al risveglio da un ennesimo intervento. Racconta di esistenze come le nostre, che a un certo punto hanno avuto un incidente, un imprevisto, un inciampo e ci stavano sfuggendo via, ma poi le abbiamo riprese. Dunque del miracolo che oggi siamo”.
Parte della carriera della Turci si misura anche dall’interesse che continua a suscitare nei media. Alla conferenza stampa di “Viva da Morire” che esce oggi, c’erano tantissimi giornalisti. “Una vita che canto e prima c’erano solo giornalisti di carta stampata, erano molto ingessati. Ora sento più comunicazione, meno severità, perché ci si è aperti al web“.
L’ultimo Sanremo, dove ha colpito per la straordinaria forma fisica e una forma vocale non sempre perfetta ma adatta al pezzo che portava all’Ariston, prosegue nella rinascita musicale orchestrata per lei da Luca Chiaravalli. Il produttore ha seguito tutta la lavorazione del disco, che si è interrotta per un serio problema di salute suo. Ma Paola l’ha aspettato: “Questo disco o lo facevo con lui o non l’avrei fatto con nessuno”.
Sembra sempre che vadano d’accordo, e invece questa sintonia non significa che va bene sempre la prima. “Abbiamo scartato 15 brani prima di arrivare a quello giusto”, dice Chiaravalli. Il singolo di Sanremo 2019 “L’ultimo Ostacolo” ha avuto questa genesi: “Al provino, quando l’ascolto per la prima volta, mi colpisce solo un verso, quello iniziale: «Fermati/Che non è l’ora dei saluti/Vieni qui/E abbracciami per due minuti». Il testo è d’amore, classico, ma – anche al Festival di Sanremo – in verità più denso, da interpretare. Perché io lì torno all’ultimo respiro di mio padre, e nelle strofe che seguono includo il sogno di avere accanto, ancora, la figura del supereroe, quello che a pensarlo vicino aiuta, supporta, libera. Come può fare un papà con una figlia. La salvezza è nell’esserci («Piove però siamo fuori pericolo/Riusciremo a respirare/Nel diluvio universale»), nello scoprirci capaci di piccole immense imprese come «Scriverci parole grandi con un dito», nel calore fiero che resta”.