Le stampe digitali su vinile di Peter Kogler hanno conquistato i visitatori di Parigi. La mostra era al Grand Palais e ricapitolava il rapporto tra arte e macchine (Artistes et Robots era infatti il titolo).
Ma è stato più che altro un’ennessima affermazione personale dell’artista austriaco, che specie in epoca di selfie per i social media (circa 4mila post su Instagram lo celebrano), è diventato il re della Op Art, l’optical art che dal secondo dopoguerra riemerge a fasi alterne nella storia dell’arte mondiale.
Coinvolgente e sbalorditiva, la creatività di Kogler è iterativa e nuova ogni volta, con un’affasinante dose di interattività che la porta in giro per il mondo in maniera riconoscibile. Tutti possono “entrare” nelle sue opere e divertirsi in una dimensione immersiva.
Peter Kogler ha sviluppato una serie di modelli di disegno ricorrenti (formiche, cervello, globo, bulbo e intreccio) che mappano un paesaggio mentale con una matrice innovativa. È stato infatti uno dei pionieri del lavoro assistito dal computer e continua a usarlo in forma bidimensionale e tridimensionale, al fine di evidenziare il maggior numero di metafore sociali.
Nato a Innsbruck nel 1959, vive e lavora a Vienna (Austria). Influenzato dagli artisti minimalisti americani. Si è distinto nella categoria Computer Graphics per l’opera “Untitled I”, per la giuria del Prix Ars Electronica. Tra le numerose mostre a cui ha partecipato Peter Kogler, ING Art Center Brussels (2016), MSU – Museum of Contemporary Art, Zagreb (2014), Pompidou Centre, Paris, Hors Pistes (2012), Mamco, Geneva ( 2007), MOMA, New York, (2006), Shanghai Biennale, Shanghai (2006), Galleria della Scuola Regionale di Belle Arti, Nantes, I 20 anni del FRAC (2003), Art Unlimited, Basilea (2001).
Adesso che lo conoscete, immergetevi nella sua arte.
Foto: Atelier Kogler