Un seme di collina è il nuovo libro fotografico di Nerina Toci, fotografa di Tirana, Albania, classe 1988. Vive e lavora tra Palermo e Milano. Nel 2015 inizia a fotografare, prediligendo il bianco e nero. Ha esposto in Italia, Albania e in Cile. Nel 2015 prende parte alle mostre collettive Interior intimo meo al Castello Gallego di Sant’Agata di Militello e a Kermesse d’Arte” presso la Biblioteca Comunale di Mistretta. Nel 2016 le prime mostre personali in Italia: La fotografia media i conflitti, alla Casa delle Culture a Palermo, Nuk bëhet allo Spazio Loc a Capo d’Orlando; quindi la collettiva Cupiditas presso l’Archivio Storico Comunale di Palermo. Nel 2016 realizza anche la prima personale all’estero: Imazhi është e vetmja kujtesë që unë kam, al Concord Center Galeri di Tirana. Ancora, nello stesso anno vince il premio “Guido Orlando – Premio fotografico Peppino Impastato.” Dal 2017 inizia il ciclo di mostre personali in Cile, Buscandome, all’Istituto Italiano di Cultura a Santiago e a La Sebastiana Museo Pablo Neruda di Valparaiso. Il ciclo di mostre in Cile continua nel 2018 con le mostre al Museo Gabriela Mistral Vicuña e al Museo Histórico Gabriel González Videla La Serena. Nello stesso anno partecipa alle collettive Baus°Art al Castello di Bauso di Villafranca Tirrena e Segreto al Centro Internazionale di Fotografia di Palermo.
Curato da Davide di Maggio ed edito da Fondazione Mudima a Milano, il volume è un progetto work in progress che comprende una selezione di fotografie realizzate tra il 2017 e il 2020 in Sicilia, principalmente tra i versanti asimmetrici dei monti Nebrodi, e che nasce da un ben precisa esigenza di definizione del reale.
All’inizio del suo percorso di ricerca artistica, lo sguardo di Toci era condizionato dai sogni e dall’emotività; il punto focale della sua indagine era la sua identità e ciò che per lei rappresentava il reale. Questo volume raccoglie un intenso lavoro, che esemplifica l’evoluzione artistica della fotografa: dopo aver gradualmente eliminato la propria figura dagli scatti, Toci cerca di catturare l’identità universale attraverso l’esperienza del sensibile.
L’interesse antropologico – con la costante riflessione sulla figura femminile, sul senso del luogo e del confine – e l’interrogazione sul reale spostano la funzione della fotografia da quella estetica a quella reale: la vera risposta sta non nel catturare e possedere la realtà, ma nell’accettazione della sua esistenza.
La giovane fotografa albanese, originaria di Tirana, che per molti anni ha vissuto in Sicilia, si occupa di fotografia dal 2015 e riserva da sempre, nel suo lavoro, un ruolo centrale alla sua terra di adozione.
Nei sui lavori sensuali e misteriosi – dei quali anche Letizia Battaglia ha sottolineato l’inquietudine e la grazia – riesce a rappresentare la sua realtà, la sua immaginazione sconfinata, che varca i confini della fotografia e ci porta in un mondo incantato dove la mente è libera di viaggiare. La chiave per capire il suo lavoro va cercata nel fatto che, applicando leggi proprie, supera la visione monoculare che la fotografia impone. Il lavoro di Nerina Toci parte dalla fotografia ma prende subito altre rotte, diventando opera d’arte. La macchina fotografica è semplicemente un mezzo che le consente di esprimere quello che per un fotografo è impossibile: uscire dalla realtà che ci circonda per addentrarsi in una sorta di Wunderkammer – una realtà personale che diventa universale – nella quale entriamo insieme a lei.
Foto e copertina: Nerina Toci courtesy Fondazione Mudima