C’è chi decide di madare tutti a quel paese con il rap. Lo vediamo costantemente con nuovi idoli che si avvicendano sulla scena italiana. Poi esce Mr. Rain con un album come “Butterfly Effect” e un po’ il gioco cambia.
Il cantautore rap è giovane ma già parla di ricordi, perdite, “se fosse stato”. Una sintesi interessante di testi da diario personale della vita del self-made rapper che da sempre scrive personalmente i suoi testi e produce da solo le basi. Il risultato di questa totale indipendenza creativa, dalla fase di scrittura a quella di produzione delle musiche, è un disco dai testi importanti a cui fanno da tappeto basi originali che rendono il genere di Mr.Rain diverso, particolare. Si parla di musica, d’amore, di gratitudine, di sacrifici e determinazione, in modo mai banale, e vengono toccati con lucidità e crudezza temi profondi come la dipendenza, il suicidio e la solitudine.
Quali sono i tuoi riferimenti musicali?
Macklemore lo preferivo con Ryan Lewis, questo ultimo disco è più omologato verso la tendenza. C’è anche molta trap, mi ha deluso un po’. Eminem è sempre un capolavoro ma mi ha deluso, ultimamente lo seguo dagli inizi, dopo Recovery ha perso la sua essenza, sono due persone diverse rispetto al 2005.
Perché il tuo disco si apre con Intro?
Intro sono io che entro nel gruppo e vorrei che fosse ascoltato dall’inizio alla fine. Perché inizio a raccontare la mia storia dall’inizio. Spesso parto dai video per raccontare i pezzi e scriverli, musica e video viaggiano sulle stesse corde. Si valorizzano a vicenda.
Come hai composto questi 13 pezzi?
Ho voluto lasciare l’impronta anche da produttore, ho scritto tutto in oltre due mesi e nei giorni di pioggia, come è mio solito. C’è comunque uno sforzo di dire una cosa forte per ogni canzone. Affronto dei temi un po’ forti e sono un tipo di poche parole e preferisco fare musica piuttosto che parlare di me.
In alcuni passaggi descrivi anche la scena rap italiana.
Il rapper italiano medio è un insieme di stereotipi che come dico in una canzone non è un’invettiva ma è una raccolta di immagini.
Che valore ha la perseveranza nella tua carriera?
Ho scritto un pezzo proprio su questo, Superstite con Osso che conosco da anni. Ora è un artista che produco. Sono convinto che siano pochi gli artisti che dopo le porte in faccia si sono impegnati a proseguire.
Che vaore invece attribuisci al passato? Sei molto nostalgico in alcuni testi.
Tutte le tracce raccontano piccoli frammenti di me, ho fatto comunque delle cose che mi hanno aiutato a diventare quello che sono. Ho passato il mio periodo da writer per esempio, poi ho capito che non era per me. Fuori Luogo è una canzone che spiega la maschera degli artisti che adottano per nascondere le fragilità. Ho perso legami, ho perso molto del tempo a inseguire dei traguardi, ma la mia vita privata è incompleta. Lo so, me ne rendo conto, la musica mi ha dato molto ma mi ha tolto anche parecchio.
Il pezzo a cui sei più legato?
La Storia di Se è una canzone molto forte, sento i brividi e vorrei fosse il prossimo singolo. È uno storytelling, la musica è un mezzo con cui puoi dire molte cose. Io sono cosciente che ho un ruolo, è giusto non dare un esempio cattivo.
Come sarà il tuo tour?
Diverso da quello che si pensa di un rapper. Vorrei sul palco strumentisti con chitarra, violino anche piano, lavorerò molto sulle scenografie, voglio portare ai miei fan qualcosa di particolare.