Afra Kane, pianista, cantante e autrice con influenze che paziano dalla musica classica, jazz, Motown, gospel e afro-gospel, è un’artista italiana con genesi molto variegata. Nata in Italia da un background nigeriano in una famiglia cristiana, è stata incoraggiata dalla madre a prendere lezioni di pianoforte per accompagnare il servizio di culto nella sua chiesa. Oggi, dopo il solo award conquistato al Montreaux Jazz Festival nel 2019, con le sue scelte musicali è riconosciuta come l’artista jazz che fa riflettere. “Parlare di temi scomodi richiede del coraggio, però dà una liberazione inspiegabile”, ci dice in tema di discriminazione per età, sesso e razza e la contrapposizione tra l’essere e l’apparire. Tutti temi presenti nella sua nuova canzone Mouth Shut (“Bocca chiusa”).
“Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi”, disse Eraclito ed arriva un momento nella vita di ognuno di noi nel quale ci si ferma a pensare, a parlare con sé stessi e capire cosa si è diventati.
Afra Kane, a un certo punto, guardandosi allo specchio ha deciso di “non essere l’artista che fa musica priva di significato”. Ha deciso di “parlare di temi scomodi” in un processo di crescita volto ad amare se stessi.
In Mouth Shut Afra Kane ci racconta anche questo suo aspetto, in una canzone ricca di significati e di messaggi quali la discriminazione per età, sesso e razza e la contrapposizione tra l’essere e l’apparire.
Una canzone racconta l’anima dell’autore e da voce a quello che di più profondo ha dentro e che magari con semplici parole non si riesce a dire. Quindi, quanto di autobiografico racconta il tuo nuovo singolo Mouth Shut?
Questa canzone é nata da un periodo della mia vita in cui cercavo di prendere una decisione molto importante. Nel fare ciò chiedevo molti consigli sapendo esattamente cosa volevo fare in realtà e per ciò ricevevo anche molta critica. Nel ricevere questa critica da parte di familiari, mi sono venute in mente tutte le critiche e i commenti che mi sono stati fatti crescendo, legate al fatto di essere una donna e in particolare una donna nera.
Ogni canzone comunica un messaggio, cosa dici in questo brano?
Provo a riassumere. In questa canzone lancio un messaggio di desiderio di uguaglianza. Voler essere trattata come ogni altro individuo uomo, bianco ed etero, avere il rispetto che hanno gli uomini in questa società, voler la libertà di non essere ridotta al bellissimo colore della mia pelle e agli stereotipi legati ad esso.
Tu canti “Why don’t you try and keep your mouth shut for once?”, perché non provi a tener la bocca chiusa per una volta….essere sempre sottoposti al “giudizio” degli altri può anche arrivare a minare il nostro “Io” facendoci perdere la fiducia in noi stessi. Credi di aver raggiunto la maturazione e consapevolezza giusta per dire quella frase?
Credo che arrivare ad amare se stessi, nel vero senso del termine sia un processo che dura tutta la vita. Io, per esempio, sto ancora imparando, perché ho tanto di cui sbarazzarmi. Tuttavia, in questo processo trovo la forza di scegliere me stessa e riconoscere quando la critica è costruttiva o distruttiva, e cerco di alzare la voce, quando ne trovo il coraggio, anche a nome di tutti quelli che provano esattamente quello che provo io. E il miglior modo per me è farlo tramite le mie canzoni.
Canti anche “Well I’d rather be a real person than a fake asshole for y’all.” In italiano suona come: vorrei essere vera piuttosto che falsa. Il contrasto tra l’essere veri e l’essere falsi, l’essere e l’apparire, in una società nella quale l’apparire sembri addirittura più importante dell’essere, la società degli stereotipi. Questa tua canzone è anche un chiaro inno “all’essere”, all’essere veri…
Sì, essere veri è diventato quasi obsoleto di questi tempi. Basta aprire Instagram per vederlo. Ma finché l’apparire conta più dell’essere, le nuove generazioni saranno sempre meno incoraggiate ad essere se stessi. Quello però di cui mi sono resa conto è che nel mio entourage, c’è meno tabù legato a parlare apertamente dei nostri sentimenti, i nostri traumi, le pressioni che riceviamo dalla società. E questo è dovuto anche grazie alla Pandemia.
La canzone è accompagnata da un bellissimo video nel quale metti in risalto la discriminazione contro la razza, il sesso, il giudizio degli altri che porta quasi alla manipolazione della mente e lo fai giocando con il colore dei tuoi capelli, i tuoi vestiti e quelli dei ballerini. Cosa ci puoi raccontare del video?
Vedo che hai prestato molta attenzione ai dettagli! Abbiamo avuto la fortuna di girare il video in un bellissimo hotel abbandonato a Montreux, in Svizzera. Era importante per me mostrare il contrasto tra i due colori bianco e nero, che riecheggia il binario creato dagli stereotipi esistenti, per quanto riguarda il significato di essere bianchi o neri, come se fra l’uno e l’altro ci fosse una barriera indissolubile. Questo per dire che è tutto fuorché vero: non è che perché sei nero che sai ballare e ascolti solo l’hip-hop, non è perché sei bianco che non puoi cantare la soul. Molto spesso i neri vengono messi in un’unica scatola, quando esistono un’infinita varietà di paesi, culture et sub-culture fra i neri. Non siamo tutti uguali e non esistiamo solo attraverso gli occhi e la riduzione dei bianchi.
Sempre nel videoclip ad un certo punto parli con te stessa allo specchio. Alla fine ti allontani lasciando sola la tua immagine riflessa. Che cosa hai detto a te stessa, che cosa è cambiato in te?
C’è stato un momento in cui ho deciso di non essere l’artista che fa musica priva di significato. Parlare di temi scomodi richiede del coraggio, però dà una liberazione inspiegabile, è come se facessi un regalo a me stessa e smettessi di esistere come gli altri si aspettano. Non mi aspetto che tutti capiscano, spero di arrivare alle orecchie di quelli che hanno voglia di imparare e mettersi in gioco.
Sicuramente sarebbe ora di apprezzare le diversità, perché non è concepibile ancora oggi pensare ad una discriminazione di razza. Secondo te cosa vuol dire ‘identità nera’?
Per molto tempo non capivo l’espressione “identità nera”. Perché ho origini ben precise che vanno al di là del colore della mia pelle. Sono nata in Italia, ho origini in Nigeria e la mia etnia è Igbo. L’espressione “identità nera” era più utile alla cultura afro-americana, una cultura che mi ha molto influenzato musicalmente ma che comunque non é la mia. In realtà confondevo l’espressione con “black culture”, cultura nera-afro-americana. Discutendo con degli afro-americani, mi sono resa conto che in realtà questa espressione unisce tutte le culture appartenenti alla diaspora africana, perché alla fine che si parli di afro-americani, afro-latini, afro-europei, afro-caraibici, siamo tutti legati allo stesso filo conduttore: la pelle nera. Questa è una realtà che per molto tempo non volevo vedere, perché sono nata e cresciuta in Italia e la mia prima lingua è l’italiano, ma l’80% degli italiani bianchi mi vedrà sempre e solamente attraverso il colore della mia pelle e mi riderà in faccia, come è già capitato. Questa è una realtà difficile da accettare.
Quali sono i tuoi progetti futuri e a cosa stai lavorando adesso?
Sto lavorando sul mio primo album. Scirvo musica principalmente per me stessa, con la volontà di condividere un messaggio e le mie emozioni con gli altri.
La canzone che hai scritto che ti emoziona di più cantare?
Sull’album sul quale sto lavorando ce ne sono parecchie che mi emozionano. Tra quelle già pubblicate sicuramente “Mouth Shut”, “Afra Kane” e “Fucked up mind, Beautiful soul”.
Testo a cura di Nicola Di Dio. Foto crediti : Lionel Nemeth