La scultura a Milano questo weekend è in mostra a Milano Scultura Step Art Fair, la prima fiera d’arte dedicata esclusivamente a scultura e installazioni. Il progetto, a cura di Valerio Dehò, propone 30 espositori, ospitati nell’Ex Locale Cisterne della Fabbrica del Vapore, nuovo spazio in per il contemporaneo in città.
Ecco le 13 proposte artistiche da tutto il mondo che secondo The Way Magazine vale la pena ammirare.
Five Gallery – Not Important
L’imprenditore svizzero Igor Rucci, collezionista di arte contemporanea, da Lugano ha scoperto l’artista misterioso Not Important. Non sappiamo se è un collettivo o un singolo, né il suo gender. Ma conosciamo la natura dirompente della sua opera, che prevede sagome incise nelle fitte pagine di testi iconici della letteratura. Per I Promessi Sposi Not Important riflette sul messaggio di conversione del romanzo italiano per eccellenza. E ha “sfondato” le pagine con una croce al contrario.
Made Four Art – Alessandra Angelini in 3D
Vittorio Schieroni, creatore dello spazio di comunicazione e servi per l’arte a Milano, ci ha illustrato l’innovativa opera di Alessandra Angelini, artista che insegna Grafiche e Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Belle Arti di Brera. Natura e Artificio è l’installazione realizzata con stampa 3D
che è una modellazione senza stampo. Le opere si ispirano alla natura proponendosi di esaltare le caratteristiche di flessuosità tipiche degli elementi naturali. Angelini parte da disegni su carta che diventano piccole sculture in gesso o in plexiglas da scansionare e inviare alla stampante 3D che emette un filamento in PLA (Poli-Acido-Lattico), prodotto da amido di mais o altri vegetali, facilmente biodegradabile e di elevata qualità. Allo stand si vede la realizzazione in progress.
Die Mauer – Andrea Marini
I Globuli, pezzi di ferro, tempera e acrilici, appesi alle pareti sono una delle creazioni più incisive di Andrea Marini, giovane artista affascinato dall’innaturale. L’assenza della gravità e della regolarità rende le sue opere particolarmente distintive. La galleria di Prato ha anche portato a Milano Anellidi, scultura in ferro eterea e fluttuante. Marini gioca con lo spazio, lo sfida usandolo come sfondo anti-gravitazionale per sorprendere il visitatore.
Eugenio Coppo
Descrivere il mondo dell’architetto Eugenio Coppo è complesso. La minuziosa perizia scientifica che l’inventore immette nella sua arte è sbalorditiva. Conosciuto per avere re-inventato (complicandolo) il cubo dell’ungherese Rubick, Coppo a Milano Scultura ritorna sull’opera-simbolo e la declina in materiali e forme rinnovate. Nel suo percorso creativo, l’architetto ha realizzato anche opere di sculture illuminate open-air ma qui ci sono degli oggetti che nascono dai numeri e diventano bellezza.
Il Melograno – Massimo Bernardi
I migranti in barca di Massimo Bernardi sono commoventi, nella loro dimensione colorata e plasticosa. L’artista livornese espone vere scene di vita quotidiana, drammatica o spensierata, in una sorta di fermo-immagine temporale che fa sobbalzare le coscienze. La sua plastic fever, che gli deriva da un lungo periodo di lavoro a contatto con materiale, inneggia al riciclo ma fa riflettere anche sulla nobilitazione di quello che comunemente chiamiamo scarto, privo di qualità.
MyOwnGallery – Flavio Lucchini
I dress totem di Flavio Lucchini sono sculture in acciaio corten che mirano a trasformare le icone di abbigliamento in idoli pagani, dall’aura divina. L’artista dice di essersi accostato all’idea guardando anni fa una sfilata a Roma: “C’era una giornalista che gridava di fronte a una collezione: Divina! E io ho pensato che il vestito rappresenta oggi un totem contemporaneo”. Le sculture sono atte a stare nei salotti ma ricordano oggetti che divinizzano la donna. Il corten, materiale inventato dagli americani che arruginisce e non corrode, col tempo trasforma i colori perché ha base mineraria. L’artista mantovano, fondatore del Superstudio a Milano, prosegue quindi sul binomio arte-moda che lo ha reso celebre nel mondo.
Arckhipélagos di Andrea Liberini e Marco Tronci Lepagier
Per Laboratorio Vi.P., Andrea Liberini e Marco Tronci Lepagier hanno inscenato un cielo di canne cupo e austero che incombe su piccoli corpi di porcellana. Simbolicamente, questa è tra le opere che più si riferisce al tema della fragilità umana e del dolore dell’esistenza. La metafora dell’arcipelago evocato, qui è una riflessione del vivere quotidiano e delle sue frustrazioni derivanti dalla propria precarietà. Infatti tutti i corpi sono chiusi all’interno dei propri limiti.
Sabrina Raffaghello Contemporary Art – Oriella Montin
Da Rovigo, Oriella Montin arriva a Milano con delle opere di recupero di oggetti di uso domestico. Abbiamo visto una macchina da scrivere deturpata dal tempo con dettagli da osservare con attenzione, un battipanni da esporre come oggetto-icona dall’effetto straniante ed enigmatico. Surreale e nostalgica, il suo percorso la porta al momento a ripescare nella nave dei ricordi degli album fotografici di famiglia. Un concetto che è alla base anche della sua partecipazione al Premio Combat 2016 Prize in corso.
Galleria Statuto 13 – Luca Sacchetti
L’opera del romano Luca Sacchetti è portata dalla sua galleria a Milano Scultura come un angolo di scoperta. L’artista ha posizionato le sue sculture cubiche in metallo in modo da far scoprire al visitatore ciò che rivelano. L’arte si presta al gioco dell’avventura estetica, perché qui Sacchetti ripropone la sua tecnica a olio per dipinti di volti femminili nascosti. Ma è anche ancorata a una forte idea di comunicazione, che l’artista eredita dalla sua formazione professionale precedente alla sua produzione più conosciuta.
Deodato Arte – Tomoko sculture
Ve ne abbiamo parlato e finalmente le abbiamo trovate. Le sculture pop colorate della punta di diamante del Japan Pop, Tomoko Nagao, sono a Milano Scultura una novità e un debutto assoluto. Le teste di dimensioni adatte all’esposizione in casa riprendono vis comunicativa e nostalgica affettività fanciullesca dall’iconografia popolare e consumistica, sia occidentale che orientale. Al visitatore il compito di scavare nei ricordi del’estetica nipponica sedimentata in ognuno di noi.
Museo Marta Massaioli – Ringo of Dakar
Tra le installazioni più estese, questa di Ringo of Dakar ci ha sorpresi per la prodonda suggestione ancestrale che suggerisce. Sono dei cerchi multimateriale (ricoperti in oro) che rimandano alla leggenda della terra nascosta all’interno del nostro pianeta. La superficie, quella che abitiamo, è corrotta dal male. Il solo bene è al centro, e lo si scorge nelle opere. Ibrahima Diop è Ringo, appellativo che gli deriva dal suo passato in una band (riferimento a Ringo Starr) e dice di non essere figlio di una particolare ondata artistica africana, “perché l’arte è universale”. Ciò non toglie che la Biennale Dak’Art sia diventata da anni la punta dell’iceberg del nuovo fenomeno creativo africano. Che la gallerista marchigiana sta facendo scoprire al pubblico italiano.
EOTW – Geovana Clea e Iza
Geovana Clea ha esposto per la sua galleria Emotions Of The World (EOTW) al Louvre e a New York. I progetti della galleria sono anche stati ammessi a Scope Basel, traguardo importante per tutti gli operatori di settore. A Milano Scultura ha portato un’opera dalla serie Stardust, che include vari materiali tra cui pietre preziose trovate nel suo Brasile. A caccia di resti di antica naturalità, l’artista si è imbattuta in legni che l’hanno ispirata e che sono stati rielaborati e trattati per renderli opera da esposizione.
Al suo fianco, la svizzera Iza, scultrice con un forte interesse per l’ anatomia. La sua arte è sempre duale, prende corpi in simil-ceramiche e li posiziona in stati dal movimento ambiguo. Questi uomini che vi illustriamo nelle foto, ad esempio, sono immersi o emersi?
Shazar Gallery – Rocco Dubbini
La galleria beneventana porta a Milano l’opera simbolo di Rocco Dubbini, Experience. Fedele alla fascinazione dell’artista per il multi-media, la scultura raffigura una macchina esplosa e annerita abbinata a una foto d’epoca che la ritrae com’era in realtà. Ogni macchina di questa serie è realmente esplosa e si ispira a fatti tragici davvero accaduti. Non è la prima volta che Rubini tratta dell’orrore e della guerra. Eppure la dirompenza operata dall’uomo sull’uomo tramite violenza (e poi esaltata dai media) è tutta racchiusa in questa opera binaria, modellino e stampa fotografica.
Per info su Step Art Fair qui