Martin Cambriglia ha iniziato a dipingere per caso e ora ha fatto della sua passione una professione, oltre a essersi creato un’identità molto apprezzata. Come artista, ci dice incontrandoci allo Spazio Nolo 43 che fino al 10 febbraio 2018 ha in esclusiva alcuni suoi pezzi, “trasmettere ai ragazzini la passione per la pittura a olio che viene vista come cosa da vecchi è una grande soddisfazione”. Martin infatti oltre a creare insegna pure. In esposizione nello spazio dei creativi a Milano a nord di Loreto, ci sono una quindicina di opere dipinte ad olio e acrilico con la sua produzione più recente.
Martin, vuoi presentarti ai lettori di The Way Magazine?
Sono nato nel 1982 a Buenos Aires e a sette anni mi sono trasferito a Milano dove ho studiato al Conservatorio Giuseppe Verdi. Poi la fascinazione per la pittura e le locandine per alcuni spettacoli locali mi hanno fatto cambiare strada.
Volevi diventare musicista?
Volevo essere un compositore, viaggiavo per concerti con orchestra. Poi la notte di Natale del 2000 ho deciso di mettere su carta i miei pensieri e ho dipino, poi ho trasposto su tela e mi son detto: non è male. E così ho iniziato di mia spontanea volontà, non era un consiglio che mi è arrivato da qualcuno, mi sono avvicinato io alla pittura perché il surrealismo e la mia voglia di realizzare ambientazioni con colori cupi e notturni era grande. Pensavo anche che fosse un mezzo creativo più immediato rispetto all’esecuzione musicale.
Avevi mai dipinto prima?
Usavo solo le matite, facevo sfumature. Stavo iniziando a formami con la musica , il primo quadro l’ho fatto nell’arco di pochi giorni, mi rilassava dedicarmi a questa passione la sera. Era una visione notturna, l’ho chiamato ‘fuochi fatui’. Ne ho fatto un altro così grande, 70 x 100 cm su una base di cornice di legno.
Ora sei apprezzato e molto collezionato. Cosa ti ha ispirato da giovanissimo?
Ho iniziato non da piccolo però osservavo molto. Mio zio faceva dei disegni psichedelici, mi è rimasto dentro credo anche tutto quello che ho visto in Argentina, la passione per la pittura di strada. Così finito il conservatorio mi sono iscritto alla Scuola di Arte Applicata del Castello Sforzesco a Milano, dove ho studiato illustrazione, composizione creativa, design e tecniche di disegno. E mi sono messo al lavoro su grafica e pubblicità prima di fondare il mio studio. Adesso che la musica è un hobby la pittura è la mia vita. Vendo i quadri, insegno, faccio lavori su commissione.
Che si chiama?
Martin Studio, l’ho aperto nel 2015 a via Padova a Milano e include oltre le lezioni di disegno anche la mia creatività “espansa”, nel senso che ho una parte di visual art e anche una parte di testo, c’è un’autrice professionista con me che che si occupa delle narrazioni che vanno di pari passo con i miei cicli pittorici. Dalla pittura mi sono spinto all’illustrazione per essere più comunicativo, snello, immediato. Attraverso l’illustrazione su carta sei rapido ed è anche più comodo portare i supporti e le opere in giro.
Questa collaborazione pittura e parole dove vi ha portato?
Abbiamo lanciato il primo prodoto che è Il Gufolario, una storia illustrata in un libro con i miei gufi, che a Spazio Nolo 43 sono rappresentati dal quadro Gufi del Quebec.
Ti diverte creare dei nomi fantasiosi?
Quando ho iniziato con le figure on sapevo cosa fossero, lavoravo quasi in trance e poi davo dei nomi ai personaggi. Erano figure molto sintetiche, mi interessava la spiritualità. E poi ho iniziato a interessarmi alla tecnica, ho preso lezioni da Stefania Scarnati, pittrice affermata. Lì ho imparato a fare le sfumature e a fare quadri più impegnativi. Mi piace molto lavorare con il tempo, stare dentro il quadro, le gestazioni lunghe mi permettono di entrarci dentro.
Il tratto distintivo delle tue opere è anche cromatico. Come ti riesce realizzare accostamenti così vivaci?
Faccio ricerca, Sul progetto Gufolario, che è diventato un libro che presenterò all’International Children Book Fair di Bologna a marzo, ho disegnato 17 gufi in varie parti del mondo. Il tutto è nato da un’esposizione che ho fatto sul mondo dei Gufi a Graziano Visconti. Le didascalie aiutano a contestualizzare molto. Il libro illustrato è realizzato da me ed Erica Balduzzi, che si occupa di scrittura..
Prediligi animali e piante. Perché?
Ho lavorato sugli animali perché mi piaceva la ricchezza cromatica. Sono affascinato da Salvador Dalì, Henri Rousseau che aveva fatto la foresta fitta con animali. Voglio entrare in contatto col pubblico con temi leggeri, che rispetto all’astratto non hanno bisogno di interpretazioni astruse.
Il supporto è importante nella tua modalità di espressione.
A volte ho un’idea specifca e adatto il formato alla mia idea. Altre volte viene la forma o lancio delle sfide: mi avanza un piccolo pezzo di legno e lo riempio con quello che ho in mente. Riesco a riempire lo spazio senza limitazioni e mi dà molte soddisfazioni.
Le persone riconoscono il tuo stile. Tu?
È una cosa positiva ma effettivamente per me non è così. Io mi sento sempre in movimento, ribollire, e poi mi guardo indietro e mi rendo conto che i lavori sono tutti imparentati. Mi diverte quando le persone partecipano alle opere, mi piace che ci sia comprensione, felicità, condivisione.
Su cosa stai lavorando ultimamente?
Faccio dipinti complessi, sulla musica in particolar modo. Sto cercando di innestare elementi meno seriosi sui particolari degli strumenti musicali. Sono anche molto intimisti, ma mi piace sdrammatizzare.
Quando dipingi ascolti musica, il tuo primo amore?
Tutti i tipi di musica, medievale, sacra, indiana, Fabri Fibra.
E il fatto di essere qui in questa zona multietnica di Milano come ti ispira?
Vado in esplorazione nel quartiere, soprattutto perché sono molto appassionato di cucina etnica. E mi stimola molto, poi torno a casa e mi metto a creare cose che derivano da quello che ho visto. Ora per esempio sto facendo uno studio sulle mani, e sto facendo dei Buddha. Mi sto appassionando alle decorazioni dell’Estremo Oriente. Mio padre insegna arti marziali, mia madre gravita intorno al mondo della danza araba. Sono cresciuto nella multiculturalità e il fatto di essere a NoLo mi offre continui stimoli.
Le tue ambizioni quali sono?
Avere sempre ispirazioni nuove e cimentarmi in altre forme di pittura. Come abbellire i palazzi grigi di molte strade. Vorrei portare la mia pittura sui muri, fare un murales di una mia composizione, ho dipinto a olio su pareti quindi so come farlo.
Che corsi fai per il pubblico nel tuo studio? Possono venire a trovarti?
Ora stiamo lanciando corso di pittura aperto a principianti e a chi già ha qualche base di disegno e colorazione, improntato ad un’attenzione individuale su ciascun allievo che potrà sviluppare la propria creatività in un percorso personale. Partiamo dal disegno alla tela, dalla conoscenza dei materiali alla preparazione dei supporti, dalle basi della pittura ad olio, all’approfondimento di tecniche pittoriche piu complesse, da composizioni semplici ad architetture piu impegnative. In maniera molto informale, di volta in volta propongo un argomento specifico in maniera da esplorare cosi non solo diversi stili ma anche situazioni diverse. Poca teoria e molta pratica. Passeremo dalla pittura astratta al figurativo, dalle composizioni libere alle copie d’autore.
Come ti desvriveresti?
Mi piace pensarmi come un autodidatta che usa la pittura per scrivere musica.
Fotoservizio realizzato allo spazio Nolo 43, viale Monza 43 Milano – Christian D’Antonio per The Way Magazine.